Dall’incontro tenutosi il 5 ottobre fra il Consorzio InRete e alcuni rappresentanti dell’Osservatorio Migranti di Ivrea sono emerse visioni comuni, ma anche tante perplessità. Il 24 ottobre, in una riunione plenaria, i membri dell’Osservatorio si sono riuniti per discutere dell’incontro e cercare di rispondere alla domanda: e adesso?
Sono passati quasi quattro mesi da quando In.Re.Te ha ricevuto ufficialmente le redini della gestione del sistema d’accoglienza dei migranti sul proprio territorio di competenza. Il bando indetto dal Consorzio è stato vinto da sette cooperative, a cui sono stati assegnati i vari lotti del servizio. In un comunicato stampa diffuso dall’Osservatorio successivamente all’incontro, risulta evidente come questo nuovo sistema organizzativo rappresenti già di per sè un progresso verso un’accoglienza migliore; ma anche come ci sia ancora qualche difficoltà ad ingranare la marcia giusta.
La strada da fare, infatti, è molta. Non è stato ancora possibile applicare il modello di accoglienza diffusa proposto inizialmente a causa di una difficoltà nel trovare un numero sufficiente di alloggi adeguati. Di conseguenza, quasi un quarto dei migranti accolti si trovano ancora sotto l’autorità della Prefettura e sono concentrati in tre centri. Altri problemi segnalati dall’Osservatorio sono un organico troppo scarso all’interno del Consorzio e il fatto che non è ancora stata creata una vera e propria rete di lavoro fra i vari servizi pubblici interessati, come CPIA, ASL e Centro per l’Impiego.
«In questa fase, penso sia importante che l’Osservatorio si ponga come elemento provocatore, catalizzatore e stimolatore» ha detto Armando Michelizza nel corso della riunione del 24. L’intento è infatti quello di monitorare i passi successivi di In.Re.Te e cooperative, in modo da poter offrire delle consulenze, ma soprattutto far sì che non venga snaturato il modello di accoglienza che il Consorzio ha delineato nel proprio bando di concorso. Trattandosi, al contrario della Prefettura, di un ente così radicato sul nostro territorio, il fatto che In.Re.Te abbia assunto questo ruolo rappresenta sì un passo in avanti, ma anche una grandissima responsabilità.
Già durante l’incontro tra ente e associazione, l’Osservatorio, anche su invito di In.Re.Te stesso, si è detto disponibile a mettere a disposizione le proprie competenze. Soprattutto per quanto riguarda l’esistenza delle cosiddette “buone prassi”: esperienze di comuni che sono riusciti a costruire percorsi di integrazione particolarmente efficaci e meritevoli nel (tendenzialmente deprimente) panorama italiano. Nel corso della riunione indetta dall’Osservatorio, di conseguenza, è emersa la necessità di creare una serie di momenti pubblici di incontro non solo con Consorzio e cooperative, ma anche con i comuni e la cittadinanza, per dimostrare che casi del genere esistono e sono replicabili anche qui. Mai come ora c’è un’urgente necessità di rompere il ghiaccio tra cittadini e istituzioni in materia immigrazione: è essenziale che la cosiddetta “crisi migratoria” smetta di essere uno spauracchio e venga considerata per quello che è in realtà, una situazione complessa che tuttavia deve e può essere affrontata in modo costruttivo.
Un’altra problematica tipica del modello di accoglienza che è stato seguito fino ad ora è la mancanza di veri e propri percorsi educativi e formativi per i richiedenti protezione, non solo dal punto di vista linguistico, ma anche professionale e civico. Il risultato è che non solo moltissime di queste persone sono costrette a passare anni interi di inattività quasi totale, ma una volta conclusosi il periodo di attesa dei documenti, trascorso sotto la tutela della cooperativa di turno o comunque dell’ente che si è occupato di loro, si ritrovano completamente privi di strumenti da poter investire nella nostra società.
Secondo l’Osservatorio Migranti, questo periodo di cambiamento è il momento giusto per portare più che mai alla luce questa problematica, in particolare agli occhi delle cooperative. Dovrebbero essere infatti loro stesse i primi soggetti a investire economicamente in un sistema formativo adeguato, che possa offrire delle competenze realmente spendibili ai migranti ospitati (nonchè certificazioni, patenti, tirocini…) e dare loro la possibilità di costruirsi un “dopo”.
L’Osservatorio si è inoltre dichiarato disponibile ad aiutare il Consorzio In.Re.Te a trovare nuovi alloggi in cui collocare i richiedenti asilo e a lavorare con le comunità locali di comuni ancora privi di ospiti, in modo da preparare il terreno per una buona integrazione e dissipare paure e dubbi.
«Informare è fondamentale» hanno concordato Michelizza e gli altri membri dell’Osservatorio.
«Dobbiamo combattere in tutti i modi la falsa immagine nel migrante nullafacente, che si dedica inevitabilmente all’accattonaggio ed è solo un peso per la società».
Una rappresentazione distorta, ingigantita da un vecchio sistema che sta troppo stretto sia a chi viene accolto che a chi accoglie. Ci si augura che il Consorzio In.Re.Te riesca, e voglia, districarsi completamente dalle maglie dell’accoglienza pigra, inefficente, sorda e muta; e abbia invece il coraggio di investire seriamente in informazione, educazione e integrazione.
Elisa Alossa