Il MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) esprime soddisfazione per la ratifica del 50° stato firmatario del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, ma invita l’Italia a ripensare la propria politica militare in materia di armi nucleari sul territorio
Il MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) in questa Settimana internazionale per il Disarmo (24-30 Ottobre), promossa nel 1978 dall’ONU per sostenere la riduzione degli armamenti nel mondo, esprime soddisfazione per la ratifica del 50° stato firmatario del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) e contemporaneamente esprime il rincrescimento per la politica militare portata avanti dal Governo Italiano, che continua a mantenere le armi atomiche sul territorio nazionale e ad accrescere le spese per gli armamenti.
Quando tra 90 giorni (il 22 gennaio 2021) il Trattato dell’ONU entrerà in vigore e le armi nucleari, come le armi chimiche e le batteriologiche, saranno ufficialmente proibite dal diritto internazionale, per l’Italia ci sarà un motivo in più per ricredersi, aderire al Trattato e mandare via le bombe atomiche americane che sono nelle basi di Aviano e Ghedi. Noi, con tutte le organizzazioni per la pace e il disarmo ripetiamo con forza “Italia ripensaci”.
In questa brutta situazione di pandemia si invoca da più parti un deciso cambiamento nella gestione economica e politica dello stato, anzi del mondo, perché sia messa in primo posto la salute della gente e la cura dell’ambiente; ebbene noi chiediamo che il cambiamento comprenda la riduzione delle spese militari e il ripudio delle armi nucleari, i più assurdi e immorali strumenti di morte.
Chiediamo al Governo e al Parlamento italiano di non sottostare alle richieste del Governo americano e della Nato, di mantenere le armi atomiche e di aumentare le spese militari.
Purtroppo invece il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2020-2022, presentato dal Ministro Guerrini pochi giorni fa, conferma di volere proseguire sulla linea di sempre, anzi presenta un incremento del budget della Difesa, superiore a ogni anno precedente (da 24,2 miliardi di euro del 2019 ai 26 del 2020, cioè dall’1,35 all’1,57 del PIL). Proprio mentre si riduce la ricchezza dell’Italia, il Ministero della Difesa chiede più soldi, specialmente per gli investimenti in sistemi d’arma (missili Aster, fregate Fremm, due nuovi cacciatorpediniere, elicotteri NH90, una nuova piattaforma aerea multi-missione, aerei M-345 e M-346, lo sviluppo dei nuovi caccia Tempest e la conferma dei 90 contestati caccia F-35).
Chiediamo al Parlamento di non approvare questo Dpp, per non sprecare risorse che andrebbero destinate a far fronte a reali bisogni della gente e anche ad accrescere l’occupazione in altri settori, non in quello militare. Gli armamenti non servono a salvare vite umane.
MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione)