Urbanistiche, Storie, Terremoti: il nuovo impianto di Piazza Garibaldi (o del Duomo), di Senigallia (AN), Italia; Senigallia, 4.3.17
La piazza Garibaldi (o del Duomo) di Senigallia, l’ordinata città marchigiana, è stata ristrutturata: sono stati abbattuti i vecchi lecci, soppresse le aree di terra ed asfalto ed eliminati i sanpietrini che supportavano un affollato parcheggio; al loro posto è stata realizzata una pavimentazione ad uso solo pedonale che copre l’intera area; l’uniformità della lastronatura è interrotta solamente dai grandi stemmi dei due grandi artefici della moderna identità urbanistica, e non solo, della città: i due più brillanti pontefici della Chiesa Cattolica dei rispettivi secoli, l’illuminista Benedetto XIV e Pio IX, l’ultimo papa-re.
La piazza appare ora orgogliosa della sua otrora assopita bellezza; le sue potenzialità architettoniche ed urbanistiche sono ora attuate; l’armonico equilibrio tra i bei palazzi intorno risulta esaltato. Lo spazio appare leggiadro e libero, aperto, e nel contempo accogliente, ricco d’identità e capace di dare identità ad ogni cosa. Più umano. Uno di quegli spazi magici, da città ideale, che sembrano alimentarsi del vuoto e del silenzio per dare spazio alla pienezza ed ai rumori della vita. Io l’ho scoperta al crepuscolo e l’ho rivista di giorno e di notte e mi sono quasi commosso. Ho sentito di essere in uno di quegli spazi armonici e perfetti che si ricordano.
Eppure (ed ecco la dimensione culturale più ampia che si trascina), il progetto di riqualificazione della piazza è stato animato dalle più incisive polemiche: amici del verde e dell’ambiente e verdi più o meno doc, contrari all’abbattimento dei lecci o ai rischi di perdita dei possibili giacimenti archeologici sottostanti; laicisti e risorgimentali, sfegatati garibaldini sabaudi contrari agli stemmi degli oscurantisti papi-tiranni; cattolici progressisti rivendicanti l’importanza nella moderna Italia Unita dell’operato dei due papi; preti affannati che qualificano Garibaldi di volgare assassino e ladro. Una polemica che ha svegliato i demoni dei luoghi comuni, della stereotipata cultura ufficiale pro-savoia anti-papale e anti-borbonica che regge il mito delle origini dell’Italia Unita, la cara vecchia comoda dantesca guerra tra guelfi e ghibellini, tutta tutta italiana come la pizza e gli spaghetti. Una polemica che ci ha forse aiutati, nel suo piccolo, ad immergerci nella complessità di uno dei momenti politici più dialettici, sconosciuti ai più, ingarbugliati ed affascinanti della Storia Italiana.
La città di Senigallia, e specialmente la piazza Garibaldi-Duomo, devono molto del loro aspetto alla condizione di città permanentemente terremotata. Sul palazzo vescovile, nella piazza, un’iscrizione ricorda: AEDES PONTIFICALES TERRAEMOTUS FRACTAS/ RESTITUIT ORNATIORES/ PIUS XI PONT MAX MCMXXXI/… Oggi stesso, appena riaperta la piazza, il Duomo è chiuso a causa del terremoto del gennaio scorso; d’impianto romano la città ha oggi i suoi centri in piazza Roma e nell’area medievale-rinascimentale che gira intorno alla Rocca Roveresca e alla Piazza del Duca, eppure la sua identità moderna ha origine nell’ampliamento sette-ottocentesco il cui fulcro è appunto la fino a poco tempo fa trascurata piazza Garibaldi-Duomo. Un ampiamento eseguito sotto l’illuminista ed illuminato papa Benedetto XIV e il senigalliese e tutt’altro che tiranno e oscurantista Pio IX.
