Il premio Nobel per la Pace 2017 è stato assegnato alla Campagna Internazionale per la messa al bando delle Armi Nucleari (ICAN) per “il suo lavoro nel portare l’attenzione sulle conseguenze umanitarie catastrofiche di qualsiasi uso delle armi nucleari e per i suoi sforzi fondamentali per ottenere un trattato che metta al bando queste armi”.
Una soddisfazione per tutto il movimento internazionale per il disarmo!
L’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons) è un’organizzazione non-profit fondata nel 2007 che raccoglie 468 organizzazioni attive in 101 paesi del mondo. In Italia aderisce all’ICAN, tra le altre, la Rete Disarmo. La sede che coordina e gestisce la campagna internazionale è a Ginevra, in Svizzera, e la sua direttrice è Beatrice Fihn.
Grazie al lavoro dell’ICAN, lo scorso luglio la Conferenza delle Nazioni Unite ha approvato il Trattato sul divieto delle armi nucleari, il primo accordo internazionale legalmente vincolante (per i paesi che vi aderiscono) per la completa proibizione delle armi nucleari. Ai negoziati hanno partecipato delegazioni di circa 140 paesi e della società civile provenienti da tutto il mondo. Non hanno invece partecipato le nove nazioni che possiedono armi nucleari e i paesi che fanno parte della NATO, compresa l’Italia, con la sola eccezione dei Paesi Bassi. Il testo del Trattato è stato adottato con il voto a favore di 122 stati.
L’articolo 1 del Trattato vieta agli stati aderenti di sviluppare, testare, produrre, acquisire, possedere qualsiasi dispositivo nucleare esplosivo; vieta di «trasferire a qualsiasi destinatario qualunque arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari», di «ricevere il trasferimento o il controllo delle armi nucleari direttamente o indirettamente», di «utilizzare o minacciare l’uso di armi nucleari» e di «assistere, incoraggiare o indurre, in qualsiasi modo, qualcuno ad impegnarsi in una qualsiasi attività che sia vietata dal presente Trattato». Il Trattato vieta anche «qualsiasi dislocazione, installazione o diffusione di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari sul proprio territorio o in qualsiasi luogo sotto la propria giurisdizione o controllo». Proibisce quindi esplicitamente il cosiddetto “nuclear sharing” in base al quale l’Italia ospita ad esempio decine di testate termonucleari statunitensi.(da Il Post | 6/10/2017)
Se l’Italia dovesse ratificare il trattato, dovrebbe far smantellare gli ordigni presenti in Italia (circa 70 testate nelle basi statunitensi di Ghedi (BS) e Aviano (PN). Finalmente!!!
Pierangelo Monti