La CGIL d’Ivrea chiede un trasporto pubblico elettrico e gratuito per tre anni

Autobus elettrici e nessun biglietto da pagare per tre anni. Solo così il trasporto pubblico locale può tornare ad attrarre utenza e liberare il territorio dai mezzi privati. Intervista a Gianni Ambrosio, responsabile sindacale della Filt CGIL locale

Montpellier e Aubagne in Francia, Tallin in Estonia, Avesta in Svezia e Matiehamn in Finlandia. Sono solo alcune delle città europee che da alcuni anni hanno deciso di sperimentare la gratuità del trasporto pubblico locale per favorirne l’uso e ridurre il numero di mezzi privati in circolazione. Ivrea e la conurbazione eporediese potrebbero essere le prossime, o almeno questa è la speranza di chi si sta muovendo affinché ciò possa diventare realtà. Gianni Ambrosio, responsabile sindacale della Filt CGIL locale è tra questi e si sta organizzando per raccogliere dai sindaci e dalle associazioni del territorio il sostegno necessario per presentare in Regione e in Città Metropolitana la proposta di elettrificazione completa della conurbazione urbana e sperimentazione della gratuità del servizio per tre anni.

Gianni Ambrosio, nel 2020 come sindacati lanciavate la proposta di una conurbazione a emissioni zero e chiedevate che la conurbazione eporediese diventasse la prima del Piemonte con autobus esclusivamente elettrici. Quella proposta è ancora attuabile?

La proposta che lanciammo e che torniamo a riproporre oggi non solo è ancora attuabile, ma è diventata a portata di mano, perchè a Torino in questi anni sono arrivati tanti autobus elettrici, sia di dimensione ordinaria (ovvero 12 metri), sia di dimensioni più piccole (8 metri). La disponibilità in termini di mezzi c’è e sarebbe opportuno sostituire quelli in uso in Canavese che hanno ormai circa 12 anni di anzianità. Noi chiederemo che quei mezzi possano essere impiegati nella conurbazione prima della data che si era ipotizzata, ovvero il 2025.

Nel 2020 riusciste a portare a Ivrea gli assessori regionali ai Trasporti (Marco Gabusi) e all’Ambiente (Matteo Marinati), ma la proposta rimase inascoltata. Manca la volontà politica di fare questo passo? Perché oggi dovrebbe essere diverso?

Si certo, è un discorso di volontà politica, ma ritengo che oggi le premesse siano diverse e che il potenziamento del trasporto pubblico locale a Ivrea non sia più una questione da addetti ai lavori o legata esclusivamente al trasporto degli studenti. Qui parliamo di un territorio che sta subendo profondi disagi in termini di viabilità e mobilità. Pensiamo alla recente chiusura della bretella autostradale o agli ingorghi che si creeranno con i cantieri per l’elettrificazione della ferrovia. Molti, inoltre, si dimenticano che su corso Nigra dovrebbe sorgere l’ospedale di Comunità e che probabilmente sarà necessario aprire un altro cantiere. Dobbiamo cogliere l’occasione che questi disagi necessariamente comporteranno e spingere affinché dalla Regione e dalla Città Metropolitana si abbiano delle compensazioni proporzionate in termini di mobilità.

Per questo alla richiesta di elettrificazione degli autobus pensate di aggiungere una sperimentazione di gratuità del servizio per tre anni? Con quale obiettivo?

Il trasporto pubblico locale è in crisi da anni e questa non è una novità, ma la disaffezione verso i mezzi pubblici ha comportato un aumento dei mezzi privati. Ivrea e il territorio sono invase dalle auto e dai camion e basta la chiusura di un tratto autostradale per provocare ingorghi interminabili. Dobbiamo fare tutto il possibile per fare in modo che le persone tornino a usare i mezzi pubblici. Innazitutto dobbiamo ridisegnare i tracciati a cominciare dalle richieste che arrivano dal territorio, visto che alcune tratte coprono ancora poli industriali che non ci sono più e lasciano scoperte aree che negli anni hanno visto crescere il numero di lavoratori. Penso, per fare un esempio, all’area Bioindustry Park che conta oggi sì e no un migliaio di persone impiegate. Questo è necessario, ma non basta. Dobbiamo tornare a intercettare tutte quelle persone che usano la macchina per fare piccoli spostamenti perchè un servizio cresce se sono tanti che lo usano. Oltretutto ritengo sia un atto dovuto: le persone stanno subendo disagi in termini di mobilità locale non indifferenti, senza pensare alle difficoltà economiche che le famiglie devono affrontare. Rendere il servizio gratuito rappresenterebbe una seria politica di compensazione ai disagi dovuti ai cantieri e aiuterebbe significativamente quelle famiglie che in questi anni hanno visto diminuire le loro possibilità economiche a causa dell’inflazione. Senza contare i vantaggi che avremmo in termini di qualità dell’aria che respiriamo se meno persone utilizzassero la propria macchina.

Di cosa c’è bisogno affinchè questa proposta prenda forza e diventi realtà? Avete già fatto una stima dei costi?

No, il ragionamento sulle risorse necessarie è un tema che andrà affrontato in Regione e soprattutto in Città Metropolitana, ma la copertura del costo dei biglietti non dovrebbe essere un serio problema. Il 35% del costo complessivo del servizio attualmente dovrebbe provenire da biglietti e abbonamenti, ma l’evasione tariffaria è alta e siamo già oggi ben al di sotto della percentuale richiesta.
Di cosa c’è bisogno? Come sindacato ci stiamo organizzando per presentare pubblicamente nel più breve tempo possibile la proposta, ma siamo aperti a discutere con tutti coloro che possono essere interessati, sindaci e associazioni del territorio in primis. A volte diamo per scontati i servizi locali, pensando che siano eterni e che rappresentino una conquista inalienabile, ma non è così. Ritengo che ognuno di noi debba fare la propria parte per difendere quello che abbiamo.

a cura di Andrea Bertolino