Un incontro di respiro internazionale, sabato 17 giugno presso lo ZAC! di Ivrea, organizzato dall’Osservatorio Internazionale a cura del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione, in collaborazione con il Centro Studi Sereno Regis, Centro Gandhi Ivrea, Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba di Torino
L’incontro con Geraldina Colotti, giornalista, direttrice dell’edizione italiana de Le Monde Diplomatique e giornalista de Il Manifesto, di sabato 17 allo ZAC! meritava ben altra visibilità e partecipazione. Grazie agli attivisti del MIR-MN di Ivrea collegati al Centro Studi Sereno Regis di Torino abbiamo avuto l’opportunità di avere a Ivrea una testimone diretta della realtà venezuelana, un’occasione unica per capire cosa sta succedendo veramente in Venezuela, conoscere la reale situazione dalla voce di chi è stata più volte in quel paese, verità a noi completamente celata quando non ribaltata da tutta la stampa occidentale, italiana inclusa.
Talpe a Caracas – Cose viste in Venezuela
L’occasione d’incontro è stata la presentazione del libro “Talpe a Caracas – Cose viste in Venezuela” che raccoglie tredici reportage di Geraldina Colotti nel paese “bolivariano”. E’ stata una presentazione inusuale, fin dall’inizio quando Giorgio Barazza del Centro Studi Sereno Regis ha chiesto ai presenti di posizionarsi accanto a dei cartelli con alcune affermazioni sul Venezuela per verificare la nostra percezione su quel paese. I cartelli riprendevano frasi scritte o dette sulla crisi venezuelana “Il socialismo boliviano porta crisi e povertà”, “Il governo spara sui pacifici manifestanti”, “Il Venezuela è una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti d’America”, poi un cartello che diceva “1,6 milioni di case popolari arredate per i non abbienti. In pochi anni sconfitta la fame e l’analfabetismo. 5º paese al mondo per matricole universitarie. Scuola e università gratuita anche all’estero. Computer e tablet e libri a tutti gli studenti. Oltre il 72% degli introiti statali per lo stato sociale.” e infine vi era un cartello con un grande punto interrogativo. La maggior parte dei presenti si è proprio posta accanto a quest’ultimo, consapevoli di non sapere bene cosa stia accadendo e come si viva in Venezuela. L’informazione cosiddetta mainstream, racconta di un presidente Maduro come di un dittatore che fa attaccare pacifici manifestanti oppositori delle sue politiche, racconta di un parlamento esautorato, di golpe. Conoscendo un po’ il paese dalla vittoria delle forze progressiste e rivoluzionarie del 1998 con Hugo Chavez, con le politiche di investimento per le fasce più povere, gli investimenti per la cultura e l’istruzione, la contrarietà alle privatizzazioni, l’attenzione all’ambiente, il rispetto delle minoranze indigene, e se sei abituato a non bere alla fonte della comunicazione preconfezionata, il dubbio che la realtà sia distorta per fini speculativi nasce e si sviluppa forte.
La repubblica bolivariana
La Repubblica bolivariana del Venezuela, così rinominata da Hugo Chávez, con la sua nuova Costituzione e la sua politica sociale difatti dà molto fastidio prima di tutto ai potenti USA che non tollerano spinte di indipendenza, nazionalizzazioni, politiche che mettono nelle mani del popolo risorse naturali come il petrolio, l’oro, l’acqua, … l’affermazione “Il Venzuela è minaccia per la sicurezza nazionale statunitense” è del già presidente USA Barack Obama, premio nobel per la pace, (sic). In realtà leggendo i reportage della giornalista si capisce che il Venezuela bolivariano è una minaccia non per la sicurezza, ma per gli interessi delle potenze statunitensi.
Il Venezuela è una repubblica presidenziale sui generis, partecipata, ispirata al modello bolivariano, il Presidente della Repubblica è eletto direttamente dai cittadini ed è capo dello Stato e del governo. Per la Costituzione del paese, tutte le cariche elettive, anche quella del Presidente della Repubblica, sono revocabili con un referendum popolare (trascorso metà mandato). Un’altra particolarità riguarda i poteri dello Stato che sono cinque, accanto ai classici tre poteri, esecutivo, legislativo e giudiziario, si ha il potere cittadino, attraverso il Consiglio della Repubblica, che funge da istanza popolare e da controllo pubblico degli atti istituzionali e amministrativi, e il potere elettorale, che sovrintende e regola tutti i processi elettorali in cui si esprime la volontà popolare. A capo di tre poteri su cinque vi sono donne, il Venezuela infatti è anche un paese dove la democrazia di genere è molto sviluppata e coltivata a partire dai bambini.
Dal 2015 il potere legislativo, il Parlamento, vede gli oppositori di Maduro in maggioranza, ma costituzionalmente un solo potere non può sovvertire lo Stato, quindi Maduro ha tutto il diritto di rimanere in carica e anche il diritto costituzionale di convocare l’Assemblea Nazionale Costituente con l’obiettivo di fissare in Costituzione quei principi base di ispirazione bolivariana, come il divieto alla privatizzazione di beni comuni. Insomma un po’ il contrario di quello che si è fatto (pensiamo al pareggio di bilancio inserito in Costituzione) e si voleva fare in Italia con le revisioni costituzionali.
Perché il Venezuela dà fastidio all’occidente
Partecipazione, femminismo, giustizia sociale, beni comuni, ambientalismo, … si capisce bene che un paese con queste caratteristiche non è gradito prima di tutto al gigante USA che storicamente usa per suoi interessi i paesi sudamericani, ma in generale all’occidente neoliberista che pone il profitto di pochi, l’arricchimento di una classe minoritaria, fra i suoi obiettivi, a discapito delle classi meno abbienti, ma anche del territorio e delle risorse del paese.
La Costituzione bolivariana impegna le istituzioni politiche e sociali al conseguimento dell’obiettivo della piena maturazione di una società “di diritto e di giustizia”. Secondo l’art. 2: infatti “Il Venezuela si costituisce in stato democratico e sociale di diritto e di giustizia, che sostiene come valori superiori del proprio ordinamento e della propria attività la vita, la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà, la democrazia, la responsabilità sociale e, in generale, la preminenza dei diritti umani, l’etica e il pluralismo politico”.
La fake news
In queste situazioni, ci mette in guardia Geraldina Colotti, regnano sovrane le fake news (notizie false) che velocemente girano sulla rete pronte a ingannare quanti non sanno o non vogliono andare oltre la notizia “mordi e fuggi” o quella più confacente alla propria opinione già preconfezionata. Così si parla di morti per colpi di pistola delle milizie, quando si sa che alla polizia è fatto divieto di intervenire nelle strade con armi da fuoco (usano idranti e lacrimogeni quando necessario), oppure si legge di negozi vuoti senza beni primari, mentre se si scava si viene a sapere che sono gli oppositori di Maduro che obbligano i commercianti a chiudere gli esercizi e bruciano i camion che distribuiscono alimenti e medicine, proprio per far passare l’idea di un paese allo sbando.
La sola nostra difesa è la ricerca delle fonti, il loro incrocio, la ricerca di un’informazione libera e indipendente, fra queste il sito dell’ambasciata Venezuela in Italia e naturalmente gli interessanti articoli di Geraldina Colotti su Il manifesto.
Cadigia Perini