Neanche la mozione per istituire una commissione parlamentare straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo, proposta da Liliana Segre, può essere votata all’unanimità. La destra si astiene
Figure come la giovane Anne Frank e l’anziana senatrice Liliana Segre vengono derise e offese dai sostenitori, noti e ignoti, della destra italiana non già e non tanto per se stesse, per quello che sono, cioè come vittime della Shoah, ma per quello che esse rappresentano, ossia per la loro ebraicità. È questo l’aspetto più inquietante della questione, perché ancora una volta, nonostante la dura lezione del recente passato, si indulge a prendersela non con le persone, con i singoli individui, bensì con la loro presunta razza.
Da questo atteggiamento platealmente razzista, si desume che il fondamento della destra italiana, benché non lo si dica ancora apertamente, è rimasto immodificato: è rimasto cioè nostalgicamente fascista, perché continua ad opporsi a uno dei principi dell’Illuminismo, a uno dei cardini dell’etica kantiana, che dice di trattare le persone sempre come un fine e mai come un mezzo. Ebbene, umiliando e sfregiando l’immagine simbolica di quelle due persone, la destra fascista italiana non fa altro che usarla come mezzo per ribadire ancora una volta, dopo quasi un secolo dalla marcia su Roma, che il progetto illuminista e internazionalista, filocomunista e filoebraico, insomma il programma democratico che la sinistra, assieme alle altre forze antifasciste, ha voluto attuare in Italia con la sua bella Costituzione democratica e repubblicana, è e resta un progetto sbagliato. E ciò, secondo questa destra, esprime un giudizio che, nonostante i contorcimenti istituzionali sempre più difficoltosi e i giochi di palazzo, gli Italiani confermano quasi ad ogni turno elettorale.
Sarebbe pertanto auspicabile e legittimo per questa destra restaurare il progetto antitetico ad esso, ossia quello sovranista e neonazionalista, populista e neofascista, e quindi antidemocratico. In tutto il mondo, peraltro, a partire dalle vecchie e dalle nuove superpotenze, non mancano i modelli a cui ispirarsi e da cui, sfruttando la naturale dialettica tra esse, ottenere eventuali sostegni concreti. Ma per tornare al nostro strano Paese, che, da par suo, saprà certo plasmarsi un modello ad esso adeguato, magari sulla falsa riga del suo vecchio prototipo, l’auspicio è che questa nuova e probabile alleanza, questo nuovo asse, al quale orgogliosamente i sovranisti italiani credono di appartenere, non generi gli stessi risultati disastrosi che ha innegabilmente prodotto il precedente asse, sia sul piano militare che su quello economico.
La domanda pertanto è: vogliamo di nuovo diabolicamente ricadere nello stesso errore? Se la risposta è sì, sappiamo già perlomeno quello che ci attende. Ma se la risposta è no, allora una sola cosa sembra ci resti da fare per salvarci da questa possibile sciagura – Kant, l’illuminista, l’autore del saggio sulla Pace perpetua, il filosofo il cui intero arco di vita è stato contrassegnato da continue guerre, lo sapeva bene: insistere sulla cultura. Perché solo cittadini privi di memoria storica, di senso critico e di sensibilità possono assecondare propensioni miopi come quella stimolata ad arte dalla solita destra italiana fascista e velleitaria.
Se la nostra risposta è no, allora tra le priorità di governo, crisi o non crisi, ci deve essere assolutamente il sostegno all’istruzione e alla cultura. Giacché solo la cultura ci può salvare da questo putridume, da questa china arida e scivolosa.
Franco Di Giorgi
Il commento dell’ANPI di Ivrea
Di fronte a una donna come Liliana Segre, Testimone diretta delle atrocità nazi-fasciste, deportata ancora bambina, che nel raccontare (pacatamente, come Primo Levi) la sua vicenda, ha sempre esortato a non provare odio; di fronte alla figura di una donna saggia, dolce, pacata e gentile, esempio di una vita dedicata alla testimonianza e alla pace, i parlamentari del centro-destra si rivelano, appaiono, sono, figure meschine, volgari, portatori di odio, epigoni di quei tristi figuri che con i manganelli, l’olio di ricino, il razzismo, portarono il mondo dentro una guerra feroce, i cui semi sono ancora oggi sparsi nel fango.
Ed è dal fango che essi rispuntano come larve. Il loro odio, il razzismo, la xenofobia, il nazionalismo, il rifiuto del diverso e i metodi aggressivi, volgari li rivelano per quel che sono, e nessuna bestia merita di esser loro paragonata.
Se ne stiano pure seduti a rimuginare malanimo, se non sono capaci di empatia. Pretendono la libertà di poter esprimere il loro pensiero negazionista e filo-nazista. Proprio loro che, se avessero il potere pieno, censurerebbero tutti gli altri.
Ci si aspetterebbe che almeno i personaggi di destra più vicino a noi, nelle Amministrazioni, nei Consigli comunali, avessero pudore e dignità per dissociarsi, invece di fare a gara a chi è più servo.
Scusate, cari amici, il tono adirato, ma è tanta l’indignazione, altrettanta la paura per un futuro in cui questi figuri neri dovessero tornare a fare danni. Perché dopo aver solleticato la pancia più profonda e fascista del Paese, saranno costretti ad inventarsi altri nemici, nuove scuse per la loro insulsa incapacità. E a quel punto la rovina sarà totale.
Mario Beiletti