A partire dalle ore 17 di martedì 13 Giugno, in Sala Santa Marta, si è tenuto un incontro di presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare connessa alla campagna “Ero straniero: l’umanità che fa bene“. Seguirà un banchetto sabato 24 giugno allo Zac per la raccolta firme
La campagna, a cui il comune di Ivrea ha aderito con un ordine del giorno del 24 Maggio, è stata avviata nell’Aprile 2017 e si propone non solo di abolire la Bossi-Fini e superarne i paradossi legislativi, ma anche di promuovere una narrativa del fenomeno migratorio diversa da quella predominante.
L’incontro di martedì è stato moderato da Armando Michelizza dell’Osservatorio Migranti e promosso da quest’ultimo oltre che dal Comune di Ivrea e la Consulta Immigrazione. Sono intervenuti l’assessore Augusto Vino ma soprattutto Valeria Ferraris, giurista dell’ASGI (Associazione Studi Giuridici Immigrazione) e principale oratrice della serata.
Ferraris ha esposto nel dettaglio gli otto punti che compongono la proposta di legge, intitolata: “Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari“.
La proposta di legge tocca diversi temi centrali al dibattito sull’immigrazione, in primis i meccanismi che regolamentano il rilascio dei permessi di soggiorno. Tra i punti della proposta, infatti, ci sono l’introduzione di un permesso di soggiorno temporaneo che permetterebbe anche a cittadini non comunitari di cercare lavoro in loco e la reintroduzione del sistema dello sponsor. Due modifiche che agevolerebbero l’entrata legale di molti migranti nel nostro Paese e garantirebbero loro delle possibilità più eque sul mercato del lavoro.
Ferraris e Michelizza hanno infatti sottolineato come il rilascio di un permesso di soggiorno lavorativo in Italia (ma anche in molti altri paesi) sia attualmente regolato da meccanismi paradossali: per ottenere un permesso è necessario avere un regolare contratto di lavoro, ma non è legalmente concesso trascorrere del tempo sul territorio italiano per ricercare lavoro. Per entrare regolarmente sul nostro territorio come lavoratore, il migrante non comunitario sarebbe quindi costretto a firmare un contratto in Italia prima ancora di lasciare il proprio paese.
La proposta di legge suggerisce anche di regolarizzare gli stranieri in situazioni di soggiorno irregolari ma “radicati”, ovvero in possesso di una casa, un’attività lavorativa o dei legami famigliari sul territorio italiano. Un ulteriore passo in avanti è rappresentato dal punto che abolisce il reato di clandestinità.
I restanti punti del documento toccano temi come lavoro, sicurezza sociale, diritto alla salute e alla partecipazione alla vita democratica, con una serie di proposte che diminuirebbero il divario tra i diritti concessi ai cittadini comunitari e quelli concessi ai non comunitari.
Ma per quale motivo si è sentito il bisogno di questa iniziativa? Le possibilità che una proposta di iniziativa popolare si trasformi in legge sono ben poche. Ma Ferraris ci ha ricordato come non siano soltanto leggi diverse ad essere necessarie, ma anche narrative e racconti di un’immigrazione che non è, nella realtà dei fatti, così come si presenta nell’immaginario di troppi italiani.
Questa proposta di legge mette in luce i paradossi e le perversioni di un sistema legislativo che è prima di tutto fabbrica di clandestinità, disoccupazione e tensioni sociali. Cambiare le cose non significherebbe, come ritengono in molti, aprire le porte a un’invasione. Si tratterebbe, invece, di una risposta al bisogno di direzionare in modo più equo e produttivo un flusso di esseri umani che non solo dovrebbero avere diritto a rifarsi una vita lontano dal proprio Paese, ma che rappresentano una risorsa preziosa per il nostro.
L’incontro ha visto un’ampia partecipazione, particolarmente numerosa e sentita da parte di diversi richiedenti asilo che risiedono sul nostro territorio. Sono stati proprio loro i due interventi che hanno concluso la serata:
«Quando una madre mette suo figlio su un barcone e lo manda in un altro paese, senza sapere se arriverà vivo o morto, c’è un motivo. Ognuno di noi ha molta voglia di vivere con la propria famiglia. Se un figlio lascia la sua famiglia, il suo paese, secondo voi perché lo fa?
Quando arriviamo in Italia ci danno una casa, un aiuto, e ci mandano addirittura a fare un corso di italiano. Ma dopo due, tre anni, se non ti viene riconosciuto l’asilo politico sei costretto ad uscire dal progetto e ti ritrovi senza documento, senza casa, senza lavoro. Sentiamo di tanti giovani come noi che finiscono a spacciare droga o peggio. Lo fanno perché non possono lavorare, non possono cercare un lavoro. Ma se non hanno un lavoro come possono vivere?
Immaginate. Vivi in un paese per due, tre anni. Fai un percorso di integrazione, studi la lingua, e poi ti dicono che in quel paese non ci puoi più restare, che devi tornare subito nel paese da cui sei scappato. Che cosa pensi? Che cosa senti?»
È possibile firmare per la proposta di legge presso i municipi di Ivrea, Albiano, Azeglio, Banchette, Bollengo, Borgofranco, Burolo, Caluso, Cascinette, Chiaverano, Colleretto G., Cossano, Montalto Dora, Palazzo, Parella, Pavone, Piverone, Romano, Salerano, Samone, Strambino, Verolengo; in genere negli Uffici Anagrafe, nel caso di Ivrea presso l’URP.
Possono firmare i cittadini italiani, maggiorenni e con diritti civili, muniti di documento d’identità. È inoltre consigliabile, anche se non obbligatorio, firmare presso il Comune in cui si risiede e si è iscritti nelle liste elettorali.
Verrà allestito un banchetto per la raccolta delle firme anche sabato 24 Giugno verso le 17,00 allo ZAC, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato del 20 giugno.
Elisa Alossa