Già il distinto nome assegnato dalla gente alla piazza, Garibaldi/Duomo, evidenzia il tiramolla culturale ed ideologico che ha subito e subisce. Garibaldi, avventuriere, eroe nazionale e Primo Gran Maestro della Massoneria, è nemico acerrimo e opportunista del coevo e principale antagonista, Pio IX, vero meritevole protagonista della piazza. Loro due sono protagonisti inconciliabili del travagliato parto dell’Italia Unita. Nella piazza, sulla facciata del Duomo si legge: PIUS IX PONTIFEX MAXIMUS SENOGALLIENSIS/ AEDIS PRINCIPIS FRONTEM AB INCHOATO EXSTRUXIT ORNAVIT/ AG MDCCCLXXVII. Nel palazzo antistante una lapide dice: A GIUSEPPE GARIBALDI/ VINDICE DEL DIRITTO DEI POPOLI/ QUESTA MEMORIA// LA MASSONERIA SENIGALLIESE 2 GIUGNO 1883.
Oltre alle riflessioni che genera sugli equillibri tra Natura e Cultura che la dialettica urbanistica e tenuta a raggiungere, in nessuna piazza d’Italia come nella riqualificata stupenda ed esemplare Piazza Garibaldi/Duomo di Senigallia può leggersi oggi la complessità della stagione storica legata all’Unità d’Italia e al Secolo dei Lumi che la rese possibile; nessuna è così emblematica degli strascichi e delle zavorre ideologiche che ancora sopravvivono ma anche delle verità storiche e delle riflessioni positive ancora possibili. Per la sua nuova e riacquisita bellezza e per le citate ragioni, sia i cittadini senigalliesi, sia il frettoloso turista o il più accorto viaggiatore, italiani e non, si godranno, ne sono sicuro, la loro visita.
“Arvedze a mèrcol ‘n bot”: “Benvenuto nella Rete e arrivederci a presto su carta, caro VARIE”; Ivrea (To), 22.3.2017
Con dispiacere assumo, pur conoscendo le varie ragioni, che questo numero sospende (mi auguro momentaneamente) la sempre benvenuta ed attesa edizione quindicinale su carta di VariEventuali. Un’altra nuova stagione (spero lunga quanto quella sulla carta) si apre per Varie nella Rete. La Rete è un quasi prodigioso strumento di condivisione che ha ampliamente dimostrato la sua necessità (ormai non potremmo farne a meno); ma la Rete può essere (se divenuta via di fuga o elemento di un piano B) anche un territorio pieno di sottili insidie e di vie senza uscita. Si apre quindi una nuova stagione non esente da incognite e nuove complessità e difficoltà che richiederanno la stessa testarda volontà e l’impagabile disinteressata collaborazione, ed anche l’impegno civile, che hanno dato le/i libere/i partigiane e partigiani (permettetemi qualificarli come penso che a molte e molti di loro piaccia) che hanno reso possibile la stagione su carta.
Come lettore sono stato un variedipendente; se ero in casa ogni mercoledi su due intorno all’una guardavo impaziente la buca delle lettere aspettando l’edizione su carta; alla fine della giornata avevo già letto tutto Varie. Tutto. Dalla prima all’ultima lettera. Anche se alcuni testi erano per me meno interessanti. Tutto. Se invece ero fuori aspettavo un po’ frustrato la disponibilità del pdf on-line.
Come redattore, cosa dire, devo ringraziare l’opportunità che Varie mi ha dato durante qualche decina di anni (come passa il tempo sulle persone e sulle cose!) accettando i miei variegati testi. Da parte mia io gli sarò fedele come lo sono stato ostinatamente finora e finchè potrò o finchè mi dicano basta.
E poi, dulcis in fundo, come lettore e come redattore, VariEventuali è stato per me, come spero continui ad essere, una vera e propria Figura del Piacere.
E’ questa un’occasione quanto mai giusta per dirlo.
Anche se per vari motivi uso molto la Rete, VariEventuali su carta è tuttora per me qualcosa a sè. Non è solo una questione di supporto. E’ qualcos’altro. L’edizione cartacea non è l’unica possibile ma so che mi mancherà. Come so che mancherà a molti altri lettori. Perciò “Benvenuto nella Rete e arrivederci a presto di nuovo anche su carta, caro VARIE”.
“Arvedze a mèrcol ‘n bot”
Paco Domene