A pochi giorni dall’ennesima giovanissima vittima palestinese, Ali Abu Aliya uccisio nel giorno del suo 14esimo compleanno dal fuoco dei soldati israliani, ospitiamo uno scritto di Muin Masri palestinese di Nablus, scrittore, eporediese d’adozione.
Più volte ho pensato seriamente di fare causa allo Stato di Israele per due motivi. Primo: mi ha rubato l’infanzia e tempo prezioso. Secondo: ha macchiato la mia condotta morale di fronte ai miei fratelli e compagni di gioco.
La prima accusa è facile da provare: tutto o quasi è documentato con foto e cronache sui mezzi d’informazione internazionale. Tra spari, checkpoint, coprifuoco e scuole chiuse per lunghi periodi, mi sono giocato l’infanzia e ho perso tempo prezioso per progettare al meglio il mio futuro.
La seconda accusa è difficile da provare, non ci sono foto né documenti, tutto dipende della memoria e della volontà dei testimoni.
Era il 10 giugno 1967, mattina presto. Nablus da 6 giorni era tristemente deserta, alcuni bambini avevano sfidato il coprifuoco e si erano riuniti nel cortile della scuola elementare per giocare a pallone. Una colonna di carrarmati, preceduta da una Jeep militare, era entrata nel cortile a passo d’uomo e si era fermata esattamente davanti al portone della scuola che era chiuso a chiave.
Non so se per paura o perché non avevo avuto la prontezza degli altri compagni di gioco, sta di fatto che ero rimasto lì come un rimbambito ad ammirare il maestoso carrarmato. Il tempo di rendermi conto della gravità della situazione ed era già troppo tardi. Un giovane soldato biondo era sceso dalla Jeep; sorridendo, mi aveva chiesto se conoscevo il modo per aprire il portone da dentro e, senza aspettare una mia risposta, mi aveva offerto una tavoletta di cioccolata fondente e una piccola lattina di succo al pompelmo. Con uno sguardo complice mi aveva fatto capire che ne avrei avuto delle altre, tutto dipendeva dalla mia volontà di collaborare.
Signori giudici, signori giurati, carissimi amici, dovete sapere che non avevo mai mangiato prima d’allora della cioccolata né bevuto pompelmo in lattina. Mi sembrava di sognare, ma poi mi sono svegliato in un incubo. Immaginate un bambino di quasi sei anni che sapeva perfettamente come intrufolarsi e aprire il portone della scuola perché lo faceva spesso per rubare il pallone e giocare con suoi amici. Immaginate che questo bambino non poteva dire di no alla sua prima merendina occidentale. Immaginate che la scuola, da quel momento e per parecchi mesi, divenne il comando militare centrale israeliano. Immaginate che i suoi amici, non potendo più giocare a pallone per colpa sua, lo chiamavano “traditore”. Ho dovuto aspettare tanto tempo prima di essere riabilitato e meritarmi un posto in squadra, anche se potevo ricoprire solamente il ruolo di portiere e non potevo mai tirare un rigore, ma, credetemi, era meglio di niente.
Non ho mai odiato nessuno per il gusto di odiare, ma ho sempre desiderato portare quel biondo soldato davanti ad un tribunale internazionale: mi ha rubato l’infanzia, mi ha rubato l’innocenza. Non ci sarà un risarcimento equo, perché nessuno può capire cosa vuol dire stare lì fermo a guardare gli altri ridere, scherzare, correre, saltare e abbracciarsi dopo avere vinto una partita difficile. E a te dire: “Traditore, torna in porta”.
Muin Masri
Muin Masri (www.muinmasri.it) è nato nel 1962 a Nablus (Palestina). E’ in Italia dal 1985. Vive e lavora a Ivrea. Ha esordito nel 1994 con “Racconti?/Quelles nouvelles?”, una raccolta bilingue (italiano – francese) pubblicata da Scriptorium. Ha pubblicato, tra gli altri, il miniracconto “Le mutande nere” (Goethe Institut, 1996), i romanzi “Il sole d’inverno” (Lupetti & Fabiani, 1999), “Pronto ci sei ancora?” (Portofranco, 2001 Lochness libri, seconda edizione 2006), “Io sono di là” (Michele di Salvo Traccediverse, 2005), “Amori bicolori” (Laterza, 2008), “Permesso di soggiorno” (Ediesse CartaBianca, 2010), “Il fantasma, la vergine e lo spirito santo” (eBook StreetLib, 2015). Nel 2002 ha realizzato “Viaggio di sola andata”, cinque episodi trasmessi da Radiotre nell’ambito del programma Centolire.