Da movimento anticasta a forza di governo
Ci sono piccole città che vengono ricordate per eventi storico-politici: è il caso di Livorno (dove nel 1921 nasce il Partito Comunista Italiano), di Salerno (alla quale viene associata la svolta nazionale del 1944 dello stesso PCI), di Bad Godesberg (dove nel 1959 il Partito Socialdemocratico Tedesco abbandona formalmente il marxismo). Ora, dopo “SUM #01 Capire il futuro”, svoltosi l’8 aprile nell’auditorium della ex Officina H Olivetti, anche Ivrea potrebbe entrare nella storia come “la città della svolta del M5S”.
Organizzato a un anno dalla morte di Gianroberto Casaleggio dall’associazione che porta il suo nome (fondata dalla moglie e dal figlio Davide), SUM #01 non è stata una consueta commemorazione del cofondatore del MoVimento 5 Stelle, ma neppure un meeting/congresso di un movimento politico.
La mutazione
A dispetto del titolo per metà ermetico (con quel SUM che può essere il “sono” latino oppure la “somma” inglese) e per metà abusato (“capire il futuro” simile a “e adesso il futuro” della Leopolda di Renzi o a “Italia futura” di Luca Cordero di Montezemolo o a “fare futuro” dell’ex finiano Adolfo Urso e via futureggiando), l’evento dell’8 aprile a Ivrea non è stato un convegno qualsiasi, ma la manifestazione di una mutazione del M5S da movimento anticasta (spesso erroneamente scambiato per antisistema) a forza che si candida a governare.
Quanto questa mutazione sia già in atto nel movimento e quanto ancora solo indicata da Davide Casaleggio e dal gotha pentastellato, non è ancora chiaro e si potrà capire solo nei prossimi mesi.
Improbabile che di questi tempi, e tanto più in un’organizzazione politica come il M5S, una svolta del genere potesse realizzarsi in un congresso formalmente chiamato a decidere la linea politica. D’altronde non è mai accaduto in Forza Italia e non accade da tempo neppure nel PD. Nulla di cui stupirsi perciò se così avviene anche in un movimento che peraltro non ha mai seguito procedure tradizionali per la formazione delle decisioni. E infatti l’evento eporediese appariva già a prima vista lontano anni luce da un congresso o un meeting degli attivisti 5 stelle: non un solo striscione o una bandiera o un banchetto e neppure, poi, un intervento degli esponenti in vista del M5S pure presenti numerosi (da Grillo a Di Maio, da Di Battista a Taverna, da Fico a Lombardi, da Appendino a Raggi).
La convention
La prima impressione, arrivando, era quella di una ben organizzata convention aziendale, impressione confermata dal look dei partecipanti (tante cravatte, diversi tailleur e molte donne “tirate a lucido”). Con la differenza, rispetto alle convention aziendali, che a SUM #01 non si parlava dei risultati raggiunti e degli obbiettivi da raggiungere “dall’azienda”, ma di “futuro di tecnologia, di ricerca e medicina, di informazione, del potere, della scienza, del lavoro e imprese, dell’ambiente, dell’uomo e del bambino”.
Questi i titoli intorno ai quali si sono sviluppati gli interventi e i “faccia a faccia” davanti a una platea di un migliaio di persone. Una carrellata di “futuri” illustrata da interventi per lo più interessanti e con punti di vista talvolta anche originali e stimolanti, ma inevitabilmente non sottoposti a confronti approfonditi. E quasi tutti animati da una fiducia sconfinata nelle capacità taumaturgiche della tecnologia (“se usata a fin di bene”), salvo qualche perplessità sollevata da Carlo Freccero e la più netta sfiducia espressa dal “cantore del pessimismo” Massimo Fini che, intervenuto per ultimo, prima della conclusione di Casaleggio, ha citato il filosofo della scienza Paolo Rossi (“la tecnologia quando risolve un problema ne apre mille altri creando altra infelicità per gli umani”) e si è rifatto al profondo senso del limite presente nella cultura greca. Richiamando dai greci anche il termine “hybris”, cioè il delirio di onnipotenza dell’essere umano (che per gli antichi greci provocava l’invidia degli dei e la giusta punizione) per cui viviamo in “un sistema che crollerà perché si basa su una crescita esponenziale che non esiste in natura”, concludendo con la metafora della macchina che “è arrivata davanti al muro e continuando a darle gas prima o poi fonde”.
