Comunicato Anpi Ivrea e Basso Canavese
Il “Giorno del Ricordo” è diventato una celebrazione egemonizzata dalla destra per dimostrare che i comunisti ed i partigiani slavi furono altrettanto feroci del nazismo, con una traballante equazione fuori da una attenta analisi storica. Quei fatti ebbero un loro aberrante “senso” o “non-senso” nelle difficili situazioni dell’occupazione fascista della Jugoslavia, della guerra partigiana titina, delle vendette, dei nazionalismi, nella difesa ad oltranza delle rispettive posizioni, nella guerra fredda che soffocò all’epoca ogni tentativo di conoscenza storica. Il risultato? I fascisti di oggi cavalcano le sofferenze di quei fatti.
A dimostrazione di ciò, anche ad Ivrea spunta la proposta di intitolare una via alle “vittime delle foibe”. Viene inviata al Consiglio comunale di Ivrea da esponenti della destra locale, in sintonia con altre analoghe spuntate in diversi comuni, a conferma del ritorno di un vecchio/nuovo fascismo. Essa serve solo a coprire il vuoto di valori e di progetti utili per i Cittadini.
L’Anpi puntualizza che il tragico problema delle foibe non può essere affrontato con le pur rispettabilissime emozioni degli esuli e con le contrapposizioni cavalcate strumentalmente dalle destre. Occorre invece continuare il dialogo con le famiglie e le associazioni interessate, per restituire serenità e riflessione ad un dibattito che troppo spesso ha finito per sfociare nell’apriorismo e nel pregiudizio, e per giungere ad una condivisione storiografica di quelle vicende che, ricordiamolo, vanno considerate per dimensioni storiche e cronologiche: differenti le foibe istriane del 1943 da quelle del 1945, ad esempio. Nel numero delle vittime vanno conteggiate sia quelle avvenute per mano fascista che quelle del periodo successivo alla caduta del fascismo ed oltre. Con lo stesso vocabolo vengono poi definiti episodi tra loro differenti come le stragi, le vendette politiche, l’eliminazione di oppositori nei campi di internamento…
Anche lo sterile utilizzo dei numeri non ci viene in soccorso: si passa dalle centinaia alle migliaia senza una adeguata distinzione tra l’appartenenza nazionale e la lingua madre, interrogativo difficile da risolvere in una terra di intensa eterogeneità. Oltre agli esuli italiani emigrarono anche croati e sloveni, non solo per motivazioni politiche, ma altresì per problemi di carattere economico, mossi dalla speranza di migliorare la propria situazione. È quindi evidente che fattori di tipo nazionale si compenetrarono con quelli economici.
Fra le vittime delle foibe vi furono torturatori fascisti, Partigiani, semplici Cittadini. A quali di essi intendono dedicare una via i promotori? Forse, prima, dovrebbero studiare, conoscere, strapparsi dagli occhi il velo d’odio che li acceca.
La proposta di intitolare una via alle vittime delle foibe dimostra senza ombra di dubbio la volontà di scatenare strumentalmente una campagna contro l’ANPI e contro l’eredità dei Partigiani, e bene farà il Consiglio comunale di Ivrea a non tenerne conto: troppi sono i segnali di più o meno mascherato fascismo che s’intravedono. Noi non ci faremo intimidire: continueremo, con la pazienza della ragione, sulla nostra strada per rispettare la verità storica, salvaguardare i valori della Resistenza, difendere la Costituzione.
8 marzo 2019
Il Direttivo della Sezione Anpi di Ivrea e Basso Canavese