Sfuma il finanziamento del bando “Percorsi Ciclabili Sicuri” e il territorio eporediese perde l’opportunità di veder realizzata un’infrastruttura in grado di collegare il Canavese con la Val d’Aosta. Sconforto tra le associazioni ambientaliste e legate allo sport outdoor
Troppi ritardi, troppi rimandi e troppe incertezze. Si potrebbe riassumere così il contenuto della determina di mercoledì 13 novembre con la quale la Regione Piemonte ha preso la decisione di revocare il contributo di 771.988,80 € inizialmente destinato al progetto “Percorsi ciclabili del Naviglio d’Ivrea”, con il risultato che nessuna pista ciclabile unirà i comuni di Settimo Vittone, Borgofranco, Montalto Dora e Ivrea, almeno non nel breve periodo.
Il progetto, ricordiamo, era nato un anno e mezzo fa circa, quando la Regione Piemonte aveva pubblicato un bando intitolato “ Percorsi Ciclabili Sicuri” stanziando 10 milioni di euro per progetti intercomunali mirati alla creazione o messa in sicurezza di piste ciclabili. Ivrea e i comuni del cosiddetto “Gruppo Eporediese” si erano aggiudicati nel luglio 2018 il cofinanziamento regionale, ma i primi studi e le prime verifiche tecnico-amministrative avevano portato nel gennaio 2019 i comuni di Caravino e Albiano d’Ivrea al ritiro dal progetto.
La necessaria rimodulazione del tracciato e dei costi segnò l’inizio di una serie di ripensamenti e di richieste di modifica da parte dei comuni di Borgofranco e Montalto Dora che, nel frattempo, a seguito delle elezioni comunali avevano subìto un cambio di giunta.
A nulla, infine, sembra esser valso l’ultimatum con il quale la Regione Piemonte aveva chiesto che venisse presentata una documentazione definitiva entro il 18 ottobre. Stando al testo della determina del 13 novembre, infatti, si legge: «è stata trasmessa una documentazione non corrispondente ad una proposta progettuale […] e che non ha fornito adeguate assicurazioni in merito a: una definizione tipologica e geometrica dei percorsi, l’attuazione di misure di limitazione del traffico ove necessario, un’adeguata e completa quantificazione delle risorse per la realizzazione delle opere ed infine una stima dei tempi necessari per la realizzazione dell’intervento, compatibile con le tempistiche fornite dal Bando per l’accesso ai finanziamenti».
A proposito di tempistiche, infatti, la redazione e l’approvazione del progetto definitivo si sarebbe dovuta presentare entro aprile 2019 e la consegna finale dei lavori entro dicembre 2019: obiettivi impensabili per un raggruppamento risultato frammentato e incapace di mettersi d’accordo sul tracciato finale.
Con la determina di mercoledì 13 novembre si chiude definitivamente ogni possibilità di veder cofinanziato il progetto di pista ciclabile e, con esso, sfuma sempre più lontano anche l’obiettivo delle tante associazioni ambientaliste e legate allo sport outdoor di veder prendere vita la famosa Ciclovia Dora Baltea, una ciclovia in grado di unire il territorio canavesano con quello della Val d’Aosta.
Amareggiate dal deludente risultato che la politica locale non è riuscita a concretizzare, le nove associazioni firmatarie del documento mirato ad una maggiore sensibilizzazione sul tema delle ciclabili, tuttavia, non demordono e confermano la “passeggiata in bicicletta” di domenica 1° dicembre da Ivrea (partenza da Piazza di Città alle ore 9.30) a Settimo Vittone.
Sfumata un’opportunità irripetibile nel breve periodo restano dubbi e perplessità sull’operato delle nuove giunte di Montalto Dora e Borgofranco d’Ivrea, responsabili del naufragio del progetto. Eppure, per quanto la politica e il criterio di “economicità” siano le cause principali del fallimento della pista intercomunale, non si può guardare questa vicenda con lo sguardo limitato all’ultimo anno e mezzo. Permane, infatti, come problema di fondo, l’incapacità di ragionare come territorio. La tutela di determinati beni comuni esula dalla capacità delle singole amministrazioni di farsi garanti della loro difesa e più volte, in passato, era emersa questa “insufficienza“: l’aria che respiriamo, il suolo che viene consumato, la difesa delle acque dallo sfruttamento idroelettrico esasperato sono solo alcuni dei problemi ambientali che necessiterebbero di uno sguardo “ampio”, globale e di lungo respiro.
L’altro grosso elemento che emerge da questa vicenda risulta essere la debole leadership del comune d’Ivrea. Nonostante si fosse poi convinta della “bontà” del progetto, la giunta comunale eporediese non è mai stata determinata a portare a casa questo risultato, né tanto meno ha mai spinto affinché i comuni più critici (Borgofranco e Montalto in primis ) sciogliessero i dubbi e accettassero la sfida e l’opportunità che questa pista ciclabile avrebbe offerto.
Non è un caso che nel mese di settembre fosse circolato un documento all’interno del quale il Comune d’Ivrea comunicava la rinuncia al contributo; un documento “riservato”, mai pubblicato, ma che nonostante tutto restituisce il senso dell’incertezza che Ivrea, come comune capofila, nutriva per il progetto.
Ora sarà necessario ripartire da zero, ripartire dalla cultura (ambientalista, ma non solo) verso nuovi approcci di mobilità sostenibile, più in linea con le esigenze del nostro tempo. Una strada, questa vicenda insegna, più in salita che mai.
Andrea Bertolino