Intervista alla giovane candidata Chiara Marcone, già in lista a Ivrea alle scorse amministrative tra le fila di Laboratorio Civico e ora candidata alle elezioni regionali piemontesi con Alleanza Verdi Sinistra
L’8 e il 9 giugno gli elettori saranno chiamati a rinnovare tre differenti organi istituzionali: il sindaco e il consiglio comunale del proprio comune di appartenenza (si parla di 204 comuni della provincia di Torino), i rappresentanti del Consiglio e della Giunta Regionale del Piemonte, nonché i parlamentari che andranno i comporre il Parlamento Europeo da qui al 2029.
A competere per un seggio al Consiglio Regionale ci sarà anche la giovane eporediese Chiara Marcone, già candidata alle scorse amministrative nella fila di Laboratorio Civico.
Chiara, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, cos’hai studiato, di cosa ti occupi?
Sono nata e cresciuta a Ivrea, ho 24 anni e ho studiato Scienze Internazionali all’Università di Torino in triennale e Scienze del Governo in magistrale. Ho cominciato presto ad avvicinarmi al mondo associativo, a partire dagli scout, per poi seguire i collettivi studenteschi del Gramsci e l’associazione Acmos a Torino. Ho partecipato alla nascita del movimento Fridays For Future (ad aprile ero in piazza allo sciopero di FFF di quest’anno), sono stata tra le promotrici del collettivo transfemminista Maicit3 eporediese e negli ultimi anni mi sono avvicinata alla politica.
Alle scorse elezioni amministrative, infatti, ti sei candidata nella lista Laboratorio Civico d’Ivrea e sei risultata la quinta candidata più votata con 103 preferenze. Cosa ti ha spinto ad aderire ad Alleanza Verdi Sinistra?
Il mio avvicinamento alla politica è stato duplice ed è dipeso dal bisogno di ricostruire un legame tra politica e territorio. Duplice nel senso che a Ivrea ho deciso di aderire al progetto di Laboratorio Civico, mentre a Torino mi sono avvicinata alla lista Sinistra Ecologista. Il passo verso Alleanza Verdi Sinistra era breve, ma ci tengo a precisare che attualmente sono candidata come indipendente, nel senso che non ho tessere di partito. Per questa tornata elettorale AVS ha contattato liste civiche con l’intento di candidare persone che avessero un legame diretto con il territorio e ho trovato questa scelta un enorme punto di forza. Per questo ho accettato di candidarmi.
La tua candidatura segna la possibilità che si apra una sezione di AVS sul territorio eporediese? O c’è la possibilità che Laboratorio Civico confluisca in futuro in AVS?
È difficile rispondere a questa tua domanda. Al momento mi trovo bene sia all’interno di Laboratorio Civico che in AVS, ma è troppo presto per parlare di futuro nei termini che mi chiedi.
Laboratorio Civico è e rimane una realtà civica e AVS non vuole sostituirsi al lavoro che viene fatto sui territori, al massimo tentare di federarli. Su questo punto comunque ci tengo a essere chiara: Laboratorio Civico e AVS restano due realtà separate.
Veniamo alla politica. Quali sono stati, a tuo giudizio, gli aspetti più controversi dell’amministrazione di centrodestra in Piemonte?
Provo a risponderti in maniera sintetica, ma i punti da elencare sarebbero troppi. In cima alla lista c’è indubbiamente il tema della sanità: nonostante il nostro sistema sanitario viva una cronica mancanza di personale con la conseguenza che le liste d’attesa per visite specialistiche possono arrivare oltre l’anno, Cirio e la sua giunta hanno finanziato le associazioni antiabortiste garantendo loro l’ingresso negli ambulatori e negli ospedali. Parliamo di 400mila euro per il 2023, raddoppiati a 1 milione per il 2024, ma non è così che si portano avanti politiche di natalità vera; così facendo si sposta solo l’attenzione e si attribuisce la colpa alle donne. Anche l’accesso all’edilizia residenziale pubblica (le cosiddette case popolari, per intenderci) è un altro aspetto critico che mostra come Cirio rappresenti solo la facciata moderata di una giunta spostata a destra. Per come è stata modificata la legge regionale una famiglia che vive in Piemonte da meno di cinque anni non può accedere alle case popolari, ma questo principio introduce una discriminazione evidente per gli stranieri. Leggi simili erano state varate in Lombardia e Veneto (governate dal centrodestra), ma la Corte Costituzionale le aveva dichiarate incostituzionali. A questi due punti ne aggiungo un terzo, legato al diritto allo studio. A ottobre molti studenti risultati idonei per l’ottenimento di una borsa studio hanno dovuto aspettare che la Regione erogasse i fondi destinati all’Edisu (Ente Regionale per il diritto allo Studio Universitario, ndr), lasciando così molte persone ad “arrangiarsi” per pagare affitti, bollette e spese universitarie. Non è così che si sostiene il diritto allo studio.
