La consultazione nelle aziende metalmeccaniche ha promosso ampiamente il contratto 2016-2019 firmato il 26 novembre
L’ultimo contratto dei metalmeccanici ha fatto registrare due importanti novità: dopo due accordi separati, siglati solo da Cisl e Uil, si è tornati alla firma unitaria con la Fiom-Cgil, e l’ultima parola è stata data ai lavoratori, i sindacati sono infatti riusciti ad ottenere che Federmeccanica lo ritenesse valido solo dopo l’approvazione dei lavoratori.
Le consultazioni nelle fabbriche si sono tenute dal 19 al 22 dicembre, il numero di aziende interessate è stato 5.986 per un totale di 678.328 dipendenti. Hanno votato 350.749 (il 63,27% dei presenti nei giorni di votazione); di questi 276.627 (80,11%) hanno votato SI e 68.695 (19,89%) hanno votato NO. Le bianche sono state 3.836 e le nulle 1.591. Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro siglato da Cgil, Cisl, Uil, Federmeccanica e Assistal è quindi “pienamente applicabile per tutti i lavoratori della categoria”, come si legge nel comunicato sindacale unitario.
Le aziende del Piemonte coinvolte sono 491 con 68.128, hanno votato 34.837 (il 64,40 dei presenti) i SI sono stati 28.777 (84,15%) i NO 5.419 (15,85%), bianche 437, nulle 154. Le aziende di Torino e provincia dove si è votato sono 245 per un totale dipendenti 40.413, hanno votato 21,738 (il 67,24 dei presenti), i SI sono stati 17.773 (83,13%) e i NO 3.608 (16,87%), bianche 245, nulle 99.
I lavoratori hanno quindi approvato largamente il nuovo contratto, e il dato piemontese e torinese è anche superiore a quello nazionale, il giudizio positivo è andato soprattutto alla rinnovata unitarietà.
Cosa cambia per i metalmeccanici?
L’aumento salariale è modesto, da giugno 2017 i metalmeccanici avranno in busta paga di 51,7 euro per il recupero dell’inflazione, mentre a marzo 2017 verrà riconosciuto un benefit una tantum di 80 euro lordi. Vi è poi una serie di voci considerate “salario”, anche non lo sono di fatto, per arrivare alla cifra di circa 92 euro, cifra che in alcune dichiarazioni sindacali è stata data come la quota di aumento salariare, queste riguardano la formazione, riconosciuta come diritto soggettivo del lavoratore per 24 ore l’anno, assistenza sanitaria integrativa, un pacchetto di “buoni-spesa”, una quota per il fondo di previdenza Cometa dove diminuisce il contributo a carico del lavoratore e aumenta quello a carico dell’azienda.
Un contratto con pochi aumenti reali, quindi, al posto dei quali viene costruito un sistema basato sulla previdenza e sulla sanità integrativa. Questa parte, sanità integrativa e strumenti di fidelizzazione dei lavoratori attraverso welfare e benefit aziendali, è stata uno passaggi più contestati in alcuni territori e fabbriche. Essendo stato poi con il nuovo accordo rinnovato il Ccnl separato del 2012 vengono di fatto sanciti per tutti l’aumento dello straordinario obbligatorio e la penalizzazione della malattia breve.
In alcune grandi fabbriche, con operai fortemente sindacalizzati, ha così prevalso il No: alla Tenaris Dalmine, alla ST Microelectronics, alla Electrolux, nei principali cantieri navali di Fincantieri, all’ILVA di Genova, alla GKN, alla Marcegaglia di Forlì, alla Danieli di Udine, alla Piaggio di Pontedera, alla Continental, all’ex Avio di Pomigliano, alla Jabil di Caserta, all’Ansaldo, alla Sirti.
Il nuovo accordo “non paga soldi né tutela diritti” è la contestazione che sintetizza il giudizio negativo.
Naturalmente lo sa anche la Fiom, che non si tratta del miglior accordo sperato, ma si sa che gli accordi sono sempre frutto di compromessi, ed è molto importante l’unitarietà delle sigle, il tema della rappresentanza sindacale, esserci. “Non ci potranno più essere accordi separati dei metalmeccanici in futuro. Perché abbiamo inserito nel teso dell’accordo le precise modalità di validazione dei contratti nazionali e della contrattazione di secondo livello – anche per quanto riguarda il regolamento delle Rsu – sancendo che l’ultima parola spetta sempre e comunque ai lavoratori.”, si legge sul portale della Fiom. “Abbiamo portato a casa un contratto che è molto “francescano” dal punto di vista delle risorse: 52 euro sono pochi, perché l’inflazione è bassa e ci si limita al recupero del potere d’acquisto dandolo a posteriori, ma è un contratto che dal punto di visto normativo ha degli elementi importanti e, soprattutto, non prevede scambi al ribasso.”, dichiara Francesca Re David, presidente del Comitato Centrale della Fiom.
Il dato conclusivo è comunque una larghissima approvazione da parte dei lavoratori, questo non vuol dire per nessuno, e lo sa il sindacato metalmeccanico della Cigl per primo, sedersi soddisfatti, lotta e vigilanza devono continuare per un lavoro sano, sicuro, degnamente retribuito.
Cadigia Perini