Le biblioteche di Chivasso e Biella hanno riaperto al 100% da diverso tempo, senza limitazioni di posti a sedere, mentre quella eporediese ha riaperto sabato 23 ottobre (dopo un lungo e inspiegabile periodo di “prestito alla soglia”). PD e Viviamo Ivrea presentano due interpellanze per cercare di fare luce sulla situazione. È così che ci auguriamo di diventare “Capitale del Libro”?
L’edizione “autunnale” del Salone Internazionale del Libro di Torino si è conclusa registrando un successo in termini di partecipazione ragguardevole e significativa. Le foto delle code a serpentina fuori dal Lingotto Fiere pubblicate dai giornali in questi giorni hanno immortalato non solo il diffuso bisogno di “approvvigionamento culturale” di cui Torino si è sempre fatta vanto, ma hanno altresì decretato la ripresa di appuntamenti importanti e ad “alta densità partecipativa”, due traguardi per niente scontati se consideriamo il percorso travagliato che il Salone del Libro ha affrontato nel corso degli ultimi anni (l’edizione 2017 “concorrente” a Milano, le inchieste della magistratura torinese e l’edizione “minimal” via streaming a causa del Covid).
Il bisogno di “esserci” ha spinto alcuni redattori di questo giornale ad affrontare le lunghe code di cui sopra e tra le cose che non sono passate inosservate in questa speciale edizione spicca il manifesto, un po’ abbandonato come fosse lì per caso, della candidatura di Ivrea Capitale del Libro nei pressi dello stand della Regione Piemonte. Una “bandiera” solitaria, senza un “portabandiera” che raccontasse ai passanti il suo significato né, molto più semplicemente, del materiale che spiegasse le motivazioni di quella candidatura.
Il 30 novembre la Direzione generale Biblioteche del Ministero della Cultura sarà tenuta a scegliere la città (all’interno di una rosa di dieci finaliste non note) che si aggiudicherà non solo il titolo di “Capitale del Libro” (dopo Chiari nel 2020 e Vibo Valentia nel 2021), ma anche un riconoscimento di 500mila euro.
Elencare le decine di realtà che gravitano attorno al libro e alla lettura a Ivrea sarebbe un esercizio superfluo: la Grande Invasione, le librerie Cossavella, Didattica Più, Galleria del Libro, Mondadori, le associazioni culturali, l’Archivio Storico Olivetti sono solo alcuni esempi di come Ivrea e il territorio circostante nutrano un profondo attaccamento alla lettura. Tuttavia, il luogo per antonomasia del libro resta la Biblioteca cittadina, come riportato anche sul sito del Comune d’Ivrea: «Il dossier [della candidatura, ndr] prende il via dal capitale territoriale esistente, che costituisce la base su cui si è sviluppata l’idea della candidatura, prima tra tutte la Biblioteca Civica Costantino Nigra, che dal 1978 è Centro Rete del Sistema Bibliotecario di Ivrea e Canavese».
Ma se la biblioteca ricopre un ruolo e un’importanza tale per la candidatura in essere, per quale ragione a poco più di un mese di distanza dal verdetto del Ministero risulta ancora chiusa al pubblico? (solo oggi, giovedì 21, è apparsa sul sito del comune la notizia della sua riapertura, sabato 23 ottobre, ndr).
La Biblioteca Civica C. Nigra ultima a uscire dalla “zona gialla”
Anche i più occasionali frequentatori della biblioteca di Ivrea si saranno accorti che, ad oggi (giovedì 21), l’accesso ai locali resta interdetto al pubblico e il prestito dei libri avviene solo ed esclusivamente “sulla soglia”. Tutto sembra essere rimasto come durante i periodi di lockdown, nonostante il tema delle riaperture a livello nazionale sia arrivato a interessare addirittura le discoteche, luoghi ben più affollati di un’aula di biblioteca. A conferma di come Ivrea costituisca un’eccezione rispetto altre realtà, basti pensare che la Biblioteca di Chivasso da venerdì 15 ottobre ha ripristinato il 100% di capienza massima raggiungibile (era comunque accessibile al pubblico, ma in forma limitata), senza alcun bisogno di prenotazione; gli unici requisiti per poter accedere restano l’obbligo della mascherina e il Green Pass. Lo stesso dicasi per le biblioteche del circuito biellese che da lunedì 18 hanno eliminato limiti e vincoli di prenotazione anche per le aule studio. Quella eporediese è davvero un’anomalia che risulta difficile imputare al solo perdurare del virus. Ci chiediamo quindi quali possano essere gli ulteriori impedimenti: sarà forse colpa della carenza di personale? O della necessità di eseguire lavori di ristrutturazione? Quesiti ai quali, ci auguriamo, potrà dare risposta l’Assessora Costanza Casali (che detiene fra le altre la delega alla Cultura) durante il prossimo Consiglio Comunale.
Partito Democratico e Viviamo Ivrea presentano due interpellanze
«Per quale motivo la Biblioteca d’Ivrea non ha ripreso la normale attività?». È questa la domanda che legherà assieme due interpellanze previste per il prossimo Consiglio Comunale: una prima, del Partito Democratico, firmata da Gabriella Colosso e Andrea Benedino e una seconda di Viviamo Ivrea a firma di Francesco Comotto. Entrambe cercheranno di far luce sulle reali motivazioni per cui la biblioteca risulta ancora inagibile. Nello specifico l’interpellanza del Partito Democratico chiederà «se l’Amministrazione Comunale è a conoscenza di quante persone si sono allontanate dalla Biblioteca di Ivrea» e «quali programmi abbia questa Amministrazione Comunale per il futuro di questo importante servizio che necessiterebbe, oltre ad una sede moderna e funzionale, anche un ampliamento dell’orario di apertura al pubblico che non sia come oggi su 3gg e mezzo ma bensì di 4gg e mezzo»; quella di Viviamo Ivrea chiede «a quale punto siano i lavori di messa in sicurezza della Biblioteca e quali siano i tempi previsti per l’ultimazione dei lavori» e «a quale punto del percorso di progettazione partecipata per la realizzazione della nuova Biblioteca, anticipato diversi mesi fa dal dimissionario Presidente della Fondazione, siamo giunti o se siamo ancora fermi al palo».
L’impressione generale è che si sia in una fase di attesa, di tempo sospeso
Al di là della stesura del ricco dossier per la candidatura a Ivrea Capitale del Libro poco o niente è stato fatto per realizzare i contenuti che sono presentati al suo interno e il fatto stesso che la biblioteca d’Ivrea sia al contempo elogiata sulla carta e trascurata nella realtà fa pensare che l’amministrazione Sertoli stia semplicemente aspettando il verdetto del 30 novembre (e i 500mila euro in ballo). Per certi versi il “copione” di questa candidatura ricorda molto il suo analogo Unesco di qualche anno fa: anche allora si dette priorità al dossier cartaceo trascurando tutto il resto (ci sono voluti tre anni per aprire il Visitor Center).
C’è da augurarsi che le promesse che il riconoscimento di Capitale del Libro porta con sé non vengano disattese; dell’altro (Unesco) stiamo ancora aspettando.
Andrea Bertolino, Simonetta Valenti