Settecento morti sul lavoro dall’inizio dell’anno, diciassettemila negli ultimi dieci anni: dall’incontro conclusivo dell’edizione 2019 delle “Giornate del Lavoro” proposte concrete per fermare una strage senza fine e di nuovo più estesa
La VI edizione delle Giornate del lavoro, indette dalla CGIL, si è conclusa, lo scorso martedì 15 ottobre a Roma, con l’iniziativa “Cambiamento è… lavoro, sicurezza, prevenzione: le proposte della Cgil”. Iniziativa aperta, dopo un messaggio del Presidente della Camera Roberto Fico, dalla relazione di Rossana Dettori, della Segreteria Confederale, alla quale hanno dato il loro contributo Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza delle varie categorie. Hanno portato il loro punto di vista anche i rappresentanti di Confindustria, CNA, INAIL, Spresal Roma, la coordinatrice della Commissione Lavoro ed Istruzione della Conferenza delle Regioni nonché i ministri Nunzia Catalfo e Roberto Speranza. Il Segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha poi concluso i lavori.
Partendo dalla tragica constatazione che, secondo i dati INAIL, le morti sul lavoro accertate dall’inizio dell’anno ammonterebbero a più di 700 e che, come evidenziato nella relazione introduttiva, negli ultimi dieci anni sono state 17.000 le persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro, si è evidenziato come il tema della prevenzione e della sicurezza sul lavoro necessiti di interventi urgenti ed immediati se si vuole rispettare onorevolmente la dicitura di “paese civile” quale vorremmo essere.
A tal fine la CGIL ha formulato una serie di proposte da portare avanti nei confronti delle parti interessate a partire dal Governo.
In particolare, a quest’ultimo, si è chiesto che nell’ambito del tavolo Sicurezza e Lavoro, istituito a livello ministeriale e che vede il coinvolgimento di tutte le parti coinvolte su questi temi, si stabilisca un percorso duraturo che, nell’arco dei prossimi tre anni, preveda di concordare interventi e soprattutto misurarne la realizzazione attraverso verifiche periodiche e monitoraggio degli effetti.
Le proposte della CGIL coinvolgono tutte le parti in causa: Governo, parti sociali, Enti pubblici, Medici Competenti e la stessa CGIL per la parte di sua responsabilità.
Si riassumono qui sinteticamente le principali proposte avanzate:
– Rafforzare l’opera di vigilanza e controllo (attraverso assunzioni di Ispettori del lavoro e nella sanità) e integrazione delle banche dati per avere una visione il più possibile vicina al reale su malattie professionali, infortuni e rispetto delle norme di prevenzione.
– Formazione all’atto delle assunzioni e delle maestranze sulla prevenzione da rischio, coinvolgendo nella fase formativa anche le strutture datoriali.
– Reale autonomia dei Medici Competenti.
– Tenere conto del requisito sicurezza nella progettazione dei prodotti e degli impianti: ciò può essere favorito dalle tecnologie usate in fase progettuale.
– Intervenire sul mercato del lavoro anche attraverso un nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori: la precarietà del rapporto di lavoro non aiuta certamente la tutela della salute. Ciò significa anche estendere i diritti a situazioni oggi malamente o non tutelate quale, ad esempio, quella dei rider.
– Intervenire nella catena dell’appalto e del subappalto e delle finte “cooperative” (spesso strumenti per fornire manodopera a bassissimo costo e con quasi nulle tutele). Teniamo conto che oggi esistono circa 800 tipologie contrattuali delle quali solo 200 sono delle “Organizzazioni più rappresentative”: una giungla contrattuale in cui nidificano tranquillamente contratti “pirata” di cui non si ha un minimo riscontro in termini di tutele per le lavoratrici/ori. Il contratto collettivo di lavoro deve avere validità “erga omnes” ed essere esteso quindi nella sua completezza a tutta la filiera produttiva alla quale si riferisce. Va perciò misurata la rappresentatività delle parti contraenti, sindacali e datoriali.
– Cancellare la logica, nel caso dell’attribuzione degli appalti, del “massimo ribasso”, terreno fertile, in certe situazioni, per la partecipazione di organizzazioni che fanno riferimento alla criminalità organizzata.
– Istituire ed estendere l’attribuzione di una “patente a punti” che premi imprese virtuose in materia preventiva e tutelare, ad esempio, proprio nell’attribuzione degli appalti.
– Estensione della Rappresentanza dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) nella logica della contrattazione inclusiva: il RLS deve essere rappresentativo di tutta l’area, indipendentemente dalle tipologie contrattali presenti.
– Definizione di un Piano Straordinario Nazionale per la rimozione e lo stoccaggio dell’amianto che coinvolga edifici pubblici (a partire dalle scuole) e privati.
Su tutti questi aspetti, a fianco dell’iniziativa più generale, si tratta di coinvolgere le istanze regionali e territoriali e, in quest’ottica, si colloca anche la nostra situazione territoriale.
Come “Sportello Salute” e CGIL di Ivrea si tratta, nei prossimi mesi, di rafforzare la nostra presenza ed iniziativa, raccordandosi con le Rappresentanze dei Lavoratori per la Sicurezza nei luoghi di lavoro e territoriali e collegandoci con tutti quegli operatori ed associazioni oggi impegnati a vario titolo sui temi della salute a livello teritoriale.
Sulla questione dell’amianto, tra l’altro, che ci ha visti impegnati nella tragica vicenda delle morti e delle malattie asbesto-correlate originatesi nel passato negli stabilimenti Olivetti, dobbiamo registrare il colpo di spugna che la Cassazione ha inferto con la conferma dell’assoluzione degli imputati per omicidio colposo. Sentenza, le cui motivazioni leggeremo e sulle quali esprimeremo nostra valutazione più approfondita, che crea comunque sconcerto e rischia di far passare il messaggio di non possibilità di avere giustizia. Continueremo ad essere impegnati e a dare battaglia affinché alle vittime dell’amianto e ai loro famigliari sia riconosciuto il sacrosanto diritto alla giustizia.
Giuseppe Capella (“Sportello Salute” CGIL Ivrea e Canavese)