Viviamo Ivrea respinge però l’accusa che Comotto sia un “consigliere aggiunto di maggioranza” e sostiene la maggiore efficacia di un’opposizione «concreta più che sbandierata». «Anche quando a governare era il centro sinistra pensavamo che minoranza non è per forza opposizione»
Con questa intervista a Viviamo Ivrea, riprendiamo il giro di “ricognizione” tra le minoranze nel Consiglio Comunale eporediese. Insieme a Francesco Comotto, consigliere comunale e candidato sindaco di una coalizione risultata terza al primo turno delle ultime elezioni comunali, rimarcando il carattere collettivo dell’associazione, rispondono alle nostre domande anche Marco Bellini e Federico Bona.
Le elezioni comunali d’Ivrea dello scorso giugno sono state delle elezioni di cambiamento. La vostra coalizione (Viviamo Ivrea, Cambiamo Ivrea e Ivrea Comune) ha ottenuto un risultato significativo (seppur nettamente al di sotto delle vostre aspettative). A sette mesi di distanza, avete fatto un’analisi del risultato ottenuto? Cosa pensate non abbia funzionato all’interno della coalizione?
La nostra convinzione è che la città e gli elettori abbiano voluto il cambiamento ma, al tempo stesso, abbiano preferito scegliere volti e dinamiche più rassicuranti della rivoluzione proposta dal nostro programma. La “cocente delusione” è stato constatare questa mancanza di coraggio nel pensare in grande, a un progetto che molti hanno apprezzato pur senza votare, perché in quelle pagine c’era davvero una rivoluzione.
Il risultato ottenuto dalla coalizione è stato eclatante rispetto al contesto con cui abbiamo dovuto confrontarci, a poche settimane dal voto nazionale, con i tre grandi schieramenti di centro sinistra, centro destra e Movimento 5 stelle. Dire che siamo andati “nettamente” sotto le aspettative non ci pare un ‘espressione corretta. Diciamo che, rispetto alle previsioni più rosee, ci è mancato qualche punto percentuale che è probabilmente stato assorbito dagli schieramenti tradizionali di partito/movimento sulla scia delle elezioni nazionali.
Due sono le cose che principalmente non hanno funzionato: la prima è di carattere contestuale, ovvero l’elettorato eporediese che ha risposto soltanto al 50% (degli aventi diritto), la seconda è che all’interno della coalizione è mancata una vera ed efficace amalgama delle diverse componenti.
Numeri alla mano, una delle ragioni del vostro risultato elettorale sembra sia stata la capacità di aver intercettato un oggettivo malumore all’interno dell’elettorato del centrosinistra. Non pensate che la scelta di “appoggiare” di fatto la coalizione Sertoli al ballottaggio (pur senza apparentamenti) abbia allontanato questo elettorato?
L’elettorato non si è allontanato, anzi: visti i primi passi della nuova amministrazione, che si muove in maniera abbastanza simile a quella precedente, cambiando nomi ma meno il metodo, molti elettori iniziano a chiedersi se non sarebbe stato meglio svoltare decisamente. Semplicemente alla data delle elezioni ancora non ci conoscevano e si sono rifugiati in un voto più tradizionale indirizzato ai partiti nazionali.
Siamo consapevoli che una parte del nostro elettorato sarebbe stato intercettato dalla motivata delusione che proviene da decenni di mala amministrazione di centro-sinistra ed è questa la ragione per cui nei mesi precedenti abbiamo lasciato le porte aperte a tutte quelle realtà politiche ed associative critiche verso il PD, ma provenienti da quell’humus. La nostra volontà era quella di creare un percorso comune alternativo e ampio, ma la scelta di queste realtà (ci riferiamo a quelle di “centro sinistra”, i 5stelle non hanno mai messo in discussione la loro autonomia) è stata conservativa e di comodo: appoggiare un ormai datato ed anacronistico PD pur di fermare il centro destra ed i 5stelle. Molti hanno preferito scelte difensive e di comodo rispetto all’apportare nuove energie ad un progetto civico ampio. Era prevedibile che quella scelta sarebbe stata fallimentare; il centro sinistra eporediese aveva esaurito visione, progetto e credibilità lasciando una città senza futuro e non attrattiva per giovani e famiglie.
