Mercoledì 20 dicembre, presso la libreria Mondadori di Ivrea, Giuse Lazzari ha presentato il suo nuovo romanzo: Il silenzio dell’elleboro, edito da Campanotto. A condurre la serata il libraio Davide Gamba e Rita Cola, giornalista de La Sentinella. Letture affidate al simpatico Piero Bronzo. Intermezzi musicali del gruppo di flautisti “amici di Giuse” (così vengono presentati).
La chiacchierata carbura lenta, si capisce subito non sarà una consueta partita di botta e risposta. Niente di concordato. E del resto non è facile concordare quando si tratta dell’autrice in questione: mica facile farla stare nei binari! Il romanzo, poi, è un noir, dunque non si può svelare granché. Si inizia parlando del Friuli, suo luogo natio e luogo di ambientazione della storia, poi si passa al tema dell’antiquariato, per molti anni praticato dalla scrittrice, per approdare infine al metodo di scrittura, incappando in citazioni filosofiche, ma nessuno degli argomenti prende davvero il largo.
Compito ingrato quello affidato a Davide Gamba e Rita Cola. Giuse Lazzari non risponde a nessuna domanda in maniera compiuta, seppur qualcosa dica, si defila tra mille divagazioni, che diventano quindi l’oggetto principale del discorso, suo e pure di chi le siede accanto, grazie ad un mirabile assist del libraio, il quale fa notare che uno degli aspetti più interessanti del romanzo sia proprio la sua capacità di portare avanti la storia concedendo molte digressioni, senza mai perderne i fili. Insomma, una presentazione tutta a discesa libera. Il pubblico ogni tanto interviene, anche senza gli sia data la parola (normalmente le domande del pubblico vanno in coda), il tutto in una girandola di riferimenti, ricordi, saluti e piccole cose da salotto.
Della storia poco si capisce, a parte che ci sono una villa un po’ misteriosa, un ricco e attempato antiquario, una giovane antiquaria, tanti oggetti amati e bramati e un giardino con l’elleboro (con l’accento sulla seconda e) di cui il titolo. Ma dico io: “già la catalpa gridava la nostra ignoranza in botanica, ora ci si mette pure con l’elleboro?”. Naturalmente la battuta era d’obbligo. Tanto che lei stessa racconta il titolo dovesse essere La villa dell’elleboro ma sia stato cambiato ne Il silenzio dell’elleboro proprio in memoria de Il grido della catalpa. Aspettiamo il sussurro del maggiociondolo? Scherzi a parte, la simpatia di Giuse nel suo raccontare aneddoti, inanellati per nessi emotivi, è contagiosa e alla fine la serata è piacevole come se si fosse svolta tra amici (e in molti lo erano in sala) davanti ad un cabaret di pasticcini. Che sia una brava scrittrice ormai lo sappiamo, quindi non è così necessaria una forma pomposa.
Abbiamo scoperto inoltre che vuole fondare la giornata mondiale del Haiku, ad Ivrea. Il progetto è già in corso. Conoscendola siamo sicuri ci riuscirà e sarà interessante vederne gli sviluppi. Naturalmente, come già accadde le volte precedenti, ci informa di aver già scritto un altro libro, in attesa di limatura finale, ma ci tranquillizza sui tempi: ci vorranno ancora un paio di anni per la pubblicazione. E via, tutti in fila per le firme. Una bella serata in libreria e un buon regalo da comprare. Per parafrasare il titolo di un altro suo libro: “in viaggio con Giuse” non ci si annoia mai.
Lisa Gino