“Lo studio e la lotta”. Due giornate di formazione alla Scuola Politica di NES

Dopo l’edizione inaugurale dello scorso anno l’associazione Nuovi Equilibri Sociali lancia la seconda edizione della sua Scuola di Politica. Due giorni di approfondimenti, confronti, dibattiti, proiezioni e pranzi sociali. Sabato 11 e domenica 12 ottobre presso l’Ostello La Steiva di Piverone (via Giovanni Flecchia 99). Ne parliamo con Jacopo Pitti, referente NES

“Lo studio e la lotta” è il titolo della seconda edizione della Scuola di politica targata NES. Potete spiegarci in cosa consiste?

Questa è per noi la seconda edizione della Scuola Politica NES. Il primo anno era dedicato alla presa di coscienza: capire chi siamo e quali sono i nostri problemi all’interno della società. Quest’anno abbiamo sentito il bisogno di fare un passo avanti, unendo le due anime fondamentali della nostra proposta: quella intellettuale, ovvero lo studio, e quella pratica, la lotta.
Crediamo che studio e lotta siano due pratiche che, solo se unite, possano portare ai risultati che ci prefiggiamo: il miglioramento della società e, di conseguenza, della vita delle classi popolari.
NES nasce da un vuoto lasciato dalla politica istituzionale. Un vuoto che è durato molti anni, durante i quali molti di noi si sono disabituati a cosa significhi davvero fare politica: preparare un discorso, studiare un tema, approfondire un argomento, discuterne collettivamente, decidere e poi agire.
Ci sentiamo un po’ tutti orfani di un mondo che forse non abbiamo nemmeno conosciuto, ma coltiviamo il desiderio di tornare a partecipare, dire la nostra, incidere nelle scelte future del territorio che ci ospita.
Per questo crediamo serva una Scuola Politica: uno spazio e un tempo in cui ritrovarsi — lavoratori, studenti, intellettuali — su un piano di parità, con un obiettivo comune: prepararci alle sfide di un futuro sempre più incerto e preoccupante.

Chi saranno gli ospiti di quest’anno?

Quest’anno abbiamo aumentato il numero dei nostri relatori: dai 7 della scorsa edizione siamo passati a 10 ospiti.
Avremo con noi:

  • Giorgia Perrone, sindacalista FIOM: parlerà del ruolo delle donne nel mondo del lavoro e di come segregazione e sfruttamento femminile reggano le fondamenta del capitalismo.
  • Pierre Blasotta, ex consigliere comunale di Ivrea e attivista impegnato nelle battaglie locali: con lui faremo il punto sulla situazione del progetto cava di San Bernardo.
  • Prof.ssa Alessandra Ciattini, già docente di antropologia culturale alla Sapienza di Roma: affronteremo il tema della trasformazione sociale e dell’emancipazione femminile.
  • Prof. Angelo D’Orsi, già ordinario di Storia del Pensiero Politico all’Università di Torino: approfondiremo i temi del suo ultimo libro Catastrofe neoliberista.
  • Silvia Pegah Scaglione, attivista di Venice4Palestine, artista teatrale e multimediale: parleremo con lei di boicottaggio culturale per la liberazione del popolo palestinese.
  • Federico Greco, filmmaker, docente di cinema e saggista: presenterà il suo libro Cinema e Potere e commenteremo con lui 1941 – Allarme a Hollywood di Steven Spielberg.
  • Prof. Norberto Patrignani, docente di Computer Ethics alla scuola di dottorato del Politecnico di Torino: proseguiremo il dibattito pubblico sull’intelligenza artificiale.
  • Muin Masri, poeta e scrittore originario di Nablus (Palestina): con le sue parole ci condurrà nei territori martoriati dall’apartheid.
  • Adam Bark, giovane attivista del Fronte della Primavera Triestina: parleremo dell’importanza della logistica nell’era contemporanea, con particolare attenzione al porto di Trieste.
  • Prof. Ugo Mattei, docente di diritto civile all’Università di Torino e presidente di Generazioni Future: discuteremo con lui dello strumento del referendum cittadino e della sua applicazione sui nostri territori.
A chi vi rivolgete con questa Scuola Politica? Com’era composto il pubblico dello scorso anno?

La Scuola Politica di NES è aperta a tutti, non solo ai tesserati dell’associazione. È rivolta a chiunque sia interessato ai temi proposti, abbia voglia di conoscerci e desideri mettersi in gioco in questa nostra avventura. Certo, la nostra associazione ha un orientamento politico ben preciso, ma se dobbiamo indicare un requisito minimo per partecipare, diremmo: essere antifascisti convinti.
Lo scorso anno erano presenti molte persone che ci avevano appena conosciuto, che poi — dopo l’esperienza — si sono tesserate. Oggi fanno parte integrante del nostro progetto. E questo è senz’altro uno degli obiettivi della due giorni: un’immersione totale nella cultura, nella politica, ma anche nella convivialità, sempre accompagnata da buon cibo e buon vino. Quello non manca mai.

Un momento della scorsa edizione

Geopolitica internazionale, diritti sociali, questioni di genere, evoluzione tecnologica, cultura e business. C’è un filo rosso che lega tutti questi temi?

Assolutamente sì. Tutti questi temi sono tra loro interconnessi. Nulla è scollegato nel nostro modo di intendere la politica. Crediamo che una collettività, per funzionare, debba trovare armonia tra tutte le anime che la compongono.
Ciò che forse più di tutto non funziona nella società capitalista è proprio la frammentazione: la divisione costante tra i temi, le persone, le classi. “Divide et impera” è il motto del capitalismo, che per continuare ad aumentare i profitti di pochi ha bisogno di dividere le masse popolari per sfruttarle e controllarle.
Certo, molti argomenti sono rimasti fuori: ambiente, arte, approfondimenti sull’economia… Ma due giorni non bastano per affrontare tutto. Abbiamo però già in programma delle lezioni mirate durante l’anno: almeno tre sono già in preparazione per il prossimo futuro.

A parte la “Scuola di Politica dello ZAC”, la vostra sembra l’unica realtà politico-formativa sul territorio. Lo ZAC ha contribuito a formare parte dell’attuale classe dirigente locale. Anche voi puntate a formare futuri amministratori?

Un comunista di altri tempi probabilmente ti avrebbe risposto: “Le strutture statali borghesi vanno affossate con la rivoluzione, anche dall’interno”.
Da comunista contemporaneo, provo a risponderti in chiave attuale, anche se forse esprimendo lo stesso concetto.
Al momento, la politica amministrativa ci interessa poco. La nostra Scuola Politica non serve a preparare futuri amministratori di comuni, regioni o altri enti statali. Il nostro obiettivo è un altro: aprire le menti, attraverso l’impegno e lo studio, per trovare nuove strade, nuove soluzioni, nuove idee per la trasformazione della società.
Anche i concetti stessi di comunismo e socialismo, per noi, si stanno evolvendo: non sono ideologie settarie e vetuste, ma orizzonti aperti al cambiamento, contaminati da buone idee, provenienti anche da mondi diversi.
In parole povere: non crediamo che oggi si possa davvero fare la differenza all’interno delle strutture statali, se si intende la politica come la intendiamo noi. Per ora vogliamo essere incisivi, smuovere le coscienze e prepararle alla resistenza e alla lotta. Poi, quando saremo pronti, rilanceremo.

a cura di Andrea Bertolino