Dopo il sospiro di sollievo per aver “messo al sicuro” l’azienda con il commissariamento, i lavoratori del gruppo Manital vivono in apprensione nell’attesa di capire come si muoveranno i commissari e quali prospettive ha l’azienda.
Nominati dal tribunale di Torino a fine giornata martedì 4 febbraio, i tre commissari giudiziari già dal giovedì successivo giravano nella sede di Ivrea di Manital in via Di Vittorio. Hanno iniziato il loro lavoro di analisi della situazione, dei debiti e crediti, dello stato delle commesse, “stanno riattivando pian piano l’operatività“, dicono i lavoratori. Infatti, nei giorni precedenti il commissariamento, i sistemi informatici gestionali e amministrativi erano indisponibili, i dipendenti non riuscivano a segnare le presenze e di conseguenza a ricevere le buste paga, non era possibile emettere fatture verso i clienti, in una parola l’azienda era bloccata. Con l’arrivo dei commissari lentamente l’azienda sta riprendendo a muoversi, ma è ancora presto per fare previsioni e i lavoratori vivono con molta inquietudine questa fase di attesa.
La situazione dei lavoratori e le azioni sindacali
Nella amministrazione straordinaria c’è una certezza: i lavoratori che vengono mantenuti in servizio devono essere pagati, i commissari non possono infatti fare debiti. Per i lavoratori che non hanno invece più un’attività (non si conoscono ancora i numeri), i commissari dovranno aprire una procedura per attivare gli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda gli stipendi pregressi non pagati (il cui numero varia da settore a settore) i lavoratori dovranno aspettare ancora: i commissari dovranno valutare l’attivo, l’ammontare di crediti e debiti e solo allora – se vi sarà liquidità – potranno iniziare a pagare i debiti verso i dipendenti. Nel frattempo per effetto dell’amministrazione straordinaria potrebbero essere sospesi i pagamenti degli stipendi “in surroga”, è il caso in cui l’ente pubblico invece di pagare Manital sta pagando direttamente i lavoratori. Il compito degli amministratori è infatti quello di incassare tutto l’incassabile (quindi anche le fatture degli enti pubblici) e pagare i debiti in maniera equa secondo le priorità definite dalla legge. Molte sono quindi le incertezze, per questo le organizzazioni sindacali hanno chiesto ai tre commissari un incontro per avviare un confronto. “Siamo di fronte ad una situazione straordinaria che ha innescato una vera e propria crisi sociale. Riteniamo fondamentale, per tentare di dare un governo a una vicenda le cui difficoltà sono note, realizzare un incontro costruttivo tra l’amministrazione straordinaria e le OOSS di categoria e confederali“, scrivono i segretari confederali nazionali di Cgil, Cisl e Uil nella loro lettera, ma ad oggi i commissari non hanno fissato una data per l’incontro.
La vicenda Manital non guadagna la ribalta nazionale
Incredibilmente la vicenda Manital, pur coinvolgendo 10.000 lavoratori tutti a rischio occupazionale, non è all’attenzione nazionale: non se ne parla sui media se non su quelli locali né esiste un tavolo di crisi ministeriale o una particolare attenzione governativa. Il fatto è ancora più grave trattandosi di azienda fornitrice della pubblica amministrazione, oltre che di importanti aziende private. Per cercare di abbattere il muro di isolamento in cui vive il consorzio Manital, le organizzazioni sindacali hanno inviato una lettera al ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per sollecitare l’istituzione di un tavolo di crisi. “Manitalidea e il consorzio che a questa fa riferimento, Manital S.c.p.A, occupano circa diecimila persone. Sono titolari di appalti con importanti imprese private come Poste Italiane, Telecom, Ferrovie dello Stato, Grandi Stazioni, Iveco, FCA, Alfa Romeo, e soprattutto con la Pubblica Amministrazione (citiamo a titolo esemplificativo e non esaustivo): Ministero della Difesa, Ministero del Lavoro, MISE, INPS, Agenzia delle Entrate, Equitalia, varie Università e Ospedali, molti appalti Consip e Lotti del MIUR per gli appalti di pulizie e decoro (c.d. Appalti Storici ex LSU). Le attività degli appalti in capo a Manitalidea e al Consorzio sono molteplici: servizi di pulizie e decoro, manutenzione, sorveglianza, portierato, edilizia, alberghiero ecc. Da circa tre anni errate strategie gestionali stanno determinando una crisi che si aggrava ogni giorno di più e che non è stata risolta dal recente cambio della proprietà. (…) Presso il Suo ministero c’è stato anche un incontro nel luglio scorso, senza esiti particolarmente rilevanti, dove abbiamo manifestato tutta la gravità di una situazione che sta degenerando e richiesto di agire il Codice degli Appalti al fine di trovare soluzioni in grado di salvare commesse e lavoro.”, scrivono i segretari confederali nazionali di Cgil Cisl e Uil sottolineando la gravità della situazione e denunciando il ritardo del ministero nel farsi carico della vertenza Manital.
