Primo appuntamento con il ciclo di incontri organizzati da Laboratorio Civico
Oltre settanta persone si sono incontrate la mattina di sabato 14 novembre sulla piattaforma digitale Meet per partecipare all’incontro “La Comunità che cura”, organizzato dall’Associazione Laboratorio Civico Ivrea. Questo è stato il primo di un ciclo di tre incontri, denominati “La comunità che…”, per riflettere sulla Comunità eporediese, analizzando alcune delle diverse declinazioni in cui questa è attiva nel nostro territorio.
La valorizzazione delle esperienze associative e di cittadinanza attiva presenti sul territorio, nonché la loro messa in rete attraverso il confronto e la contaminazione reciproca sono alcuni degli obiettivi di Laboratorio Civico. Il punto di partenza che ci ha portato a definire tale obiettivo è la convinzione che si debba lavorare per ricostruire le connessioni tra tessuto sociale e politica, due ambiti che devono tornare a conoscersi, ad ascoltarsi e a integrarsi. Crediamo, infatti, che per costruire una comunità siano necessarie, da una parte, le esperienze attive che operano sul territorio e, dall’altra, una leadership positiva di chi amministra, che deve sapere cogliere la ricchezza di tali esperienze e soprattutto strutturare una vera e propria collaborazione con esse. Solo in questo modo si può realmente costruire una nuova modalità di gestione della cosa pubblica ed è in questo filone di riflessione che nasce il ciclo di incontri “La comunità che…”.
L’incontro ha evidenziato che Ivrea è ricchissima di realtà che si occupano attivamente di cura e che costituiscono delle vere e proprie esperienze pionieristiche e di eccellenza, moderne e innovative. Tanti esempi che rappresentano un’immagine nitida di cosa può accadere quando la forza del pubblico si unisce alla grande elasticità e alla dedizione del non profit.
L’Associazione Alzheimer La Piazzetta che, oltre ad avere portato sul territorio l’esperienza olandese del “caffè Alzheimer”, è riuscita a far riconoscere Ivrea con il titolo di città “Dementia Friendly”.
L’Associazione Parkinsoniani del Canavese che risponde ai bisogni dei malati, delle loro famiglie e divulga informazioni sulla malattia. Grazie allo spazio messo a disposizione dal Comune di Banchette, a una donazione di privati e a una raccolta fondi attraverso un libro scritto dal suo presidente, sono riusciti a costruire una palestra con attrezzature specifiche, unica nel suo genere in tutta Italia.
L’esperienza nata presso la Casa dell’Ospitalità del Recovery College, mutuata dal Regno Unito, dove si approccia la malattia psichiatrica in modo estremamente innovativo, ponendo al centro il paziente, la sua famiglia e, sullo stesso livello, gli operatori. Una modalità in cui la cura assume un significato veramente ampio e innovativo, trasformandosi da illness a wellness.
L’Associazione Bellavista Viva ha contribuito alla nascita nel 2014 dell’ambulatorio infermieristico di quartiere, insieme all’Associazione infermiere AIOPP, alla Facoltà di Scienze infermieristiche e grazie al sostegno della precedente amministrazione comunale e a un iniziale finanziamento di Fondazione di Comunità del canavese. Nel 2018 il servizio è stato preso in carico da parte dell’ASL TO4. Si tratta di un’esperienza che nasce dalla sinergia tra una realtà che conosce profondamente il territorio, chi lo amministra e chi porta la sua professionalità nella presa in carico del benessere della persona.
La testimonianza di Disleporedia, associazione che da dieci anni si occupa di bambini con disturbi specifici dell’apprendimento, come dislessia, disgrafia e discalculia, del sostegno alle loro famiglie e della costruzione di ponti tra scuola, famiglia e clinici.
L’Associazione “Salute Art. 32” che si occupa di salute individuale e collettiva e che, con i suoi 33 volontari tra medici, infermieri e psicoterapeuti, offre servizi ambulatoriali gratuiti per le persone che ne hanno bisogno.