In vista del ballottaggio poi, dopo aver verificato ancora una volta la supponenza del PD (che con Perinetti ha rifiutato l’apparentamento), abbiamo lasciato piena libertà di scelta ai nostri elettori nel rispetto del loro orientamento politico al di fuori della scelta civica confluita su di noi al primo turno.
È ovviamente prematuro dare giudizi su di un’amministrazione insediata da soli sei mesi, ma che opinione vi siete fatti della giunta Sertoli?
Si tratta di una Giunta completamente nuova al ruolo e che sconta una certa dose di inesperienza. Di positivo, almeno per ora, c’è certamente una predisposizione all’ascolto delle minoranze, che prima non c’era. Punti critici sono invece: l’assenza di un programma concreto attuabile nel quinquennio e l’eccessiva, a volte spasmodica, ricerca di consenso che li porta a rispondere affermativamente, magari in maniera superficiale, a tutte le istanze, poi magari disattese. Ci sono, ad esempio, alcune nostre mozioni approvate all’unanimità in Consiglio Comunale, ma finora non attuate e senza una motivazione plausibile. E di questo cominceremo a chiedere conto.
“Minoranza non significa per forza opposizione“: queste sono le parole con cui avete risposto a quanti (tra cui questo giornale) hanno osservato che non state facendo opposizione in consiglio comunale. Una risposta che conferma e rivendica la scelta di non fare opposizione. Cosa rispondete a chi osserva che per il “bene della città” (che spesso indicate come unica vostra guida) e per la “salute della democrazia” sia sempre necessaria un’opposizione, tanto più utile quanto più forte e chiara?
Che l’essere minoranza non significa per forza opposizione non è un motto di questa tornata elettorale. Lo stesso concetto l’abbiamo sostenuto anche nel 2013 quando a governare c’era il centro sinistra. Non essere “per forza” opposizione non vuol dire “non fare mai” opposizione, vuol solo dire che non partiamo prevenuti sui temi proposti dall’esecutivo o dalla maggioranza. Finora sulle questioni affrontate ci sono state occasioni in cui il nostro voto è stato favorevole e altre in cui è stato contrario. Il Bene Comune, o per dirlo in altri termini l’interesse collettivo, è il fine della nostra attività politica. Non ci è chiaro il concetto per cui sia sempre necessaria un’opposizione, soprattutto a livello locale dove l’amministrazione e la capacità pragmatica prevalgono.
Insomma non siete d’accordo con quanti sostengono che un’opposizione netta, puntuale e severa sia necessaria per una democrazia sana?
Siamo d’accordo che l’opposizione sia sempre necessaria per una buona democrazia, ma stiamo sperimentando che la nostra azione risulta più efficace quanto più è concreta e meno sbandierata. Ci sono poi casi in cui siamo d’accordo e non capiamo perché dovremmo votare contro. Facciamo un esempio: una delle nostre battaglie è quella della messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico a partire dalle scuole. In commissione ci è stato proposto un piano investimenti che investe fortemente su questo tema. Perché dovremmo votare contrario?
Un altro esempio: la questione dei migranti. Le forze che si autodefiniscono “di opposizione” a una maggioranza “a trazione leghista” hanno scelto di agire in modo suicida sulla questione a livello locale. Proporre un ordine del giorno ancor prima che venisse approvato il decreto sicurezza in Parlamento è di fatto un tentativo strumentale di mettere in difficoltà la maggioranza su un tema spinoso e delicato. È chiaro che questo approccio non cerca minimamente una soluzione concreta, ma è una mera provocazione politica che a livello locale non può avere margine di successo pratico, infatti quell’odg è stato bocciato, perché chiedeva anche di fatto al Consiglio Comunale di esulare dalle sue competenze, che non sono legislative. Noi abbiamo invece presentato una mozione che si concentrava sulle problematiche che di lì a poco si sarebbero potute creare a causa del decreto sicurezza, abbiamo chiesto delle verifiche concrete sulle situazioni di SPRAR e CAS e abbiamo proposto delle pratiche di intervento. Il risultato è che la mozione, pur con qualche modifica rispetto al testo originale, è stata votata all’unanimità dopo una discussione contrastata, ma civile, anche da quella parte a “trazione leghista”.
