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Si è tenuta lo scorso 4 settembre a Torino l’udienza del riesame per alcuni dei 31 tra studenti e studentesse denunciati per i fatti avvenuti il 13 febbraio all’Università.

I FATTI DI FEBBRAIO

Il 13 febbraio scorso al Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino si svolge un convegno intitolato “Fascismo, colonialismo, foibe”, autorizzato dall’istituzione universitaria e promosso da alcune sezioni dell’Anpi (Nizza Lingotto, 68 martiri di Grugliasco, V sezioni riunite, Nichelino) e dal Comitato delle Mamme in piazza per la libertà del dissenso.
Al convegno viene invitato l’attore e attivista per i diritti umani Moni Ovadia ed è prevista la proiezione del documentario della Bbc The fascist legacy (L’eredità fascista), acquistato dalla Rai oltre 25 anni fa, doppiato a cura del regista Massimo Sani, ma mai messo in onda.
Durante lo svolgimento del convegno arriva un gruppo di neofascisti del Fuan (gruppo neofascista vicino a Fratelli d’Italia), scortato da tre camionette della celere con agenti in tenuta antisommossa e inizia un volantinaggio; immediatamente numerosi studenti si contrappongono al grido di “Fuori i fascisti dall’Università”. Seguono cariche di alleggerimento da parte delle forze di polizia e l’arresto di alcuni antifascisti. Il 23 luglio vengono notificati tre arresti domiciliari, sette misure di divieto e obbligo di dimora nel comune di Torino e nove obblighi di firma quotidiana.

L’UDIENZA DEL  4 SETTEMBRE

L’udienza del riesame termina nel pomeriggio del venerdì dopo quasi quattro ore e già lunedì se ne conosce l’esito, quasi fosse stato già scritto. Va sottolineato che era stato calendarizzato un tempo pari a un’ora e mezza, per una seduta che prevedeva 19 posizioni al vaglio e quattro interventi della difesa più quello del PM. Difatti i giudici sono intervenuti più volte chiedendo agli avvocati di “tagliare corto”. Tutte le istanze della difesa sono state respinte (per la precisione, una soltanto delle diciannove misure notificate viene trasformata da divieto di dimora in obbligo di firma). Nessuna possibilità di visionare i filmati, come richiesto dalla difesa  in quanto la maggior parte delle accuse sono basate su filmati. Benché accertato che uno degli accusati si trovava il giorno della protesta a Verona in uno studio dentistico non è caduta la misura nei suoi confronti.
A sostegno degli accusati e delle accusate è stato organizzato un presidio davanti al Palazzo di Giustizia (con distanza e mascherine) da: Associazione Mamme in Piazza per la Libertà di dissenso, ANPI “68 Martiri” Grugliasco, Anpi Nizza Lingotto, Anpi V Circoscrizione Torino, ANPI Nichelino – Sez. Concetto Campione, Anpi Venaria, ANPI Torino – Sezione Fernando Gattini, ANPI Villastellone Sez Alasia, ANPI Sez. Foresto-Bussoleno-Chianocco (hanno aderito singole sezioni e non l’Anpi provinciale)

QUALCHE CONSIDERAZIONE

Ad oggi quindi non è dato sapere quanto dureranno le misure cautelari. Non sussistendo pericolo di fuga né di inquinamento delle prove rimane il supposto pericolo di reiterazione del reato unico da parte dei soggetti indicati come socialmente pericolosi. Tutto è rimandato alla prossima richiesta di revoca e alla possibilità che il tempo trascorso ai domiciliari abbia svolto la sua funzione di deterrente. Una questione, quella dell’uso delle misure cautelari, su cui sarebbe utile riflettere. Negli anni trascorsi ad esempio, rispetto al movimento No Tav, la Procura di Torino ha spesso fatto ricorso alle misure cautelari come a una sorta di pre-condanna, con l’obiettivo di far abbandonare le istanze di lotta.

LE INIZIATIVE SEGUENTI

Venerdì 11 settembre studentesse e studenti dell’Università di Torino si sono nuovamente presentati in Rettorato per chiedere che le alte cariche dell’ateneo si assumano le proprie responsabilità. “In un momento storico come questo – affermano in un comunicato – in cui ci stiamo confrontando con una pesantissima emergenza sanitaria e sociale, in cui razzismi e fascismo sono all’ordine del giorno. sembra assurdo che l’Università non riesca ad esprimersi sul fatto che 20 studenti e studentesse siano attualmente sottoposti a misure cautelari per aver contestato un’organizzazione fascista come il Fuan all’interno dell’ateneo, un luogo che dovrebbe essere spazio di cultura e di sapere.
Ma anche su questo viene da domandarsi di che tipo di sapere stiamo parlando, dato che in concomitanza con l’esecuzione degli arresti è stata messa sotto sequestro l’Aula C1 Autogestita, luogo in cui il Sapere è qualcosa che si costruisce collettivamente, tramite assemblee, confronti, scambi e pratica, un sapere sicuramente di parte: quello dell’Antifascismo, dell’Antirazzismo e dell’Antisessismo.
Vogliamo che il rettore faccia una richiesta formale per il dissequestro dell’Aula C1, vogliamo che al Fuan non venga data mai più legittimità di poter agire da parte dell’Università, vogliamo che per gli studenti e le studentesse sottoposte a misure cautelari sia restituita la libertà di frequentare l’ateneo ma anche, e soprattutto, di riavvicinarsi ai propri cari e ai propri affetti.
Durante tutta la discussione, quando abbiamo fatto presente che la gestione dell’Università negli ultimi mesi è stata del tutto inadeguata a far fronte alla pandemia, ad offrire dei servizi adeguati, a farsi carico della crisi economica che la stragrande maggioranza delle studentesse e degli studenti sta affrontando, le risposte sono state perlopiù evasive e parziali, se non inaccettabili, tanto che in un’occasione ci siamo sentiti rispondere che stanno facendo il “meno peggio possibile”, risposta emblematica: evidentemente gli standard delle alte cariche dell’ateneo si basano sul “meno peggio”, anche se non ci stupisce considerando gli agghiaccianti danni e pessime figure che l’università sta accumulando. Ieri, come oggi, in rettorato non abbiamo trovato che parole al vento, commenti irrisori e nessuna disponibilità al dialogo, tant’è vero che dopo qualche domanda “scomoda” la prorettrice ha dichiarato chiuso il tavolo lasciando la stanza. Sono passati mesi, il momento delle richieste e delle domande è scaduto da tempo, adesso pretendiamo delle risposte e delle prese di responsabilità”

Sono venuti dei fascisti o neo-fascisti a fare una gazzarraha commentato Moni Ovadia, relatore di quella giornata – e sono stati contrastati da antifascisti. Come sempre quelli sanzionati sono gli antifascisti. Questa cosa deve finire una volta per tutte. Qualsiasi apologia, ricostruzione, manifestazione di fascismo è proibita dalla nostra Costituzione, è illegale nel nostro Paese. Si faccia capire una cosa una volta per tutte. 
Anche il fumettista ZeroCalcare ha manifestato con un video la sua solidarietà. Sulla pagina Facebook del Collettivo Universitario Autonomo sono raccolti numerosi interventi degli studenti e delle studentesse fermati.

Simonetta Valenti