Parole di oppressione e resistenza
Titolava così un articolo del 2010 sulla vicenda Agile-ex Eutelia che ha diversi punti in comune con quella di Manital, ne riproponiamo alcuni stralci perché le similitudini sono veramente tante, solo il finale ci auguriamo non sia lo stesso. I bancarottieri di Agile sono stati condannati in via definitiva, ma più di mille persone sono rimaste senza lavoro. E come scrivevano allora i lavoratori Agile “ la tutela del lavoro e dei lavoratori non può essere lasciata alla sola magistratura. In un paese “moderno” (visto che si vuol parlare a tutti i costi di modernità contrapposta all’antichità dei diritti acquisiti), i governanti dovrebbero bloccare sul nascere gli atti criminali contro uno dei suoi beni maggiori, quello su cui è fondato: il Lavoro. Il problema è che le parole Lavoro e Lavoratori si stanno separando sempre più dalle loro parole compagne: dignità, giustizia, civiltà.”
dal presidio di Agile-ex Eutelia, aprile 2010
Ti trovi ad un certo della tua vita ad incontrar parole che mai avevi incontrato prima e mai avresti voluto sentire. Sono parole fredde, spigolose, …
Arriva per prima Ingiunzione. Gli stipendi non vengono più pagati, tenti con un’ingiunzione di pagamento.
Passa altro tempo e capisci che l’ingiunzione non basta più e speri nell’arrivo di Insolvenza.
Insieme a Insolvenza arrivano “amministrazione straordinaria” e commissari e cerchi di capire cosa fanno insieme.
Più tardi arriva una nuova parola che è come un colpo in testa, Sospensione. Ti fanno stare a casa, il tuo lavoro non c’è più. Poi arriveranno due parole molto conosciute in Italia e che viaggiano sempre in coppia “cassa integrazione”.
Ma ad un certo punto il flusso di parole si inverte. Invece di arrivare nuove parole, molte ci lasciano. Sono i nomi dei clienti che non rinnovano i contratti, perché non ci si può fidare di un’azienda in amministrazione straordinaria se non è garantita la continuità.
In questi giorni però gira fra di noi una frizzante coppia di parole veramente audace, Parte Civile.
Ci stiamo costituendo parte civile per richiedere i danni morali e materiali a chi ha messo in piedi un vero e proprio sistema di frode con “fatti criminosi gravi e allarmanti per la collettività” che “concorrevano a cagionare il dissesto della società con una pluralità di azioni dolose, tra loro coordinate e orientate alla spoliazione di Agile (…) nell’assoluta indifferenza dei gravissimi danni cagionati che hanno coinvolto quasi 2000 dipendenti”. (Dall’ordinanza del giudice Tamburelli.)
I lavoratori non si arrendono. Arrendersi è una parola particolare, diventa bellissima solo si fa accompagnare da una piccola parolina: non. Noi NON ci arrendiamo.
Lavoratori e lavoratrici Manital, NON arrendetevi!
Cadigia Perini