Per quello che riguarda l’infondata accusa che il nostro rappresentante in Consiglio Comunale, Comotto, sia un “consigliere aggiunto di maggioranza” sono i fatti e gli atti che parlano. Tutte le volte che un qualsiasi provvedimento non rientrava nell’alveo del nostro pensiero e del nostro progetto presentato agli elettori, abbiamo votato contro.
In consiglio comunale aumentano i dibattiti attorno a temi di rilevanza nazionale (Decreto Legge Sicurezza e Immigrazione, Tav, ddl Pillon per citare solo alcuni esempi). Non pensate che l’attuale contingenza storica richieda uno sforzo per superare i limiti del civismo localista di cui ViviamoIvrea è espressione?
Sono diversi i temi di rilevanza sociale sui quali ci siamo battuti e continuiamo a farlo: dalla guerra alle barriere architettoniche alla messa in sicurezza delle scuole e degli spazi pubblici, dalla lotta al gioco d’azzardo alla drammatica situazione della casa circondariale eporediese, dalla salvaguardia della salute dei cittadini alla lotta all’inquinamento, dalle battaglie per i diritti dei migranti all’azzeramento del consumo di suolo tanto per citarne alcune. Questa per noi è politica e di questo ci piacerebbe parlare anche sulla vostra testata, il gioco dei buoni e dei cattivi non ci appassiona.
Su una vicenda prettamente locale, qual è quella del supermercato davanti alla stazione, che ha animato la città, la vostra posizione non è stata “sbandierata” (per usare una vostra definizione) ma non è apparsa neppure tanto netta e chiara.
La posizione di Viviamo Ivrea su questo tema è sempre stata chiara a differenza di chi oggi da alcuni banchi della minoranza si dice contrario, mentre nulla ha fatto per contrastare questo progetto quando era al potere e avrebbe avuto tutte le possibilità per farlo.
Siamo contrari alla proliferazione della grande distribuzione per mille ragioni che non stiamo qui ad elencare e che si possono ritrovare tutte nel nostro progetto politico. Siamo contrari però a tutte le nuove proposte di insediamento commerciale e non solo a questa nello specifico. Quelli che oggi si dicono contrari dove erano quando hanno approvato le varianti che hanno permesso di costruire altri supermercati? E dove erano quando hanno venduto il terreno dove era ubicato il magazzino comunale per consentire, con la solita variante al PRG, la costruzione dell’ennesimo capannone ad uso commerciale? E dov’erano quando hanno proposto e approvato, nonostante la nostra accesa contrarietà, la variante J di via Jervis consentendo nel prossimo futuro il cambio di destinazione d’uso a commerciale delle immense superfici degli edifici olivettiani?
La posizione di Viviamo Ivrea è chiara e coerente. Per quello che riguarda il consigliere Comotto nel suo ruolo di Presidente della Commissione Assetto del Territorio trattandosi di una posizione istituzionale super-partes il suo lavoro è consistito e consiste nel fornire, in maniera oggettiva e nella massima trasparenza, ai consiglieri comunali tutte le informazioni necessarie per poter esprimere il loro pensiero in maniera consapevole. Questo lavoro si è rivelato molto utile ed è servito a portare alla luce alcune anomalie procedurali che hanno fermato, per ora, l’iter autorizzativo.
Ma questa scelta di “lavorare sotto traccia”, più attenti, come dite, “all’efficacia” della vostra azione, non rischia di allontanarvi dalla parte attiva della città? E, al di là dei calcoli elettorali, senza l’aggregazione del tessuto associativo e attivo della città, come si può pensare di mettere insieme le forze, le idee e le competenze per un progetto di futuro per questa città?
La situazione seguita alle elezioni e all’avvio della nuova amministrazione cittadina ci ha fatto forse un po’ rallentare l’attività di comunicazione e di organizzazione di confronto nella città. Ma ora ci stiamo attivando per riprenderla e per portare avanti, dentro e fuori il Consiglio Comunale, il progetto presentato agli elettori.
A cura di Andrea Bertolino e ƒz