Prende vita, su queste pagine, la nuova rubrica di Riccardo Bonsanto sul rapporto tra uomo e tecnologia e sulla domanda senza risposta che quotidianamente ci poniamo: sono più i danni o i benefici che la tecnologia si porta dietro?
Siamo attratti dagli smartphone allo stesso modo in cui le falene lo sono dalle lampade nelle buie e asfissianti notti d’estate.
Un fumetto e un lieve odor di bruciato, l’usuale epilogo.
Questa entrata ad effetto, cari lettori, anticipa e rende chiara l’idea (o almeno me lo auguro) di quel che sarà il macro-argomento trattato da questa rubrica.
Ci muoveremo, voi Dante e io Virgilio, nel teatrino dell’assurdo, nell’inferno quotidiano disseminato da social media, messaggistica istantanea e presunto sapere universale a portata di tasca.
Sono certo di muovermi perfettamente in questo pantano. Non ho le sembianze, né tantomeno l’età anagrafica, d’un vecchio filosofo barbuto coccolato dalle mura della sua torre d’avorio e di conseguenza non corro il rischio di sputare sentenze su di un mondo a me distante e incomprensibile.
Direi che assomiglio di più a un odioso e truculento batterio resosi immune a qualsiasi tipo di antibiotico.
Sono cresciuto tra pile di videogames, inscenato furti e sparatorie ipotecandomi le diottrie a GTA San Andreas, ho seguito con costanza almeno tre edizioni del Grande Fratello e lo stesso posso dire dell’Isola dei famosi.
Non c’è stata occasione in cui mi sia perso un solo cine panettone; ho amato follemente il wrestling e Takeshi’s Castle.
Seguo ancora attivamente il mondo calcistico e in annesso il gossip che si porta dietro, e m’imbambolo alle due di notte sui programmi spazzatura (dal banco dei pegni alle cliniche per obesi in via di redenzione).
Ho un uso abuso smodato dello smartphone e compaio sui maggiori social network.
Non si può dire ch’io analizzi questo mastodontico ribrezzante spettacolo gettandogli addosso bucce di banana dal loggione.
Sono come tutti voi un infetto.
Ma con il tempo ho imparato a controllare la mia scimmia sulla spalla. O quasi. Ci gioco assieme.
Questa rubrica servirà a confrontarci, se lo vorrete, e parlare trattando uno a uno dei vari intralci che la tecnologia (in particolar modo veicolata dagli smartphone) arreca come singoli e come società in quanto composta da pluralità di singoli.
E siccome ho aperto con una frase ad effetto, non mi resta che chiudere con una frase ad effetto.
Badate bene, queste nuove tecnologie stanno sì risolvendo una serie smisurata di problemi, facilitando in qualche modo la quotidianità, ma non più dei problemi che sta creando, danni a mio umile avviso irreversibili di cui si pagheranno le conseguenze tra qualche decennio. E allora, il gioco vale davvero la candela?
Il corso evolutivo ha fatto sì che gradualmente perdessimo la coda, lasciandocene un ricordo nel coccige, come testimonianza del fatto che le parti anatomiche in disuso, col tempo, vengono scartate.
Di questo passo, potrà, in un futuro lontano, dirsi lo stesso del cervello?
Riccardo Bonsanto