All’alba di questa mattina (10 marzo n.d.r.) la Questura di Torino si è presentata in pompa magna a casa di 13 compagne e compagni che da anni lottano sia nella nostra città che in Val di Susa, provvedendo ad attuare diverse misure cautelari.
Si tratta di arresti in carcere per Giorgio e Umberto e arresti domiciliari per Alice e Donato, oltre all’imposizione dell’obbligo di firma e divieti di dimora dalla Val Susa per tutt* gli altri e le altre.
Si tratta di arresti in carcere per Giorgio e Umberto e arresti domiciliari per Alice e Donato, oltre all’imposizione dell’obbligo di firma e divieti di dimora dalla Val Susa per tutt* gli altri e le altre.
I reati contestati risalgono a varie manifestazioni e iniziative degli ultimi due anni nell’ambito delle Estati di Lotta No Tav e che hanno attraversato i presidi dei Mulini e di San Didero, in un collage giudiziario che mescola fatti e iniziative avvenuti in luoghi e esperienze differenti.
La volontà politica della Procura anche questa volta è chiara: costruire una falsa narrazione in cui l’eterogeneità delle lotte e dei soggetti che le attraversano e le animano viene schiacciata sotto l’incudine di trame ordite da altri.
In un momento come questo, in cui le piazze della città di Torino si sono riempite delle proteste e delle istanze per un presente migliore da parte di migliaia di giovani, le veline della questura sono state riproposte dai giornali indicando una regia che oscura l’autodeterminazione di chi si è mobilitato e continua a farlo.
Anche in questo caso l’impronta accusatoria si rifà ad una narrazione costruita ad hoc che da anni ripropone lo stesso teatrino, all’interno del quale i giornali giocano un ruolo fondamentale nel reggere sistematicamente le accuse atte a colpire e depotenziare chi non scende a compromessi.
In un momento come questo, in cui le piazze della città di Torino si sono riempite delle proteste e delle istanze per un presente migliore da parte di migliaia di giovani, le veline della questura sono state riproposte dai giornali indicando una regia che oscura l’autodeterminazione di chi si è mobilitato e continua a farlo.
Anche in questo caso l’impronta accusatoria si rifà ad una narrazione costruita ad hoc che da anni ripropone lo stesso teatrino, all’interno del quale i giornali giocano un ruolo fondamentale nel reggere sistematicamente le accuse atte a colpire e depotenziare chi non scende a compromessi.
In questa città il sistema politico e giudiziario ha il solo obiettivo di silenziare le lotte, frantumare le relazioni di solidarietà, spezzare i tentativi di combattere un sistema violento e ingiusto. Dietro a quelle barricate c’eravamo tuttə! A sarà düra!
Notav.info
Diversa l’opinione del segretario generale del Sindacato di Polizia Coisp Domenico Pianese: “Nel corso degli ultimi anni, il movimento No Tav ha fatto di tutto perché ci scappasse il morto tra le Forze di Polizia. Abbiamo registrato il lancio di bombe carta, gli artifizi pirotecnici utilizzati come proiettili, i massi e le biglie di acciaio scagliati contro gli agenti: episodi criminosi che non facciamo fatica a definire veri e propri tentativi di omicidio nell’ambito di un sistema di eversione terroristica. Non possiamo perciò che esprimere soddisfazione per l’importante operazione condotta dalla Digos e dalla Procura (…) Gli agenti di Polizia rappresentano il primo cordone di sicurezza dello Stato, quello più esposto alla mercé di delinquenti e criminali. Auspichiamo che questo venga pienamente riconosciuto anche in sede giudiziaria, senza sconti. Perché non vi è davvero alcun dubbio che le violenze in Val Susa siano state perpetrate sulla base di una associazione eversiva”.