Dopo le vicende carnevalesche, l’ultima farsa del “rimpasto di Giunta” mostra un’amministrazione comunale incapace di essere in sintonia con la realtà della città e dei tempi
Ventilato, sussurrato, prevedibile e atteso da qualche mese, è arrivato il rimpasto della Giunta Sertoli. L’annuncio ufficiale è arrivato venerdì, 6 marzo, con un comunicato dell’Amministrazione comunale della Città di Ivrea che informa della «revoca delle deleghe e dell’incarico di Vicesindaco a Elisabetta Ballurio Teit, della conseguente nomina a Vicesindaco di Elisabetta Piccoli e a quella ad Assessore di Costanza Casali». A quest’ultima (eletta nella lista civica di Sertoli “Cambiamo insieme” e passata più di un anno fa, insieme a Maria Piras, nel gruppo consiliare della Lega) vanno le deleghe al “Commercio e Artigianato, Cultura, Enti Partecipati e Turismo”. Deleghe che aumentano anche per gli altri due assessori leghisti (a Balzola viene aggiunta “Risorse Umane”, a Povolo “Sistemi innovativi”) e per Michele Cafarelli (aggiunte “Manutenzioni” e “Arredo urbano”), mentre restano invariate per l’assessora, ora anche vicesindaco, Elisabetta Piccoli e si riducono quelle che mantiene il sindaco (“Manifestazioni, Processi partecipativi, Protezione civile, Sport, UNESCO”).
Con una maggioranza consiliare che ha visto in meno di due anni (20 mesi per la precisione) un numero di “cambi di casacca” senza precedenti nella storia del Comune di Ivrea (Casali e Piras passate alla Lega, Borla a Cambiamo!, Neri a Fratelli d’Italia), spesso attraversata da tensioni interne e da voti non omogenei in consiglio comunale, l’amministrazione comunale eporediese è apparsa e appare in grande affanno, pur non avendo intrapreso alcunché. E pur avendo usufruito per un lungo periodo dell’indulgenza (giustificata dalla novità e dalla scelta di “non pregiudiziale opposizione”) di una parte della minoranza.
Un “riassestamento” che sancisce il maggior peso in Giunta della Lega (3 assessori su 5) e potrà placare momentaneamente i contrasti interni all’amministrazione Sertoli, ma è facile prevedere che si tratterà di una “concordia” destinata a durare poco, molto poco.
Perché variano gli equilibri interni alla maggioranza consiliare che, pur restando abbondante (per effetto del sistema elettorale, non certo per i consensi che essa rappresenta), subisce un nuovo rimescolamento.
C’è il consigliere Malpede, eletto con la lista Ballurio (“Insieme per Ivrea”), che dopo la destituzione della sua leader si trova in bilico tra maggioranza e minoranza.
Poi c’è un nuovo gruppo, il “gruppo misto”, composto dal transfuga Neri e probabilmente dalla consigliera (ex “sertoliana” ed ex Lega) Piras, mentre si assottiglia il numero di consiglieri della Lega (da sei a tre) e c’è il nuovo arrivo in consiglio di Pierfranco Lodesani (in sostituzione di Casali chiamata in Giunta) dalla lista civica di Sertoli “Cambiamo insieme”. Il nuovo consigliere dovrebbe affiancare Cuomo (che era rimasto da solo a rappresentare la lista del sindaco) ma, visto il suo passato in Alleanza Nazionale, non è da escludere che il neo-consigliere decida di passare a breve anche lui nel “gruppo misto”.
Insomma, molti movimenti nella maggioranza, ma non sono questi la causa delle difficoltà di quest’amministrazione comunale. E non è la critica di Ballurio al sindaco per la partecipazione alla manifestazione del lunedì di carnevale all’origine (come peraltro ha tenuto a ripetere Sertoli in questi giorni) della revoca degli incarichi alla stessa Ballurio.
Tutto questo è semmai un sintomo della distanza tra la rappresentazione che avviene nel “palazzo comunale” e la reale situazione della città e del territorio.
Una rappresentazione talmente lontana (e per alcuni versi comica) da far nascere il dubbio che sia stata artatamente costruita per distrarre, per allontanare dai problemi reali e dalle cose da fare. Problemi reali che non compaiono (e neppure si intravedono sullo sfondo) né nei contrasti e spostamenti nella maggioranza, né in questa ultima “riassegnazione deleghe ai componenti della Giunta Comunale”.
L’amministrazione comunale eporediese si conferma così lontana e incapace di essere in sintonia e riferimento per la città e per il territorio.
E, in una fase in cui l’epidemia sta modificando radicalmente rapporti, relazioni, vita sociale e culturale, economia e diritti, diventa particolarmente grave e pericolosa l’assenza di un riferimento credibile per la comunità locale.
Forse è già il momento di inventarsi un modo di supplire a questa mancanza.
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