“La speranza oggi ha il volto degli esclusi”

Cronaca e riflessione sulla manifestazione tenuta a Torino venerdì 20 e sul presidio permanente in Piazza Castello previsto fino al 3 novembre per sollecitare l’approvazione della legge sullo ius soli temperato e ius culturae attualmente ferma in Senato

Bella la manifestazione per lo ius soli a Torino venerdì 20 ottobre. Sarebbe sicuramente piaciuta a Filone d’Alessandria e a Pico della Mirandola. Nonostante l’aria venefica che quel mattino pesava sulla città, coinvolgente era soprattutto ascoltare gli appelli accorati delle persone che chiedevano una sola cosa: che il Parlamento, entro questa legislatura, rimetta mano alla legge sullo ius soli, sul diritto di cittadinanza per tutti quei ragazzi stranieri che abbiano compiuto i diciotto anni e che siano nati in Italia. Benefico per l’anima, tra l’altro, fare un bagno di moltitudine variopinta dopo giorni di grigia
solitudine.

Nonostante lo sciopero a singhiozzo di alcuni deputati e senatori, il Parlamento, preso da altre urgenze – quelle derivanti dalla discussa fiducia posta sul “rosatellum” – ha deciso di accantonare questa legge, proprio quando sembrava che si fosse ormai in dirittura d’arrivo. Poi, i soliti calcoli partitici in vista delle imminenti ‘alleanze’ hanno preso il sopravvento e allora è prevalsa la volontà di quelli che sono idealmente contrari a concedere quel sacrosanto diritto. Anche perché sanno bene che, una volta acquisito, con la cittadinanza, il diritto di voto, almeno nelle elezioni amministrative, quei nuovi cittadini italiani potrebbero modificare profondamente l’esito delle urne. Ma questi non ci stanno al gioco di correnti e controcorrenti sottomarine all’interno del ‘Transatlantico’ e allora gridano come possono, alle persone che per solidarietà accorrono nelle piazze, la loro rabbia per esser trattati come dei giocattoli in quei giochi politici sempre più squallidi.

Alcuni dei ragazzi in presidio permanente in Piazza Castello

Eppure – dice Luigi Ciotti in una intervista sul “manifesto” (21/10), in sintonia su ciò con Tito Boeri – “la speranza oggi ha il volto degli esclusi“. Perché “sono loro i messaggeri di un mondo di pace, dignità e benessere“. Sono loro i nuovi annunciatori del vangelo. D’altronde, la realtà di fatto, che precede sempre, come al solito, la realtà di diritto (era uno dei temi su cui insisteva Zygmunt Bauman), presenta già una comunità interreligiosa e plurietnica fatta di individui operosi che, con tutte le loro preziose diversità, convivono armoniosamente nella medesima città, nello stesso quartiere, negli stessi palazzi, nelle medesime scuole. Ecco, la scuola, ad esempio, – ha ribadito fra l’altro più di un oratore, prendendo spunto dalla presenza di numerosi studenti accorsi in Piazza Castello (tra le varie associazioni c’era anche l’Anpi) – costituisce, almeno in questo, volente o nolente, un modello di coesistenza sociale e culturale, un esempio di cui i politici dovrebbero tener conto per una sua concretizzazione giuridica. Ma il complesso e drammatico fenomeno migratorio, utilizzabile a seconda delle convenienze, fa sì che, almeno per il momento, il Parlamento italiano se ne stia ben chiuso nel suo impermeabile carapace, nel guscio protettivo del proprio Io. Il quale, come espressione del Soggetto occidentale, ha alle spalle tutta una storia che racconta, a tutti i livelli, la propria refrattarietà nei confronti di ogni genere di Tu. Il familiare darsi del tu, il “tutoiement” lo chiamano i francesi (che nulla ha a che fare con la
buberiana coppia Io-Tu), è usato dall’Io solo per avvicinarsi di più al Tu, ma non per rispettarlo nella sua differenza, ma solo per renderlo simile a se stesso, per ricondurlo, per ridurlo e per asservirlo a sé.
Oltre al canto romano-bizantino offerto dal coro Irini Pasi Ensemble nel pomeriggio della stessa giornata presso la libreria San Paolo di piazza Savoia, come contributo al superamento di questa antica diffidenza egoica verso l’Altro, si potrebbe ricordare anche una bella idea di Sarantis Thanopulos, secondo cui “Il desiderio è democratico: ama la differenza, la libertà e l’uguaglianza, si dissolve in loro assenza“(manifesto 21/10).

Franco di Giorgi