Giovedì 9 settembre Lars Carlstrom, fondatore e AD di Italvolt ha sottoscritto con Patrick Del Bigio, amministratore delegato di Prelios Sgr, un “accordo vincolato” per l’acquisto dell’area ex-Olivetti a Scarmagno. Ma è presto per festeggiare.
La notizia dello scorso febbraio della nascita a Milano di Italvolt Spa dello svedese Lars Carlstrom per realizzare “la più grande fabbrica di batterie a ioni di litio in Europa” nella ex-area Olivetti di Scarmagno, suscitò sentimenti contrastanti che andavano dall’entusiasmo al cauto ottimismo, fino allo scetticismo. All’annuncio sono poi seguiti mesi di silenzio. La vicenda sembrava archiviata, anche perché i dubbi sul progetto erano tanti. Vi erano perplessità sull’esistenza di un unico socio in Italvolt, “la Italvolt sono io” dichiarò Lars Carlstrom durante un incontro con la stampa organizzato Confindustria Canavese. Quel Lars Carlstrom il cui curriculum includeva alcuni fallimenti (“in Svezia, Carlstrom ha avuto incarichi in 12 società. Di queste, quattro sono in una procedura concorsuale”, scrive Gianluca Paolucci su La stampa il 26 febbraio scorso); dichiarazioni fiscali degli ultimi cinque anni con redditi pari a zero in Svezia dove risulta residente, procedimenti per debiti non pagati, la titolarità di diverse società con sede legale a Londra in uno di quegli indirizzi “fittizi” messi a disposizione di società specializzate. Infine a destare perplessità era anche l’esiguo capitale sociale della società di 50.000 euro (oggi il capitale sociale è salito a un milione 425mila euro e si è aggiunto un socio di minoranza, la società norvegese Lkp As che si occupa anche di investimenti immobiliari).
Invece gli attori di questa vicenda stavano lavorando sotto traccia, “lasciatemi dire in stile sabaudo”*, dice il sindaco di Ivrea Stefano Sertoli alla cerimonia della firma.
La firma dell’accordo preliminare
Il 9 settembre nella sala consigliare del municipio di Scarmagno (non in Regione o in un ministero o in Confindustria, come ci si poteva aspettare per un accordo di quella portata), davanti al sindaco di Scarmagno, Adriano Grassino, di Romano Canavese, Oscarino Ferrero e di Ivrea, Stefano Sertoli, il fondatore di Italvolt, Lars Carlstrom, e Patrick Del Bigio, amministratore delegato di Prelios Sgr (gestore del fondo Monteverdi proprietario del terreno di Scarmagno), hanno firmato un accordo vincolato di acquisto per l’area ex-Olivetti.
Un emozionato sindaco Grassino ha parlato di “giornata memorabile per il sito ex-Olivetti” ma aggiunge di augurarsi che la nuova fabbrica abbia “un iter molto stretto ma una vita molto lunga”. Espressione comprensibile perché di falsi imprenditori a Scarmagno (e nel territorio) se ne sono visti più d’uno. Anche il sindaco di Romano parla sì di un giorno di festa atteso da 20 anni, di grande entusiasmo e speranze, ma anche di timori e incertezze che gli vengono trasmessi anche dalla cittadinanza che chiede all’amministrazione di vigilare e farsi garante per il territorio.
Un naturalmente soddisfatto Lars Carlstrom dichiara che l’accordo con Prelios “rappresenta un passo chiave nel piano di implementazione del nostro progetto di realizzazione della gigafactory. Siamo molto soddisfatti di aver concluso l’acquisto dell’area rispettando le tempistiche recentemente riconfermate con le istituzioni politiche locali che in questi mesi hanno dato un contributo significativo alla promozione del progetto di Italvolt. L’area dismessa ha un ampio potenziale che possiamo restituire di nuovo al contesto locale, offrendo posti di lavoro e riqualificazione dell’ambiente” – e aggiunge – “Siamo orgogliosi di essere i promotori di un progetto che diventerà la più grande gigafactory del Sud Europa. Siamo certi che questo aprirà la strada a nuove iniziative industriali dedicate alla produzione di batterie nel Paese. Per raggiungere l’obiettivo altamente sfidante proposto dalla Commissione Europea di completare la transizione verso un’industria automobilistica a zero emissioni entro il 2035 è necessario accelerare la produzione di batterie e Italvolt è pronta a fare la propria parte”.
