Nell’anteprima del festival La grande invasione lo scrittore francese riempie il Teatro Giacosa
Daniel Pennac presenta al Teatro Giacosa di Ivrea, il 20 maggio 2017, il nuovo romanzo della saga Malaussène, Il caso Malaussène. Mi hanno mentito (Feltrinelli, €18,50). Sul palco con lui Gianmario Pilo e l’interprete Sonia Folin. L’incontro è l’ultima serata di preparazione al festival della lettura La Grande Invasione, che si tiene in città dall’1 al 4 giugno.
Il libro è ambientato trent’anni dopo le vicende del primo libro del ciclo, Il Paradiso degli orchi (1985), e ha inizio con il rapimento del ricco uomo d’affari Georges Lapietà. La vicenda genera un equivoco di cui, come al solito, cade vittima il protagonista Benjamin, che conserva il ruolo e la maledizione di capro espiatorio.
La vicenda della famiglia Malaussène è calata in una Francia rappresentata in mano alla decadenza dei valori, al desiderio di denaro e alla corruzione. Pennac si sofferma a lungo sulla nuova Francia raffigurata nel libro: “Nel mio Paese negli ultimi sei mesi ci sono stati dei partiti politici suicidi, che si sono disgregati per un motivo, ossia perché erano diventati la loro stessa finalità. La priorità di questi gruppi consisteva in quello che riguardava i loro stessi interessi e nient’altro, per esempio le lotte intestine. Non c’è più il partito comunista, che è stato assassinato dal partito socialista, e nemmeno quello socialista, sostituito da quello di centro sinistra. La mia idea è questa: appena si è eletti, il primo obiettivo da perseguire è il senso del bene pubblico, che corrisponde alla morale. In questi partiti non era più in primo piano la protezione di questo bene pubblico.”
Nella nuova nazione in cui il romanzo è ambientato, tuttavia, è avvenuta l’elezione di Macron. Pennac menziona l’evento con ammirazione: “La motivazione per cui un gruppo di giovani ha fregato questi partiti dissolti si riconduce proprio al discorso della morale, dal momento che questo gruppo ha mostrato di avere un senso del bene pubblico. Un senso perlomeno apparente, ma vedremo. L’elezione è stata inaspettata per gli altri partiti, dovevate vedere la faccia dei vecchi: erano a pezzi perché non si aspettavano di essere scacciati.”
La dimensione del cambiamento è l’elemento posto al centro di ogni pagina nel romanzo, è il problema da analizzare. In un’intervista su Il Venerdì di Repubblica del 14 aprile Pennac chiarisce la finalità del libro: “Se ci si limita al registro della fantasia, tutto perde senso. Con il nuovo romanzo voglio invece dire qualcosa di preciso su questo nostro mondo, su questa nostra democrazia che sembra sfaldarsi ogni giorno un po’ di più.” Attraverso la narrazione, il lettore viene a contatto diretto la trasformazione della politica e del mondo, un fenomeno che è francese ma non solo. L’autore nell’intervista considera l’affermazione dei populismi, dei leader autoritari e violenti, ma anche “l’invasione delle nuove tecnologie, la fine di alcune professioni, la finanziarizzazione dell’economia.” Questa è la componente centrale de Il caso Malaussène.
Dall’altra parte, la componente letteraria e l’inconfondibile marchio Malaussène. Non un libro piegato all’unico obiettivo di raffigurare un problema, ma un romanzo nel modulo della saga, una forma di libro elaborata e originalissima. Pennac si serve di tutti gli strumenti letterari e dell’invenzione che hanno marcato la saga di Belleville, che hanno reso inimitabile il ciclo dei romanzi. La novità è che i personaggi vivono, proseguono la vita e come tutti sono invecchiati. “Benjamin ha trent’anni in più” spiega Pennac. “A un certo punto della vita s’invecchia e molte cose iniziano a non funzionare più, io ho l’Alzheimer dalla nascita e ora non ricordo nulla. Ogni mattina guardo bene mia moglie e le chiedo: tu chi sei? Questo per dire una cosa: Benjamin è invecchiato come me.” Il caso Malaussène mostra che i personaggi esistono e che invecchiano allo stesso modo dell’autore e di tutti. Il libro è un tributo alla scrittura di romanzi perché ricorda che i personaggi sono vivi. Pennac conclude: “Quello che è cambiato, rispetto ai libri precedenti, è che Benjamin e Julia possono andare in vacanza in un luogo diverso, in cui ci sono soltanto loro. In questo luogo forse ci siamo anch’io e mia moglie: li incrociamo, ma non ci parliamo
”.
Pennac tratta anche del momento della lettura: “Quando leggiamo siamo in un momento d’isolamento e insieme di comunicazione. Per esempio, questa mattina mi sono messo a leggere Čechov da solo. E’ un privilegio essere soltanto tu e l’autore. Ecco, l’unica cosa di cui avevo voglia in quel momento era di parlarvene. In questo senso avviene un momento di comunicazione: l’obiettivo finale della lettura è condividerla. Nel momento stesso in cui leggiamo una pagina nuova, sentiamo l’intento di condividerla e il desiderio che altri leggano. Nella società consumistica in cui viviamo, il libro è l’unica cosa che consumiamo senza esserne proprietari.”
Il caso Malaussène. Mi hanno mentito rappresenta il potenziale di cui è capace un lavoro letterario, rappresenta l’impatto che un libro esercita sul lettore riguardo a un problema, il cambiamento in questo caso. Il libro allo stesso tempo è la conferma delle possibilità della letteratura, che dà vita a personaggi che vivono come noi. Da quest’incontro, inoltre, abbiamo imparato che possiamo incontrare Benjamin Malaussène e Julia in un luogo isolato: li incrociamo, ma non li salutiamo.
Elia Curzio