Cronache elementari
Quando ero una bambina e ancora non sapevo che avrei fatto la maestra, la sera, a tavola, ascoltavo con occhi sbarrati i racconti di mio padre sulla guerra, che lui aveva vissuto da bambino: le luci blu del coprifuoco, le corse ai rifugi, le bombe e la paura, la fuga verso la campagna con un materasso e una gallina, la fame.
Quei racconti hanno accompagnato la mia crescita e li ho fatti miei, per poi narrarli a mia volta ai miei figli, e ai miei alunni, quando parlavamo di guerra in occasione della Giornata della Memoria o del 25 aprile.
Ma in questi giorni la guerra si è fatta più vicina e reale, e una mattina Samuele si è avvicinato a me in classe e sottovoce mi ha chiesto “È vero Betta che forse sta scoppiando la terza guerra mondiale?” E allora di guerra abbiamo DOVUTO parlare, senza utilizzare il libro di Musetta e Flonflon o il racconto della Portinaia Apollonia, che negli anni scolastici passati ci hanno aiutati a capire guerre lontane nello spazio e nel tempo, ma guardando la cartina dell’Europa, oggi.
E siamo partiti da loro, dai bambini da quello che già sapevano su questa guerra: Putin vuole comprare un pezzo di Ucraina – Gli Stati Uniti sono ficcanaso e in questa guerra contano i soldi – Putin mette in allertazione il sistema nucleare – Mia nonna della Romania dice che lì stanno arrivando tantissime persone e lei ha una casa in Ucraina e non ci può più andare – Putin ha paura dell’America – La guerra potrebbe arrivare anche in Italia – Io non so niente di niente…
In due ore abbiamo parlato di URSS e di NATO; di Europa e di gas; di popoli che ancora si spostano e combattono, come quelli che stiamo studiando in Storia; di confini che vediamo sulla carta politica ma che non esistono davvero sul terreno; della complessità e di come il mondo non possa essere diviso tra buoni e cattivi, supereroi e mostri, come accade invece nei videogiochi o nei cartoni animati; delle responsabilità di chi è al potere e decide della vita e della morte di altre persone. E della possibilità di aiutare concretamente, del desiderio di pace. Alla fine ognuno ha scritto una riflessione sul proprio quaderno, e leggendo quelle righe ho sorriso, trovando Putting e l’ ANATO, ma anche il commento puntuale di Paolo, che sull’argomento sapeva già moltissimo e che ha dichiarato: “Questo lavoro di geopolitica è stato molto interessante!”
Poi abbiamo letto e scritto la poesia di Rodari, La luna di Kiev, e forse ancora non tutti i miei alunni sanno dove si trovi il Perù, ma Kiev sì, ora lo sanno dove si trova.
Betta Dolcemiele – Maestra
Chissà se la luna
di Kiev
è bella
come la luna di Roma,
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella…
“Ma son sempre quella!
– la luna protesta –
non sono mica
un berretto da notte
sulla tua testa!
Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto”.
Gianni Rodari