Così titolavamo un articolo del novembre 2014, in riferimento allo stato di trascuratezza della manutenzione del nido comunale Olivetti. Poco più di due anni dopo l’epilogo.
Quello che fu uno dei miti olivettiani, un pezzo importante delle politiche sociali della Olivetti, un luogo bello e sicuro dove i bambini venivano non solo accuditi, ma stimolati a sempre nuove esperienze intellettuali, motorie e sociali, evidentemente non ha avuto da chi l’ha ricevuto in dono, il Comune di Ivrea, la giusta attenzione e protezione.
Ci occupammo del nido Olivetti nel 2014 raccogliendo la denuncia di genitori e operatrici che non riuscivano ad ottenere l’attenzione dell’amministrazione pubblica perché intervenisse nella manutenzione e ripristino di situazioni di pericolo. Veniva evidenziato un problema legato all’inadeguatezza, se non mancanza, della manutenzione dello stabile e ancor peggio di mancato ripristino di situazioni di cedimento della struttura, se non con notevole ritardo e solo il caso ha fatto sì che non vi fossero incidenti. Da anni alcune aree sono state semplicemente inibite all’uso per motivi di sicurezza e per la presenza di amianto (seminterrato).
Così da qualche anno alla preoccupazione per il calo delle iscrizioni (la crisi occupazionale si ripercuote sui servizi), si aggiunge quella ancor più grave, ma in fondo direttamente collegata, della sicurezza e agibilità dell’edificio.
Ed arriviamo ad oggi, dove – nel solco della migliore tradizione italiana – si agisce per emergenza: il nido deve chiudere in fretta, ben prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione straordinaria, perché vi sono seri problemi di sicurezza. Emergenza sì, ma non certo per evento naturale imprevedibile: la situazione della struttura del nido è ben chiara all’amministrazione comunale, e d’altronde anni di manutenzione frammentata e intempestiva, il ritardo negli interventi straordinari, non poteva che portare a questa situazione. In questo contesto, non si può tollerare che nell’incontro convocato dall’amministrazione comunale il 7 marzo scorso in Santa Marta, il Sindaco dia ai genitori informazioni incomplete, in particolare sui punti che più li toccano da vicino: non si sa ancora quando il nido verrà chiuso, se prima del termine dell’anno scolastico per sicurezza oppure se si potrà aspettare la conclusione dell’anno a fine giugno. Non si sa dove verranno spostati i bambini: tutte le sezioni insieme in un unico stabile? Divisi in diversi edifici già ospitanti scuole materne? Altro? Perché queste analisi non sono state fatte per tempo? Era chiaro da anni che un piano di ricollocazione andava fatto, cosa ha impedito una programmazione accurata? Risposte, tardive, a queste domande si spera arrivino nel nuovo incontro con i genitori convocato per mercoledì 29 marzo.
Un solo punto è chiaro: si chiude per tre anni. Non si tratta di tre anni di lavoro, l’asilo chiude subito perché non è più garantita la totale sicurezza, ma si devono ancora fare tutti i passi amministrativi per indire il bando, si attendono i risultati dello studio di fattibilità che individuerà gli interventi necessari e le criticità strutturali e costruttive. Il bando poi dovrà essere europeo per l’ammontare della spesa, preventivata in 1,7 milioni di euro, il sindaco stesso ha dichiarato ai genitori che si teme che sarà invece almeno il doppio. L’iter di preparazione del bando, dell’apertura della gara e assegnazione potrà richiedere un anno e mezzo di tempo, altrettanto potrebbero prendere i lavori veri e propri. Da qui i tre anni di chiusura.
Le preoccupazioni
Dopo la brutta sensazione che si sarebbe potuto e dovuto fare di più e meglio negli anni passati per non arrivare a questo stato di cose, subentrano le preoccupazioni, la prima riguarda l’immediato: dove andranno i bambini? Come si potranno garantire quei percorsi didattico-pedagogici, quei progetti unici e propri del nido Olivetti fin dalla sua nascita nel 1941 e conservati fino ad oggi, dividendo classi e operatrici?
Ma la preoccupazione più grande riguarda tutti noi, non solo genitori e futuri genitori, ma noi come cittadini di un territorio: il nido comunale Olivetti rimarrà tale? Quell’opera esemplare degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini inaugurata nel 1941 per essere un modello avanzato di luogo dove far crescere i bambini in armonia fra loro, gli spazi e la natura, pur essendo all’interno della città, quell’opera inserita nel progetto Unesco “Ivrea Città industriale del XX secolo”, tornerà ad ospitare bambini? Rimarrà un servizio pubblico comunale?
Su questo punto deve essere chiara e forte la volontà di riaprire il nido comunale dell’attuale amministrazione e di chi nel prossimo anno si candiderà a governare la città.
Cadigia Perini