Il messaggio
Ma non sta tanto negli interventi e nelle letture dei futuri il senso autentico di SUM #01, (che non si proponeva minimamente di essere occasione di formazione dei “quadri” del MoVimento) quanto nel tipo e livello dei relatori e del pubblico partecipante all’evento. Il messaggio è stato: M5S non è solo protesta, critica e folclore, ha rapporti con settori economici, mondo dei saperi e mondo degli affari, media, scienziati e culture diverse e, pertanto, può governare senza che nessuno si spaventi. E per tranquillizzare sugli orizzonti ideali, non una parola sui giganteschi squilibri sociali che caratterizzano oggi il nostro paese e il mondo, sulle politiche liberiste che aumentano povertà, malessere sociale e disoccupazione (sul tema della condizione del lavoro un solo intervento, quello del sociologo De Masi, “si spinge” a citare Keynes e le sue “Prospettive economiche per i nostri nipoti”).
Un messaggio arrivato ai diversi imprenditori, responsabili di relazioni internazionali, professori universitari e lobbisti che hanno seguito l’evento eporediese. E non solo a quelli presenti, ovviamente.
Tre gli interventi significativi da questo punto di vista. Il primo è il saluto, in apertura, del figlio di Laura Olivetti (scomparsa nel dicembre 2015), Beniamino de’ Liguori Carino della Fondazione Adriano Olivetti. Un intervento di grande vicinanza perché “la domanda che si poneva Adriano è simile a quella che anima questo evento: cos’è il futuro e come possiamo dargli senso?” E poi il richiamo alla campana della comunità locale, simbolo del movimento di Comunità di Adriano Olivetti, per stabilire una continuità ideale tra quel movimento politico degli anni Cinquanta e il MoVimento 5 Stelle. Se la scelta di Ivrea e dell’Officina H per questo SUM #01 è stata fatta per ritornare dove Gianroberto Casaleggio era stato consulente come progettista di sistemi operativi e, insieme, per “intercettare l’aura Olivetti”, come ha detto Davide Casaleggio, l’operazione sembra perfettamente riuscita. Quanto meno nell’intercettazione della Fondazione Adriano Olivetti. Fondazione con la quale c’era già un precedente di relazione: l’intervento «Adriano Olivetti e la “Democrazia senza partiti”» di Laura Olivetti, nel marzo 2013, sul blog di Beppe Grillo.
Una vicinanza, quella della Fondazione Adriano Olivetti, che ha un peso simbolico nel rafforzare il profilo di governo del M5S perché ne accomuna in qualche modo l’immagine a un’esperienza, quella olivettiana, oggi spesso indicata quale esempio di possibile “capitalismo dal volto umano”. Esperienza ultimamente tanto visitata (e talvolta mitizzata) perché riesce a fornire una faccia presentabile a un capitalismo in crisi di sistema (dimenticando peraltro, che il capitalismo finanziario di oggi non è quello industriale e familiare di oltre mezzo secolo fa), tranquillizzando sull’orizzonte del tutto compatibile con tale sistema economico e sociale.
Uno “scambio di amorosi sensi” che assume poi una particolare valenza locale per il peso culturale e politico della Fondazione e, in genere, della “cultura olivettiana” a Ivrea e nel territorio.
Secondo intervento significativo nell’economia di SUM #01, quello di Fabio Vaccarono, country director di Google Italia che, non a caso evidentemente, ha aperto la carrellata degli interventi. Significativo già per il solo fatto che un rappresentante di un colosso mondiale abbia parlato alla convention di Casaleggio. Vaccarono ha offerto la sua chiave per “capire il futuro” della tecnologia citando la Legge di Varian: “prendete e osservate le tecnologie già esistenti che oggi sono nelle mani di pochi – magari le persone più ricche o le aziende più innovative – e sappiate che entro pochi anni quelle stesse tecnologie saranno in possesso di metà della popolazione mondiale e entro dieci anni saranno in grado di coprire l’intero pianeta”. Aggiungendo poi che “la seconda grande rivoluzione è quella di un mondo ‘tirato dai dati’. Questo sarà un mondo guidato dai dati.”
Davide Casaleggio
Rimasto in platea tutto il giorno, raggiunge il palco per l’intervento conclusivo accolto dall’unica standing ovation della giornata (partita dalle prime file della platea dove si trovavano tutti i “big pentastellati”) . Solo poche parole per ringraziare quanti avevano partecipato così numerosi a un evento nel quale “alcune delle menti migliori del paese sono venute a parlarci del futuro” e annunciare che altri simili seguiranno, anche online. Poi la citazione del marinaio di Seneca “non c’è vento a favore per il marinaio che non sa dove andare” e “una frase di quelle che piacevano molto a mio padre: il futuro è già presente, basta saperlo vedere”.
Non è nell’intervento ma nella standing ovation la consacrazione di Davide Casaleggio ad “amministratore delegato” del M5S. E, da efficiente AD, con questa convention della sua associazione ha avviato la svolta e il cambiamento d’immagine del MoVimento.
ƒz