Deposito nazionale rifiuti nucleari. I territori vanno messi in sicurezza, la popolazione va informata e ascoltata.
Il Piemonte è ad oggi la regione italiana a più alto rischio nucleare. Solo nel sito di Saluggia, in provincia di Vercelli, a soli 40Km da Ivrea, è stoccato l’80% dei materiali radioattivi di tutta l’Italia. Scorie conservate in un deposito provvisorio, senza i più alti criteri di sicurezza, a pochi passi dal fiume Dora Baltea (l’ultima esondazione sul territorio di Saluggia è dell’ottobre scorso). Per questo gli abitanti del Piemonte sono sicuramente fra i primi ad essere interessati alla collocazione del materiale radioattivo in un deposito sicuro. Ma allo stesso tempo è comprensibile e condivisibile la preoccupazione della popolazione dei territori dei comuni dichiarati “aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito nazionale”, a partire dalla popolazione del nostro Canavese.
«Le contestazioni a una nuova ubicazione delle scorie sono comprensibili e condivisibili se fatte dalle popolazioni che temono giustamente per l’integrità del proprio territorio e della propria salute, altra cosa se portata avanti da esponenti politici fautori, fino a ieri, del nucleare e ancor oggi in prima linea nel portare avanti politiche energetiche dissennate», dichiara Ezio Locatelli, segretario provinciale PRC-SE Torino.
E’ mancata totalmente l’informazione preventiva. La notizia di essere “area idonea” è arrivata improvvisa attraverso i giornali, la reazione immediata non poteva che essere di rifiuto.
«Chiediamo ai governi locali, dalla Regione, alla Città metropolitana, ai singoli Comuni – così Cadigia Perini, segretaria del Circolo PRC-SE di Ivrea – prima che sostenere, magari per mero tornaconto politico, la spontanea protesta delle popolazioni, di lavorare insieme alle associazioni ambientaliste per la verifica della giustezza dei criteri di scelta e organizzare momenti di informazione e dibattito con la popolazione.»
Per questo è prioritario richiedere immediatamente l’allungamento dei tempi per la “Consultazione pubblica”, ovvero per la presentazione delle osservazioni e proposte da parte degli enti locali. Gli attuali 60 giorni, considerata la materia e il contesto di emergenza sanitaria, sono assolutamente insufficienti.
Non si tratta del classico atteggiamento “va tutto bene purché non nel mio giardino”, ci sono infatti motivazioni oggettive per mettere in discussione la qualifica di “area potenzialmente idonea” per i siti piemontesi identificati, come detto Gian Piero Godio, ambientalista, nel suo intervento al consiglio regionale aperto del 26 u.s., «molti dei siti potenziali individuati in Piemonte hanno situazioni locali geografiche e fisiche che ne devono determinare l’esclusione» e fra questi vi è l’area di Caluso-Mazzè-Rondissone per la «presenza di aree di ricarica delle falde profonde e vulnerabilità delle falde superficiali».
Per tutto quanto detto, siamo a fianco delle popolazioni locali che chiedono giustamente di essere informate tutelate nella propria integrità.
Circolo di Ivrea Rifondazione Comunista-Sinistra Europea
Ivrea, 31 gennaio 2021