A inizio aprile hai partecipato al grande sciopero unitario di lavoratrici e lavoratori dell’automotive a Torino e poche settimane dopo allo sciopero per il clima di Fridays For Future. Le lotte sindacali e quelle legate al cambiamento climatico sono oggi più interconnesse che mai?
Assolutamente si e non credo che possa esistere contrasto alla crisi climatica senza giustizia sociale. Alle due manifestazioni che citi ne aggiungo una terza: a febbraio come AVS abbiamo organizzato una marcia attorno alla fabbrica Mirafiori, proprio perché crediamo che sia fondamentale recuperare il legame con i lavoratori, ma occorre legare le lotte per salari migliori e per il diritto al lavoro con politiche che ci consentano di affrontare l’emergenza climatica senza che queste producano più diseguaglianza di quanta già non ce ne sia. L’intersezionalità delle lotte è un ottimo laboratorio politico ed è importante oggi che sindacati e FFF si parlino e si confrontino.
Sull’emergenza climatica, in particolare, ci tengo a dire che la Regione è stata assente, al punto che nel 2022 alcuni attivisti di Exctinction Rebellion hanno protestato attraverso uno sciopero della fame per chiedere un consiglio regionale aperto sul tema. Ciò di cui abbiamo bisogno è un piano di minimo di adattamento ai cambiamenti climatici, come ad esempio l’introduzione del “biglietto climatico” gratuito (o a prezzi fortemente calmierati) per il trasporto pubblico. Solo disincentivando l’auto privata e incentivando il mezzo pubblico contribuiremo a ridurre l’emissione di Co2.
Nel programma di AVS (quello delle politiche 2022) i primi quattro punti sono legati all’ecologia (Italia rinnovabile, Italia Green, Italia della mobilità sostenibile, Italia a rifiuti zero), vengono poi tre punti legati ai diritti civili (l’Italia libera, l’Italia che ama, l’Italia è donna) e solo all’ottavo punto si aprono le proposte legate al mondo del lavoro. Le battaglie per i diritti civili sono indubbiamente importanti, ma se oggi una grossa parte dei lavoratori e delle lavoratrici affida il proprio voto alle destre è perché la sinistra da tempo ha preferito concentrarsi più sui diritti civili che su quelli sociali, trascurando le lotte sindacali e lasciando il mondo del lavoro in balia del mercato. Cosa ne pensi a riguardo?
L’intersezionalità delle lotte consiste proprio nel credere che tutte le battaglie siano ugualmente importanti, per cui non starei troppo a concentrarmi sull’ordine dei punti del programma. Il ragionamento che fai, tuttavia, coglie il segno: il problema del distaccamente dei lavoratori dalla sinistra ha cause antiche e oggi è tutto da ricostruire. Come AVS ci siamo prefissati l’obiettivo di ricucire il più possibile con il mondo del lavoro, a cominciare da quello che possiamo fare sui territori per arrivare alle battaglie più importanti. È intollerabile pensare che oggi il Ceo di Stellantis Carlo Tavares guadagni 36,5 milioni di euro all’anno mentre lo stipendio medio di un operaio metalmeccanico si aggira attorno ai 22 mila euro. E tutto questo in un contesto, quello di Torino, che vede ridurre sempre più l’impegno di Stellantis per la produzione di automobili.
a cura di Andrea Bertolino