Complice il carnevale, la campagna elettorale sul territorio canavesano si è concentrata prevalentemente nelle ultime due settimane. Non si è parlato molto di “lavoro”: l’unica eccezione è stata il 23 febbraio con LeU e M5S. Un resoconto di quella serata, da entrambi i punti di vista
Due incontri, due formazioni politiche, un unico tema. Venerdì 23 febbraio a Ivrea sono state organizzate due iniziative entrambe dedicate al tema “lavoro”: una organizzata in Sala Santa Marta dalla lista Liberi e Uguali e l’altra dal Movimento 5 Stelle al centro civico Bellavista.
LeU: dopo il 4 marzo una lista unica
Contare i partecipanti ad un incontro a Ivrea è sempre un azzardo, ma le risicate trenta presenze registrate in sala Santa Marta venerdì sera rappresentano un numero poco incoraggiante per la neo-nata formazione, tanto più se si tiene in considerazione il fatto che il candidato invitato era Giorgio Airaudo, ex responsabile settore auto della Fiom, dal 2013 deputato (prima indipendente con SEL, ora LeU), molto noto anche a Ivrea e riconosciuto appassionato sostenitore dei diritti dei lavoratori.
Il tema del lavoro è stato debitamente difeso e illustrato da Airaudo: «Bisogna abolire la giungla di contratti precari»; «si dice che in Italia “sono stati attivati un milione di posti di lavoro”, ma si traduce con “sono stati attivati un milione di contratti”»; «non possiamo non dire che da Monti a Gentiloni i governi sono stati governi nemici del mondo del lavoro; i lavoratori si sentono traditi e va detto che le politiche reali sono state politiche di destra»; e ancora: «si discute molto di industria 4.0, ma mai di lavoro 4.0».
Sono solo alcuni dei passaggi attraverso cui Airaudo ha dato prova di conoscere il mondo del lavoro e di avere chiara la strada da seguire, riuscendo anche ad abbozzare l’idea di un Green New Deal come proposta politica nazionale per altro presente anche all’interno dello stesso programma di LeU.
Il secondo leitmotiv della serata è stato, invece, di natura politica, introdotto brevemente da Franco Giorgio (Art1-MDP) e ripreso ampiamente dallo stesso Airaudo: «Penso che qualunque sarà il risultato, il compito futuro sarà quello di dare vita ad un’unica lista a sinistra. Nessuno degli appartenenti a LeU potrà tornare, dopo il 4 marzo, nel proprio alveo, perché da soli non si va da nessuna parte». Una visione, un auspicio, un compito da realizzare più che una certezza. Airaudo non cita la precedente esperienza di “somma politica” denominata “Italia Bene Comune”, ma è evidente quanto l’ombra dei fallimenti passati gravi sulla neoformazione a sinistra del PD.
La stoccata finale sembra poi essere rivolta alla lista Potere al Popolo (per quanto anche in questo caso Airaudo rimanga sul vago e non specifichi l’oggetto della considerazione): «Il giorno dopo le elezioni si deve lavorare, ma si può fare partendo da una formazione che raggiunga almeno il 5% dei consensi elettorali; questo lavoro non lo fai con una politica di testimonianza e con il 2%. Occorre una forza che abbia un punto di partenza».
Curioso che esponenti di Liberi e Uguali utilizzino il refrain sul “voto utile” solitamente usato dal PD nei loro confronti. E resta il dubbio che, seppur raggiunta e superata la “soglia minima simbolica” di cui parla Airaudo, LeU riesca a incidere, a livello parlamentare, sulle politiche del lavoro. Con le destre storicamente inclini a subordinare il lavoro (tese a seminare paure e divisioni sociali e a promettere, con la flat tax, ulteriori incrementi delle diseguaglianze), un PD (e l’alleato + Europa di Emma Bonino) difficilmente disponibile e capace a invertire la tendenza nelle politiche sul lavoro e un M5S da sempre attento più agli “imprenditori” che ai lavoratori (ancor più oggi nella “versione governativa” di Di Maio).
