Il 18 marzo ci svegliamo con la notizia della violazione della tregua a Gaza da parte di Israele, con il lasciapassare della Casa Bianca. E’ di nuovo strage di civili a Gaza. A Ivrea si dedica il 160° presidio per la Pace alla denuncia dei crimini continuti perpetrati contro civili inermi a Gaza come in Cisgiordania.
Il presidio di sabato 22 marzo inizia con le parole di Pierangelo Monti: “Anche questa settimana è stata caratterizzata da brutte notizie per la pace. La notte del 18 marzo vigliaccamente le forze israeliane hanno massacrato in poche ore oltre 400 palestinesi, fra questi 130 bambini. In una grave escalation del loro genocidio contro 2,3 milioni di palestinesi, hanno mandato in frantumi il recente e già fragile cessate il fuoco, bombardando la Striscia di Gaza, occupata illegalmente e assediata. In questi ultimi 4 giorni sono morte oltre 650 persone. Intere famiglie sono state spazzate via. Gli ospedali sono sovraccarichi. – continua Monti – Il governo della Turchia ha condannato quello che ha definito un attacco «deliberato» da parte di Israele contro l’ospedale dell’Amicizia turco-palestinese nella parte centrale della Striscia di Gaza. Israele ha interrotto la fornitura di elettricità a Gaza. La situazione umanitaria è terribile. In tutta la Cisgiordania il popolo palestinese patisce l’oppressione violenta dell’esercito e dei coloni israeliani. Come abbiamo visto nel documentario No other land.” E lunedì è arrivata la notizia del linciaggio e arresto di uno dei registi e coautore del documentario, il palestinese Handam Ballal, scarcerato il giorno seguente, ma in precarie condizioni di salute. Lo stesso giorno l’esercito israeliano ha deliberatamente ammazzato il giornalista di Al Jazeera Hossam Shabat, di soli 21 anni, che per un anno e mezzo ha rischiato la vita pur di raccontare all’umanità le migliaia di crimini commessi da Israele nel nord di Gaza (sono almeno 150 gli operatori dell’informazione uccisi a Gaza).
Monti continua citando dal lungo Rapporto della Commissione d’inchiesta internazionale indipendente dell’ONU sui territori palestinesi occupati questo passaggio:
“L’uso della mancanza di cibo come metodo di guerra, la negazione di assistenza umanitaria e la politica coordinata per distruggere il sistema sanitario di Gaza da parte di Israele, insieme alla mancanza di acqua e di accesso alle strutture sanitarie, hanno provocato gravi danni riproduttivi a donne, fino alla morte, anche in seguito a complicanze legate alla gravidanza e al parto.
La carcerazione da parte di Israele è caratterizzata da abusi molto diffusi e sistematici e da violenze sessuali e di genere. Queste pratiche sono notevolmente aumentate per gravità e frequenza dal 7 ottobre 2023. Questo è il risultato di una politica intenzionale che utilizza violenza sessuale per umiliare e degradare i palestinesi in stato di detenzione, con l’obiettivo di sottomettere, distruggere ed espellere la comunità palestinese.”
Lettera aperta al Sindaco e all’amministrazione comunale
Il presidio di sabato 22 si è chiuso con l’approvazione di una lettera al Sindaco e all’amministrazione comunale a nome delle associazioni e delle singole e singoli che animano il Presidio per la Pace di Ivrea.
Condanna per la rottura unilaterale della tregua a Gaza ad opera dell’esercito israeliano e sue conseguenze.
Da cittadine e cittadini, in virtù
- dell’amicizia storica che ci lega al popolo palestinese concretizzata anche con il gemellaggio con la Città di Beit Ummar in Cisgiordania
- dell’adesione della Città di Ivrea alla rete internazionale dei sindaci per la pace “Mayors for peace”
chiediamo all’amministrazione comunale di inviare al Governo nazionale e alla Presidenza della Repubblica la nostra indignata protesta contro il governo israeliano per la rottura della tregua con un’ennesima azione bellica che in sole 72 ore ha ucciso più di 600 palestinesi, civili inermi, tra i quali 200 bambini, colpiti mentre dormivano. Un’azione in totale violazione, ancora una volta, del diritto internazionale, un crimine verso l’umanità. Per tutto questo facciamo nostre le denunce e richieste espresse nel comunicato della Rete Italiana Pace e Disarmo, chiedendo all’amministrazione comunale di Ivrea di farsi capofila nell’azione promuovendo anche all’interno dell’Anci pari iniziativa.
Associazioni e singoli aderenti al Presidio per la Pace di Ivrea
Il comunicato della Rete Italiana Pace e Disarmo del 18 marzo
Siamo inorriditi per il terrore e la morte scatenati oggi sulla terra martoriata di Gaza. Di nuovo a morire sono bambini e bambine, tutt’altro che “danni collaterali” ma volutamente ricercati per costringere la popolazione della Striscia a lasciare la propria terra. La rottura degli accordi sul cessate il fuoco da parte israeliana è un atto inaccettabile, grave che l’amministrazione Trump l’abbia avallata e che non ci sia ancora una energica presa di posizione di ferma condanna da parte dell’Unione Europea e del governo italiano.
Assistiamo di nuovo alla politica dei “due pesi e due misure”, a tal punto che la vicenda palestinese era scomparsa dall’agenda politica degli ultimi vertici della Ue. Questo ennesimo massacro si inserisce dentro una serie d’ipotesi apertamente rivendicate, come quella di trasformare Gaza in un grande resort a gestione statunitense, o fatte artatamente trapelare nei giorni scorsi come la deportazione della popolazione della Striscia in Siria, Somalia e Sudan. Si tratta d’ipotesi agghiaccianti che ripropongono scenari di pulizia etnica che rappresentano veri e propri crimini contro l’umanità. La ripresa delle ostilità pregiudica inoltre anche la vita stessa degli ostaggi, dei quali continuiamo a chiederne la liberazione così come chiediamo la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi illegalmente detenuti.
La Rete Italiana Pace e Disarmo nel condannare questo ennesimo e brutale eccidio rinnova le proprie richieste per un cessate il fuoco immediato e duraturo, la fine del blocco degli aiuti e l’assedio alla popolazione da parte israeliana, il varo di sanzioni economiche nei confronti d’Israele, la sospensione dell’accordo di partenariato Ue/Israele, il blocco reale di tutte le commesse di armamenti, il riconoscimento da parte dell’Italia e della Ue dello Stato di Palestina.
La vicenda del conflitto in Medio Oriente, dove interi arsenali vengono scaricati su una popolazione inerme, dimostra ancora una volta come la logica delle armi porti in un vicolo cieco e sia foriera solo di barbarie. I valori democratici sono incompatibili con la guerra di occupazione.
Chiediamo alla società civile e alle amministrazioni locali di mobilitarsi per la pace e per far cessare il massacro, affinché si levi dal basso quel sentimento d’indignazione verso gli aggressori e di solidarietà verso le vittime. Occorre costringere le nostre istituzioni, nazionali ed europee, ad assumersi la responsabilità di una vera iniziativa politico-diplomatica tesa al ripristino del diritto internazionale e alla tutela della popolazione civile.
La stessa lettera, aggiornata con in fatti degli ultimi giorni, è stata distribuita prima del consiglio comunale del 25 marzo al Polo infermieristico.
a cura di Cadigia Perini