Una nuova e importante sfida per lo Zac!
Era maggio 2016 quando, dopo una assemblea soci, alcuni membri della cooperativa Zac! hanno sentito la necessità di confrontarsi con il tema del fare politica: cosa significa, quanta distanza (eventualmente) mettere con la politica dei partiti, quanta disponibilità per sognare una politica nuova. Si è creato un gruppo di lavoro che ragionasse per capire come il progetto Zac! potesse rapportarsi alla politica, senza per questo schierarsi, ma affrontando il tema anche in relazione al suo essere spazio pubblico. Il gruppo è partito dalla consapevolezza di non poter essere neutrali, laddove per neutralità non si intende il non dichiarare appartenenza o suggerirne una, ma bensì l’impossibilità di compiere scelte che non abbiano implicazioni, seppur fatte in ambiti non strettamente politici. Ci si è chiesti dunque quanto determinate scelte di “stile di vita” siano da considerarsi espressione di una politica attiva tanto quanto quella fatta nelle “apposite stanze”.
Parallelamente il ragionamento si è anche esteso alle modalità di relazione/interazione con gruppi direttamente coinvolti nell’arena politica in senso stretto.
L’idea era quella di creare una base, una sorta di terreno comune dal quale partire per poi allargare il discorso, un manifesto che dettasse le linee guida all’interno delle quali potersi muovere.
Durante le riunioni che si sono susseguite (a partire da giugno 2016) il gruppo di lavoro si è confrontato sui percorsi passati e presenti, ha raccolto idee, suggerimenti, suggestioni, per arrivare ad elaborare una forma che potesse iniziare a riappropriarsi della politica come mezzo per organizzare la vita di una comunità, alla portata dei cittadini, come dovrebbe essere, e come adesso pare non essere più. Si è preso atto di un allontanamento, un volersi tenere fuori da certi schemi, che a lungo andare, però, rischiava di creare una frattura anche tra coloro che frequentavano e partecipavano contemporaneamente alle attività dello Zac! e a quelle di altre realtà.
Era necessario partire e si è deciso di farlo attraverso una serie di incontri che aprissero le porte all’argomento in senso generale, cioè affrontando alcuni nodi cardine: la democrazia, il voto e i partiti. Ed è così che è nata l’idea di una palestra, un luogo (non solo fisico) nel quale potersi allenare, nel quale riprendere familiarità con la politica, ricominciando da zero.
In tutto questo è stata fondamentale la conoscenza della Scuola per la Buona Politica di Torino, nata nel 2007 sull’onda di quella romana nata l’anno precedente, e di Valentina Pazè, docente di Filosofia Politica all’Università di Torino. Grazie al suo intervento durante una riunione, si è deciso di organizzare i primi tre incontri: A cosa serve la democrazia – 16 marzo- con Valentina Pazè, A cosa serve votare – 20 aprile- con Francesco Pallante e A cosa servono i partiti – 19 maggio – con Antonio Florida.
Si spera in una partecipazione numerosa e ci si augura di aver aperto un varco importante e utile a tutti, per capire meglio come si è arrivati fino a qui e come ci si potrebbe muovere oltre.
Lisa Gino