Il più felice di tutti probabilmente è l’AD di Prelios che realizzerebbe un bel colpo con la vendita di un’area ormai in avanzato stato di abbandono e degrado di difficile collocazione. Del Bigio ha commentato: “Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto con questa operazione, perché l’area che ha ospitato la storica Olivetti riprenderà vita nei prossimi mesi con un nuovo progetto industriale focalizzato sul business della mobilità elettrica che oggi si presenta quale settore altamente strategico e innovativo, proprio come la Olivetti lo è stata negli anni ‘60 nel settore dell’informatica. Resta quindi solida la vocazione industriale del sito con le importanti ricadute dal punto di vista socio-economico che ne deriveranno, pienamente coerente con una sempre crescente prospettiva green. Con questa consapevolezza, anche Prelios SGR si è particolarmente impegnata e ha contribuito alla buona riuscita dell’operazione, lavorando in stretto coordinamento anche con i rappresentanti della pubblica amministrazione e tutti gli altri attori coinvolti, oltre a definire il migliore valore dell’asset immobiliare”.
Nell’entusiasmo generale è solo la Fiom a tenere i piedi per terra e imporre cautela “L’accordo di oggi pone le premesse per il riutilizzo di un’area del Canavese storicamente vocata alle produzioni industriali e può contribuire a contrastare la progressiva deindustrializzazione del territorio torinese” – dichiara Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino. “Naturalmente ci auguriamo che all’accordo di oggi segua l’insediamento della gigafactory in progetto anche se, al momento, non sono ancora chiari gli aspetti industriali, quali sono gli ipotetici clienti che acquisteranno le batterie, le reali ricadute occupazionali del progetto e soprattutto chi saranno i finanziatori di un progetto che richiede ingenti capitali“.
L’entusiasmo caratterizza, ovviamente, anche le dichiarazioni dell’assessore al Bilancio della Regione Piemonte Andrea Tronzano che ha dichiarato: “È un momento di grande fermento per il Piemonte. Questo passo è di una importanza straordinaria per il Canavese e non solo e dimostra la volontà di Italvolt di realizzare la fabbrica di batterie nel rispetto del cronoprogramma. Il Piemonte vuole una gigafactory e questa notizia non può che farci enorme piacere. Ora approfondiremo il business plan così da facilitare il dialogo con il Governo per le risorse del Pnrr”.
E’ quest’ultima una delle frasi chiave fra tutte le dichiarazioni. Italvolt deve trovare in qualche mese finanziamenti per 3,4 miliardi di euro. La Commissione europea ha autorizzato l’erogazione di oltre 6 miliardi di euro di agevolazioni statali per progetti legati alla catena del valore delle batterie (nonostante sia ancora da dimostrare che l’industria delle batterie, del loro smaltimento-riciclo e dello sfruttamento delle risorse naturali necessarie sia sostenibile), ergo Carlstrom punta moltissimo su finanziamenti pubblici (che sarebbe meglio indirizzare però su progetti pubblici).
I vincoli dell’accordo
L’esecuzione dell’accordo è vincolata ad alcune condizioni ed è prevista entro dodici mesi dalla firma.
Il prossimo passo per Italvolt è l’ottenimento dei permessi, attesi per l’inizio del 2022, per poter avviare i lavori di demolizione e costruzione del sito nella seconda metà dell’anno. Secondo le dichiarazioni, il terreno sarà bonificato e riqualificato dedicando una superficie di 300mila metri quadrati alla fabbrica, di cui 20mila destinati alla realizzazione di un centro Ricerca e Sviluppo. I comunicati parlano di 4000 dipendenti diretti fino ad arrivare a 10.000 con l’indotto. Il nuovo impianto sarà progettato dalla divisione Architettura di Pininfarina con “una forte attenzione all’impatto ambientale e sociale”, viene dichiarato. Pininfarina parla di un impianto industriale di nuova generazione, “integrato nelle dinamiche economiche e sociali del territorio”. Che avrà voluto dire? (cit.)
Cadigia Perini
* A proposito di modello sabaudo Alberto Peretti su senzafiltro scrive: “Adriano Olivetti, immenso portatore di austeritas, dall’alto della sua Ivrea non guardò con interesse a Torino e al Piemonte. Il suo sguardo andava a Milano, e da lì al mondo. Ma erano tempi, gli anni Cinquanta, in cui il modello Fiat, questo sì sabaudo fino al midollo, copriva Torino e la sua provincia con una cappa di rigorismo autoritario e livellante. Non era un ambiente dove potesse liberamente scorrazzare lo spirito visionario di Olivetti”