Lettera aperta sul 25 aprile dalla Comunità Ebraica. La risposta dell’Anpi di Ivrea

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio e la lettera aperta sul 25 aprile inviataci da Guido Rietti, delegato della Comunità Ebraica ad Ivrea. Pubblichiamo in calce anche la risposta dell’Anpi di Ivrea.

Ai principali giornali del nostro territorio
e per conoscenza:
Al Sindaco di Ivrea e alla Sindaca di Donato
Ai Sindaci di alcuni comuni canavesani
All’ANPI di Ivrea

Buongiorno,
Come ebrei italiani vogliamo celebrare il 25 aprile come Festa della Liberazione dalla dittatura fascista e fine dalla seconda Guerra Mondiale, e ricordare i valori della Resistenza da cui deriva la Costituzione, che sancisce l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Sentiamo però una crescente difficoltà a vivere pienamente questa giornata come la festa civile che dovrebbe essere.
Cogliamo da vari anni, e temiamo che con la crisi in Medio Oriente diventi più intensa, la tentazione di attribuire alla Liberazione dei significati che sconvolgono quelli originali. Si tratta di tentativi, certo minoritari, di svilire i contributi ebraici alla guerra di liberazione, per esempio emarginando le bandiere della Brigata Ebraica, e poi di introdurre contenuti che con la Resistenza e i suoi valori non hanno alcuna attinenza.
Anche a Ivrea quest’anno evidenziamo un singolo evento problematico tra le tante valide iniziative: il ritrovo pubblico a Lace di Donato. Alla cerimonia sono annunciati, dopo l’introduzione storica, interventi di oratori orientati pregiudizialmente contro Israele (lo stato nazionale degli ebrei), e contro il modello politico-sociale a cui noi tutti dobbiamo quasi 80 anni di convivenza nella pace
Poiché non possiamo accettare questa impostazione, come ebrei non parteciperemo alla cerimonia di Lace, e ci auguriamo che gli enti organizzatori possano e vogliano contenere questa deriva
In allegato una lettera aperta, se vorrete pubblicarla, in cui mi avvalgo dalle parole di un illustre giurista, non ebreo, per segnalare preoccupazione e la necessaria vigilanza su questi temi
Grazie per l’attenzione e un cordiale saluto,
Guido Rietti
Comunità ebraica di Torino – Delegato sezione di Ivrea

Preserviamo Lace come simbolo della Liberazione

Lettera Aperta sul 25 Aprile

Il 25 Aprile è la festa civile più sentita dagli ebrei italiani, con la quale celebrano pubblicamente la fine della loro persecuzione, la ritrovata Libertà e il riscatto del proprio Paese.
Ma voci sopra le parti, come Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte Costituzionale vedono ombre sulla celebrazione della Liberazione in questi giorni confusi e angoscianti, dominati dalla guerra che oppone Israele a nemici votati ad eliminarla.
L’insigne giurista, intervistato sul mensile “Pagine Ebraiche”, sottoscrive la dichiarazione sul «diritto di Israele a esistere, riconosciuto dai suoi vicini, e di vivere in sicurezza nei propri confini». Un diritto che «è un tutt’uno con il diritto del popolo palestinese a un proprio stato indipendente». E prosegue: «Qualunque critica all’esecutivo di Netanyahu non può diventare la base per la negazione di quel diritto inalienabile e neppure per una indistinta colpevolizzazione di tutti gli ebrei».
Tuttavia, già in passato durante la festa della Liberazione «si sono registrati atti di intolleranza nei confronti della Brigata Ebraica, atteggiamenti inconcepibili che oltraggiano la memoria di chi aiutò a liberare il paese. Oggi» — continua — «sono preoccupato per quel che vedo e sento… l’intolleranza si accompagna spesso all’ignoranza»
Conclude il professor Flick: «Guai a lasciar passare gli eventi senza reagire perché la Resistenza è un fondamento della nostra Repubblica e della nostra Costituzione: senza il 25 aprile, senza il 2 giugno, l’Italia non sarebbe quella che è adesso: la Resistenza non è proprietà né di una parte politica né di singole associazioni».
Ad Ivrea l’ampio programma di eventi annunciati per questo 25 aprile comprende validissimi approfondimenti sulla Resistenza e sulla Shoah, e “restituzioni” di esperienze essenziali quali il Treno della Memoria. Ma c’è un’iniziativa di segno diverso. Si tratta del consueto raduno a Lace di Donato (Biella) che dovrebbe ogni volta rinsaldare la memoria della strage nazifascista lì perpetrata contro 12 Partigiani.
Ebbene, il significato di questo incontro rischia di essere sovvertito dalla dominanza di oratori estremisti, qualcuno ostile già da lungo tempo a Israele e all’ebraismo. La prospettiva è quindi che il sentito appuntamento diventi il palcoscenico di parzialità per noi offensive, e di condiscendenza di fatto con regimi e dittature del Medio Oriente e non solo.
Gli ebrei eporediesi con rammarico decidono di non essere presenti, perché forse più di altri hanno a cuore la Libertà e la Democrazia riconquistata. Mi auguro che gli enti organizzatori possano e vogliano contenere questa deriva per poter continuare a onorare i caduti della Resistenza.
19 aprile 2024
Guido Rietti, delegato della Comunità Ebraica ad Ivrea

La risposta dell’Anpi di Ivrea

Concordiamo sulla necessità che la Festa della Liberazione non diventi ostaggio di questo o quel partito, movimento, associazione. Il significato della Resistenza è quello dell’Unità di intenti che caratterizzò il movimento partigiano. La costruzione della Costituzione che seguì al 25 Aprile continuò in tale solco, da cui non dobbiamo derogare, pena lo svilimento di questa Festa. Raccogliamo pertanto con rispetto e rammarico la presa di posizione della Comunità ebraica.
Potremmo osservare che, laddove nella lettera allegata è scritto: “Un diritto che «è un tutt’uno con il diritto del popolo palestinese a un proprio stato indipendente», occorrerà allora darglielo questo diritto, evitando i più di 30.000 morti. E laddove la lettera prosegue: «Qualunque critica all’esecutivo di Netanyahu non può diventare la base per la negazione di quel diritto inalienabile e neppure per una indistinta colpevolizzazione di tutti gli ebrei» facciamo sommessamente osservare che mai, tranne frange estremiste, si è pensato di colpevolizzare in massa gli Ebrei. I quali a loro volta mai hanno levato in forma ufficiale la benché minima voce di pietà, anche un solo cenno, nei confronti dei Palestinesi. Si tratterebbe allora di capire se le Comunità ebraiche sparse nel mondo hanno voce in capitolo quando si tratta di criticare il governo Netanyahu, oppure debbono tacere.
Non desideriamo però qui polemizzare con nessuno; ci limitiamo a pubblicare, insieme alla lettera della Comunità ebraica, anche due nostri precedenti comunicati relativi sempre alle cerimonie di Lace, uno risalente al 2019, l’altro addirittura al 2016.

Anpi Ivrea