Un movimento allo stato nascente alle prese con il corteggiamento di un “ceto politico che non si sente bene, non ce la fa da solo”
Anticipando di qualche giorno il dialogo aperto da “6000 sardine” con la lettera dell’1 febbraio al presidente del Consiglio Conte, il 28 gennaio i segretari dei circoli del PD dell’Eporediese (Ivrea, Banchette, Valchiusella, Strambino, Albiano, Montalto Dora, Caluso, Montanaro) e il Coordinamento del Canavese hanno scritto una lettera aperta alle sardine canavesane nella quale affermano che «il PD canavesano concorda con la sostanza delle proposte e soprattutto con la cultura che sottendono» le prime 6 richieste alla politica espresse “nella piazza di Roma e in altro occasioni”.
Quella del PD canavesano si dichiara esplicitamente «una chiamata civica alla politica», perché «il ceto politico non si sente bene, non ce la fa da solo, ha bisogno del vostro aiuto; si, proprio di voi volontari e cittadini attivi». E si conclude con la disponibilità «ad ogni confronto, nei modi possibili, permanenti o episodici, su temi generali e/o locali».
E’ del 31 gennaio la risposta delle “Sardine Eporediesi” che «ringraziano sentitamente il Partito Democratico locale per la disponibilità alla collaborazione», ricordando che, pur avendo una forte connotazione politica, «sono apartitiche» e sperano «di poter ampliare questo confronto anche con altre e varie forze politiche e associative». Concludono però che, come deciso a livello nazionale, intendono prendersi «qualche settimana di tempo prima di prendere qualunque decisione», rimandando a dopo il confronto col coordinamento nazionale che si terrà a Napoli «così da avere un atteggiamento armonico in tutto il territorio nazionale».
Buone intenzioni con qualche perplessità
Sono certamente buone le intenzioni e trasparente il modo del PD canavesano di rivolgersi in maniera diretta e pubblica alle “sardine locali”. Qualche perplessità suscita la dichiarata “concordanza” piddina con quello che viene indicato nella lettera come il punto 6 delle richieste delle sardine, “abrogare il decreto sicurezza” (peraltro l’unica richiesta concreta, essendo tutte le altre individuate dai piddini canavesani, più di comportamento che di sostanza) perché non si è finora avvertito un grande fervore in questa direzione da parte del PD, che pure da alcuni mesi è nella maggioranza di governo.
Ma, a parte buone intenzioni e perplessità, ciò che risulta evidente è il percorso che sembra indicare la lettera del PD canavesano: “siamo d’accordo, dialoghiamo e venite ad aiutare il ceto politico che, come esplicitamente si afferma nella lettera, «non si sente bene, non ce la fa da solo, ha bisogno del vostro aiuto»”. Un percorso che rischia di essere esiziale per un movimento allo stato nascente, pericoloso quanto e forse più delle continue avances di Zingaretti & C.Un movimento che, come si legge nella lettera a Conte, capisce «l’attenzione della politica parlamentare, ma – avverte – abbiamo bisogno di risposte e non di attestati di simpatia» e comincia a indicare alcuni fili di una rete da tessere: «a partire dal Sud, un filo un po’ maltrattato (…). Il secondo filo si chiama Sicurezza: sicurezza di un lavoro e sul lavoro, sicurezza di assistenza sanitaria, sicurezza di accesso ad un’istruzione di qualità. Il terzo filo si chiama Dignità della Democrazia».
Dal partito del Jobs Act, della cancellazione dell’articolo 18 dallo Statuto dei Lavoratori, dei decreti Minniti, dei finanziamenti alla Guardia Costiera della Libia “porto sicuro”, sarebbe forse utile arrivassero segnali di resipiscenza. Sarebbero propedeutici alle richieste di apertura di dialogo.
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