A poche ore dalla festa dei lavoratori e delle lavoratrici, con ampia retorica sul lavoro come punto di ripartenza del paese nei discorsi istituzionali, politici e sindacali, un ente pubblico come l’Inps non garantisce la continuità e le condizioni occupazionali ai 3200 lavoratori Comdata e Network Contacts che attualmente lavorano per l’Istituto. Il rientro del servizio di call center nel perimetro Inps dentro un’azienda creata ad hoc da buona notizia diventa ennesima situazione di precarietà.
L’internalizzazione del servizio di call center alla scadenza dell’appalto vinto da Comdata e Network Contacts (in raggruppamento temporaneo d’impresa) poteva essere una buona notizia per gli operatori che in questi anni hanno garantito il contatto con gli utenti dell’INPS rispondendo ai numeri verdi 06164164 e 803164. Lavorare direttamente come dipendenti dell’azienda committente sulla carta dovrebbe garantire condizioni di lavoro più stabili. Ma le preoccupazioni delle settimane scorse per quanto stava trapelando riguardo alle modalità di passaggio, prima su tutte l’incertezza sul ricorso alla cosiddetta “clausola sociale” che garantisce il perimetro occupazionale, erano tutte fondate.
L’Inps incontra i sindacati
Il 28 aprile si è svolto il terzo incontro fra il presidente dell’Inps Pasquale Tridico e le delegazioni nazionali di SLC-Cgil, FISTEL-Cisl, UILCOM, Usb. Ugl e una delegazione territoriale di RSU. Nell’incontro l’Inps ha comunicato le modalità di rientro del servizio di call center esternalizzato negli anni passati. Il Presidente ha informato i sindacati che entro il mese di maggio verrà costituita “Inps Servizi”, società privata a partecipazione pubblica nella quale confluiranno gli operatori telefonici. Viene confermata la data del 1 gennaio 2022, ovvero alla scadenza dell’appalto, come avvio delle attività nella nuova società. E viene indicato come bacino di riferimento quello dei lavoratori occupati sulla commessa al 31 gennaio 2021, circa 3200 persone. Tutti i lavoratori che operativi su INPS dopo tale data non godranno quindi del criterio preferenziale.
Primo allarme, perché le parole sono macigni, “bacino di riferimento” non vuol dire garanzia per tutti i 3200 lavoratori di rientrare fra i dipendenti di Inps Servizi. Infatti il Presidente continua informando che il processo di assunzione verrà effettuato attraverso “selezione pubblica su titoli, con punteggio aggiuntivo che valorizzi gli anni di professionalità acquisita sulla commessa. Il bando, che verrà presumibilmente pubblicato a settembre”. Nessuna “clausola sociale” quindi, la sola che garantisce la piena rioccupazione degli attuali operatori, ma un concorso pubblico. Ma le brutte notizie per i lavoratori che da anni gestiscono il complesso call center Inps, non finiscono qui. L’Inps ha annunciato che i contratti saranno tutti part time, senza per ora specificarne la percentuale.
Alla domanda sulle sedi, il presidente Tridico conferma di «voler rispettare la territorialità e le sedi di lavoro – sottolineando però – come quest’anno di pandemia abbia dimostrato la piena operatività del modello di lavoro “agile”». Ed ecco una nuova trappola, perché il lavoro cosiddetto “agile”, che in pratica vuol dire portare il lavoro a casa, con tutte le conseguenze, soprattutto per le donne, a fronte di pochissimi aspetti positivi.
Nel comunicato delle categorie delle telecomunicazioni di Cgil-Cisl-Uil si legge «Come OO.SS. ribadiamo per l’ennesima volta il giudizio positivo sull’intera operazione di internalizzazione.», il che dovrebbe preoccupare il lavoratori perché nulla di quanto comunicato dall’Inps rassicura sul piano occupazionale (niente clausola sociale, part time). Vero è che più avanti i sindacati affermano di essere «molto perplessi sulla decisione di non utilizzare lo strumento della clausola sociale. Uno dei punti più delicati dell’intero processo sarà garantire tutte le persone interessate e, riteniamo, lo strumento della selezione pubblica ha minori elementi di sicurezza». Delle due l’una: o il giudizio è positivo oppure si è perplessi (meglio sarebbe stato dire preoccupati) riguardo all’operazione. Vi è poi un passaggio nel comunicato che rimane oscuro per molti lavoratori. E’ quello dove le OO.SS. scrivono «Sarebbe davvero un’occasione persa se il non presidio dei perimetri finisse per produrre contenzioso e rabbia da parte di chi dovesse rimaner escluso». Forse si è capito male, ma sembra che la preoccupazione delle segreterie nazionali non sia la perdita di lavoro, ma che i lavoratori esclusi si arrabbino e aprano cause. No, di sicuro si è frainteso, non può essere questa la traduzione di quella frase venendo da sindacati dei lavoratori.
La reazione delle Rsu Comdata Ivrea
La reazione dei rappresentanti dei lavoratori, quindi più vicini alla realtà quotidiana e/o essi stessi parti in causa, è decisamente meno morbida e pone alcune richiesta come imprescindibili. «Le nostre considerazioni come RSU della sede eporediese non possono essere positive; riteniamo che debba essere applicata la clausola sociale per i cambi di appalto cosicchè il Lavoratore passi in INPS Servizi alle condizioni di lavoro attuali». Le Rsu eporediesi di Comdata rifiutano anche la riduzione dell’orario di lavoro con conseguente taglio del salario e anzi chiedono che piuttosto venga portato a tempo pieno il contratto di quei lavoratori che hanno dovuto accettare il part-time imposto dall’azienda. I rappresentanti dei lavoratori chiedono anche oltre alla continuità lavorativa quella delle condizioni in essere come gli scatti maturati e la tutela dell’art. 18 laddove presente. La conclusione del comunicato delle Rsu è molto chiaro e diretto: «L’atteggiamento dell’ente, in questo momento poco propenso all’ascolto non è piaciuto, crediamo che dopo questo primo confronto, che ci ha consegnato alcuni temi di studio, potrà partire la vera trattativa per la tutela di perimetro e diritti di tutti i lavoratori.»
Verrà aperto un confronto con i lavoratori, informano le Rsu, dopo il prossimo incontro con la presidenza INPS che si terrà non appena costituito lo statuto della nuova società “INPS Servizi”.
Con le esternalizzazioni dei servizi considerati “secondari” rispetto al business principale da parte delle aziende private e pubbliche, si sono create giungle selvagge di lavoro precario, sottopagato, di condizioni di lavoro arretrate rispetto ai diritti, ma amaramente dobbiamo constatare che anche il viaggio al contrario ha il suo prezzo che verrà pagato tutto dai lavoratori se non vi sarà fermezza nella trattativa e mobilitazione nei territori. E rimane aperta una domanda: quale sarà la sorte dei lavoratori e delle lavoratrici Comdata attualmente impegnate sulla commessa Inps ma che l’Istituto non assumerà nella nuova società Inps Servizi?
Cadigia Perini