Il passaggio dal Gruppo editoriale GEDI a Ladisa non deve mettere a rischio livelli occupazionali, condizioni contrattuali, radicamento nel territorio e tradizione di indipendenza
«La verità è che un giornale locale è uno scrigno che custodisce l’anima di una comunità», scrive l’assemblea di redazione de La Sentinella del Canavese dopo la comunicazione da parte del presidente di Gedi della vendita, separata dal resto delle testate, dell’ultimo giornale locale del gruppo agli imprenditori Ladisa di Bari (grandi operatori a livello nazionale nella ristorazione collettiva, presenti da anni con mense e cucine anche in Piemonte, da un paio d’anni attivi anche nel settore editoriale con il quotidiano “L’edicola”).
Una verità che spiega l’attenzione e la preoccupazione dell’intera comunità locale per questo nuovo passaggio di proprietà dello storico giornale del Canavese.
Una cessione che arriva dopo quelle di tutte le altre testate locali passate da Finegil a Gedi e mentre sembra che prosegua la trattativa per la vendita dell’intero gruppo editoriale (la Repubblica, La Stampa, HuffPost, Radio Deejay, Radio Capital, Kataweb e altri media) al gruppo Antenna del magnate greco Theodore Kyriakou (tra i suoi soci un fondo di Mohammad bin Salman, il principe ereditario dell’Arabia Saudita che rapporti dell’ONU e della CIA indicano come mandante del brutale omicidio del giornalista Jamal Khashoggi).
Cessioni frequenti per casa Agnelli-Elkann che arrivano dopo quella di Magneti Marelli prima e di IVECO l’estate scorsa. Acquisizioni, fusioni, dismissioni e smembramenti che segnano una parabola iniziata alla fine degli anni Ottanta quando l’allora amministratore delegato Fiat, Cesare Romiti (quello della “marcia dei 40.000”) dichiarò che la scelta del gruppo era «differenziare gli investimenti», cioè non concentrarsi e investire sul comparto produttivo.
Non stupisce perciò che il presidente di Gedi, Paolo Ceretti, dica che «La Sentinella non è “core” per Gedi», come riferisce il comunicato dell’assemblea di redazione del giornale. Non lo sarà per Gedi, ma La Sentinella del Canavese centrale invece lo è per la comunità locale. Perché da 132 anni accompagna la vita civile e sociale del territorio, raccontando ciò che accade, l’operato delle amministrazioni locali, il lavoro, le imprese, la cultura, le tradizioni, lo sport di prossimità e questioni che non troverebbero spazio sui media nazionali.
Nell’epoca dell’informazione “fai da te”, delle notizie non verificate, degli algoritmi dei social media che veicolano solo ciò che già più ci convince e rafforza i nostri pregiudizi (“camere dell’eco”), risulta ancora più necessario un organo di informazione locale storico e professionale, col quale ovviamente concordare o dissentire anche radicalmente. Avendo però ben presente che rappresenta un pilastro fondamentale della democrazia, essenziale per la partecipazione civica, la trasparenza amministrativa e la coesione sociale.
Solidarietà dai giornali locali alla redazione de La Sentinella e tante dichiarazioni e preoccupazioni espresse in questi giorni praticamente da tutto il mondo politico e dalle amministrazioni del territorio che riconoscono il valore dell’informazione vicina ai cittadini.
Lunedì pomeriggio [alle ore 17 del 22 dicembre] il Consiglio Comunale di Ivrea discuterà due mozioni sulla vendita de La Sentinella. La prima presentata praticamente da tutti i gruppi consiliari (Viviamo Ivrea, Partito Democratico, Laboratorio Civico, Azione-Italia Viva, Lista civica Stefano Sertoli sindaco e Lista civica Progetto Ivrea), afferma che «la perdita di continuità o l’indebolimento de La Sentinella del Canavese costituirebbe un grave danno – sia materiale che immateriale – per il territorio: territorio che da oltre un secolo beneficia di un’informazione professionale, autorevole, indipendente e profondamente radicata nelle comunità». La mozione riprende poi la sostanza delle richieste dell’assemblea della
redazione de La Sentinella del Canavese che chiede che siano «garantiti i livelli occupazionali e gli attuali contratti, il radicamento del giornale nel territorio che racconta da 132 anni e la tradizione di indipendenza che è stata sempre garantita ad ogni quotidiano ex Finegil anche dal Gruppo Gedi». La seconda mozione è presentata dal solo gruppo Fratelli d’Italia, che evidentemente ha voluto distinguersi, con il titolo «La Sentinella del Canavese: patrimonio del territorio» e chiede all’amministrazione comunale di «monitorare le trattative in essere».
Che La Sentinella prosegua la sua attività sul territorio, senza essere trasfigurata, salvaguardando il radicamento locale, l’occupazione e le garanzie contrattuali e di indipendenza della sua redazione, riguarda tutta la comunità locale, non solo politici e amministrazioni locali, ma anche associazioni, lettori, sindacati, imprese. Lavoratori e lavoratrici de La Sentinella del Canavese devono sentire forte la vicinanza della comunità. E a loro va la piena solidarietà della redazione di varieventuali.
Due brevi osservazioni in chiusura:
1) Verificata ampiamente nei fatti la scarsa considerazione di Gedi (di John Elkann) per i giornali locali, si può coltivare la speranza che, seppur più piccolo, il Gruppo Ladisa possa nutrire o maturare (anche grazie alla pressione della comunità) maggiore considerazione e disponibilità?
2) Magari non ora, ma prima o poi dovremo interrogarci sulle caratteristiche della borghesia eporediese e canavesana, perché non è palesemente infondato il j’accuse di Liborio La Mattina (su La Voce del 13 dicembre) quando scrive «che questa partita l’hanno persa gli eporediesi, prima ancora di giocarla. Avrebbero potuto acquistarlo, quel giornale. Avrebbero potuto mettersi insieme. Avrebbero potuto provarci. Industriali, imprenditori, fondazioni, notabili, pezzi di borghesia che da decenni si fanno intervistare (…) e poi, quando c’è da mettere mano al portafoglio, spariscono».
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