Da quest’anno una squadra formata tutta da richiedenti asilo partecipa al campionato CSI Canavese con la maglia arancione dell’Ivrea
Le pagine dei giornali, non solo sportivi, sono dominate dal dramma annunciato della mancata qualificazione ai prossimi mondiali e subito dopo ricominceranno le anticipazioni sul calciomercato, sui contratti milionari e, l’abbiamo già dimenticato?, gli scandali su frodi e scommesse.
Il calcio però non è solo questo; per migliaia di ragazzi e adulti calciatori amatoriali è un bellissimo gioco da fare all’aria aperta con compagni di squadra magari improvvisati o organizzati in squadre che naturalmente uniscono persone che magari difficilmente si sarebbero incontrate. Proprio per la sua natura di sport fortemente popolare il calcio può facilitare la partecipazione di fasce di popolazione che di normalità e accoglienza hanno bisogno.
Una bella dimostrazione in questo senso ci viene dall’Ivrea 1905, società riformata nel 2015 grazie all’eporediese Stefano Braghin, ben noto agli appassionati di calcio di tutta Italia per le sue peregrinazioni vincenti a Pisa, Ivrea, Bassano del Grappa, Alessandria fino all’incarico attuale di direttore del settore giovanile della Juventus, che due anni fa rilevò il marchio della società arancione ripartendo così dall’ultima categoria.
Oggi oltre alla prima squadra che milita in I categoria, l’Ivrea 1905 schiera una squadra femminile ora neopromossa in serie C, una juniores, un folto settore giovanile, una formata da ragazzi disabili inserita nel progetto “In-super-abili”, e una composta esclusivamente da richiedenti asilo e partecipante al campionato CSI amatori.
Quest’ultima squadra è formata da circa 25 ragazzi provenienti da Senegal, Gambia, Costa d’Avorio, Camerun e segnalati dalla cooperative Pollicino, Argonauti e Accoglienza, seguiti dagli allenatori Sergio Leonardi e Vanni Ghidetti. Per i ragazzi, tutti tra i 16 e i 26 anni, si tratta di un impegno fisso per gli allenamenti e la partita, in casa il sabato pomeriggio a Samone, con l’attrezzatura tecnica fornita dalla società, e un bel modo per entrare nel vivo della società italiana.
A seguire la squadra si sono la dirigente Carola Coppo affiancata dal senegalese Tamba che in futuro potrebbe diventare l’unico responsabile, in una ottica di progressiva autosufficienza dei rifugiati. Tamba, che ora ha trovato lavoro presso il bar dello Zac! a Ivrea, racconta di essere arrivato in Italia con i barconi e precedentemente di aver lavorato in Senegal e in Libia come muratore. “Sei fortunato ad essere riuscito a sbarcare”, gli dico. “No, sono stato sfortunato a dover andare via”.
Nel loro campionato i giovani rifugiati dell’Ivrea 1905 navigano a metà classifica ma per Basikou, Suwaro, Alhagie, Mohamed, Almammed, Dauda e gli altri ragazzi della squadra il risultato più importante è già essere lì, con altri ragazzi della stessa età, con la pelle più chiara della loro ma, per una volta, con le stesse possibilità di partenza: palla al centro, 0 a 0, si inizia.
Prossimo appuntamento sabato 25 novembre alle 15 a Scarmagno.
Forza Ivrea.
Francesco Curzio