L’esperienza radicata sul territorio di Casa Insieme, con la sua duplice attività di Hospice e di centro diurno per persone con demenza, a cui si aggiunge il recente progetto Protezione Famiglie Fragili, dedicato al prendersi cura delle famiglie che vivono una situazione di fragilità e in cui si presenta un problema oncologico.
A chiudere la carrellata, la Facoltà di Scienze Infermieristiche, che è molto più di una semplice facoltà universitaria. Si tratta, infatti, di un vero e proprio Polo formativo, che svolge una funzione di collante tra molte delle realtà intervenute all’iniziativa, messa in atto attraverso una rete di collaborazione reciproca. Si tratteggia l’immagine dell’infermiere moderno, con una formazione non solo ospedaliera ma costruita attraverso esperienze anche “fuori dal camice”. Una formazione in cui si sperimentano esperienze innovative, laboratori permanenti per promuovere l’incontro tra culture disciplinari diverse, master in telemedicina e in cure palliative.
Una realtà, quella di Ivrea e dintorni, a dir poco effervescente, fatta di radicamento sul territorio, di multidisciplinarietà e di alti livelli di competenza, da cui emerge un’idea di cura a tutto tondo, che riguarda la persona nella sua globalità, nel suo essere corpo, mente e spirito. Esperienze dal grande contenuto di innovazione, alle volte anticipatorie dell’intervento dell’ASL – come è stato nel caso dell’Ambulatorio Infermieristico di Bellavista – altre volte ad integrazione, ma mai sostitutive dell’intervento pubblico.
Ci rendiamo conto, però, che queste bellissime realtà sono tasselli ancora troppo scollegati tra loro. La grande sfida è quella di partire da essi per costruire un modello di cura che riesca ad integrarli, a farne un sistema articolato in cui il totale sia più grande della somma delle singole parti. Ma per il raggiungimento di questo obiettivo è essenziale che tra gli attori in campo ci sia anche la politica. Infatti, gli enti locali devono essere dei partner, dei facilitatori, dei co-progettisti e devono rendersi conto che solo da un’interazione autentica tra pubblico e privato non profit si potrà promuovere davvero una cura per l’intera comunità.
Infine, la Professoressa Dirindin ci ha aiutato a mettere a fuoco che anche a livello nazionale si procede in questa direzione di valorizzazione della comunità. L’ex senatrice ci ha parlato del Decreto Rilancio n° 34 del maggio 2020, che finanzierà con 25 milioni di euro progetti per dare risposte integrate clinico-sanitarie e sociali. Un dato che ci fa comprendere come a livello nazionale il pubblico si stia impegnando per i territori e quali opportunità ci siano all’orizzonte per la nostra realtà.
Aveva inoltre garantito la sua presenza l’Asl/Distretto Sanitario di Ivrea, ma una riunione di emergenza dovuta all’epidemia Covid-19 ne ha impedito la presenza.
Per quanto riguarda l’amministrazione comunale di Ivrea, purtroppo nessuno tra sindaco, giunta, consiglieri comunali, ha partecipato a questa riflessione. Ci auguriamo che in futuro iniziative come questa possano ricevere maggiore interesse anche da chi si occupa di politica. La costruzione di un modello di sanità e di cura di tipo integrato e territoriale non è un’utopia e le otto realtà che si sono raccontate nel corso dell’incontro lo dimostrano tutti i giorni. Ma esso dovrebbe essere pensato e costruito anche in collaborazione con chi amministra la nostra Città. Solo così si potrebbe arrivare ad avere qualcosa di più della semplice somma dei vari tasselli che operano. Si arriverebbe a sviluppare un modello che, lavorando nell’ottica di un prendersi cura di tutti in modo capillare, promuoverebbe davvero il benessere dell’intera Comunità.
Laboratorio Civico Ivrea