«Nessun intervento è di per sé risolutivo di tutte le problematiche, soprattutto nella sanità; nessun singolo intervento sostituisce la necessaria visione completa e d’insieme dei servizi fondamentali come quello della sanità per un territorio come il Canavese». Le proposte dei circoli del PD del Canavese
Il nuovo ospedale di Ivrea per il Canavese : I° livello con bacino di utenza 150- 300 mila persone
L’attuale ospedale di Ivrea è stato posto dalla Regione in classe A prendendo atto che le strutture di quello attuale non risultano idonee alle funzioni attuali e non ha strutture disponibili alla trasformazione o ad interventi di adeguamento intensivi e/o diffusi per cui é necessario avviare da tempo gli studi di fattibilità del nuovo ospedale, anche per superare la sua difficile raggiungibilità dall’esterno.
L’attuale ospedale è di I° livello (con DEA di I° livello) Spoke (con un bacino minimo di utenza di 150.000 persone e massimo di 300.000) che copre il distretto di Ivrea (65 comuni e 112.324 abitanti). A Ivrea, l’ospedale conta 236 posti letto in ricovero ordinario e 30 posti in day hospital per un totale di 11.172 ricoveri nel 2018 e 40.025 presi in carico dal pronto soccorso.
L’emergenza pandemica ha dimostrato a chi ancora non voleva capire che la configurazione attuale dell’ospedale eporediese non è più adatta alla sua funzione. Senza dimenticare i costi enormi per la manutenzione. Grazie ai consiglieri Avetta e Salizzoni, la situazione drammatica dell’ospedale eporediese è finalmente tornata in testa all’agenda della programmazione sulla sanità regionale. La possibile attuazione nei prossimi mesi del MES sanitario potrebbe inoltre creare le condizioni ideali per dare il via ad ingenti investimenti. I tempi saranno certamente lunghi (10 ai 15 anni) ma è giunto finalmente il momento di una seria riflessione su che tipo di sanità vorremo nel prossimo futuro. E questa riflessione deve partire non solo dall’individuazione del luogo dove costruire il nuovo ospedale ma anche, e soprattutto, da quale tipologia di servizi dovrà offrire.
La proposta formalizzata finora è stata quella di localizzarlo nell’area ex Montefibre, a cui dovrebbe essere garantita una adeguata accessibilità. Altre ipotesi sono state recentemente avanzate. Ma lee variabili da considerare per la ricerca di un sito e per la progettazione del futuro ospedale sono moltissime.
Una cosa è chiara: la scelta del sito, anche alla luce di nuove ipotesi più o meno sensate, di un futuro ospedale che interessa tutto il territorio canavesano, che comporterà un investimento superiore ai 100 milioni, che dovrà garantire un servizio adeguato per i prossimi 50 anni, non può essere presa sulla base di “impressioni”, scelte campanilistiche, spinte avulse dalla realtà sanitaria, condizionamenti di vario genere.
I circoli del Canavese del Partito Democratico ritengono indispensabile che l’assemblea dei Sindaci dell’Asl To4 dia incarico a dei tecnici di verificare le proposte oggi in campo, ma eventualmente anche altre perché la scelta deve rispondere a precise esigenze:
– partendo dalla funzione vera che dovrà svolgere l’ospedale canavesano e non ipotesi insensate (un Hub ospedaliero eroga servizi diagnostici e terapeutici ad alta complessità e già sono stati individuati in Piemonte e non ha senso parlarne qui)
– da quelle cliniche (la cronicizzazione delle patologie, la specializzazione delle cure, ad esempio oncologiche, la diversificazione delle terapie)
– a quelle geologiche e di verifica dell’inquinamento dei terreni
– a quelle strutturali (viabilità, spazi ampi necessari a garantire una facile accessibilità a tutti i mezzi, anche l’elicottero…).
– un posizionamento che veda Ivrea come punto centrale di un cerchio all’interno del quale individuare la posizione.
Quindi solo quella dei tecnici può essere la sede corretta in cui valutare la localizzazione del nuovo ospedale di Ivrea per il Canavese e parallelamente si dovrebbe, come abbiamo già chiesto come PD e come sottolineano i Sindaci del Canavese Occidentale e della Val Chiusella, tenere in considerazione la necessità di riprogettare il ruolo dell’ospedale di base di Cuorgnè e l’utilizzo della struttura di Castellamonte.
L’ospedale di Cuorgné: ospedale di base da valorizzare
L’ospedale di Cuorgnè (43 comuni e 188.583 abitanti) è un Ospedale di base con pronto soccorso semplice in area disagiata, in cui ci sono 98 posti letto ordinari e 23 in day hospital. Al pronto soccorso, nel 2018, sono stati presi in carico 16.984 cittadini.
L’ospedale di Cuorgnè è stato attualmente classificato in classe C dalla Regione (strutture che risultano sostanzialmente idonee all’uso corrente, con una valenza anche attrattiva nell’ipotesi della trasformazione per il conferimento di nuove funzioni o per l’ampliamento delle attività attuali – strutture non critiche e flessibili) che comporta la conferma del ruolo attuale nella rete ospedaliera e mantenimento delle funzioni attuali.
La sinergia tra il nuovo ospedale del Canavese ed un eventuale modifica di questo presidio di un PS ad alta capacità con DEA degenza e potenziamento delle strumentazioni radiologiche potrebbe creare una qualità di servizi in un’area montana disagiata che si ripercuoterebbe positivamente anche sulle ospedalizzazioni nell’HUB di riferimento (San Giovanni Bosco) e su gli altri ospedali Spoke (Canavese, Chivasso e Ciriè).
Il presidio ospedaliero di Castellamonte
Per affrontare bene le scelte sanitarie si dovrebbe partire anche dai temi strettamente medici come, ad esempio, quello della cronicità in una popolazione destinata ad invecchiare sempre più. Il dato previsionale epidemiologico stimato per il 2038 prevede in Piemonte un aumento della popolazione tra i 65-74 anni del 27,7% e della popolazione sopra i 75 anni del 24% mentre i giovani sotto i 18 calano del 11,9% e quelli tra i 45 e 64 anni del 19,6% con una aspettativa di vita in crescita.
E’ in questo contesto che si deve inserire una riflessione sul Presidio Sanitario di Castellamonte (non più censito come ospedale dalla Regione) che può avere insiti spazi di utilizzo interessanti anche per situazioni eccezionali.
La medicina territoriale deve essere ripensata e potenziata.
Ma è l’intera medicina territoriale di base che deve essere ripensata, irrobustita, potenziata, per dare una assistenza più ampia ai malati sul territorio, definendo anche nuovi servizi, in un rapporto con i gruppi che effettuano interventi di assistenza, associazioni di volontariato.
Il PD chiede ai Sindaci e agli Amministratori di fare della sanità, in una visione completa, uno dei loro oggetti di confronto e di richiesta di partecipazione attiva per la collaborazione alla creazione di questo piano pandemico del territorio e delle scelte strutturali di cui si è parlato prima. Per gli Amministratori comunali la salute deve essere una priorità.