M5S: parole nette nell’incontro con i lavoratori dei call center, più scontate, incerte (e ruffiane) in quello pubblico serale
“Legalità e lavoro” era il titolo dell’incontro pubblico organizzato da M5S che si svolgeva contemporaneamente a quello di LeU, venerdì 23 febbraio, al Centro Civico del quartiere Bellavista. Decisamente più partecipato (la sala può ospitare circa 150 persone ed era praticamente piena), probabilmente anche per l’intervento di “star” nazionali quali il capitano Gregorio De Falco (reso celebre dalla famosa “esortazione” a Schettino della nave Concordia) e Davide Casaleggio, l’incontro dei pentastellati non è stato centrato sul lavoro, ma ha svariato sui temi della campagna elettorale del Movimento.
Sul tema lavoro si era svolto nel primo pomeriggio della stessa giornata di venerdì un incontro (dei candidati Jessica Costanzo alla Camera, Pino Masciari al Senato, Massimo Fresc a sindaco di Ivrea, insieme ai consiglieri regionali Francesca Frediani, Davide Bono e alcuni attivisti di Ivrea 5 Stelle) con lavoratori di Comdata, Innovis e Vodafone, in merito al quale un comunicato del M5S riferisce di aver «ascoltato con attenzione i lavoratori che hanno raccontato le gravi condizioni di lavoro, con la diminuzione di ore e di relativo di stipendio, pressioni psicologiche, ricorso sempre maggiore a lavoratori interinali e rappresaglie verso i rappresentanti sindacali in nome del massimo profitto» e, in particolare, «la preoccupazione che si verifichino ulteriori licenziamenti, dopo i 170 interinali di Comdata a cui il 1° febbraio scorso è stato interrotto il contratto di lavoro in somministrazione».
Rilevando poi come tutto questo si determini anche per «la concorrenza spietata che viene dall’est Europa con contratti salariali molto più bassi che determinano il cosiddetto dumping salariale» e per «la politica delle aziende di call center tende a sostituire il lavoro umano con sistemi di risposta automatizzati senza che questo significhi nuove opportunità di lavoro».
Sottolinenado che «oggi si ripropone un sistema che rende i lavoratori schiavi moderni», e proprio «qui ad Ivrea, patria del welfare di Olivetti e di un modo di lavorare che rispettava tutti i lavoratori e le loro competenze. Un territorio in cui l’industria è stata distrutta, dove la disoccupazione ha colpito giovani e meno giovani che hanno abbandonato il territorio per andare a lavorare altrove. Questo deserto industriale e queste condizioni di lavoro da schiavi sono il frutto delle scellerate scelte industriali e finanziarie di Carlo De Benedetti, tessera n. 1 del PD, che fu presidente e AD Olivetti proprio negli anni in cui l’Olivetti venne demolita».
Concludendo con le proposte del M5S di portare la questione del dumping salariale «all’attenzione dell’Europa, per equiparare i livelli salariali» tra i diversi Paesi e di istituire «il reddito di cittadinanza che spunta le armi del ricatto che troppe aziende perseguono impunemente, permettendo ai lavoratori di formarsi e reinserirsi in nuove attività produttive», oltre a indicare «nella difesa del territorio, nei servizi alla persona e nello sviluppo dell’innovazione tecnologica» nuove opportunità e forme di lavoro «basate sul rispetto della dignità umana».
Un po’ di tutto, e certamente non centrato sulle questioni del lavoro, l’incontro serale al Centro Civico di Bellavista.
Aperto da Massimo Fresc (candidato Sindaco alle prossime comunali di Ivrea) sul percorso per la costruzione in corso e aperta del programma per l’amministrazione della città e da Davide Casaleggio che ricorda come lui stesso, di madre inglese, sia espressione di quel «miscuglio di persone da tutto il mondo che creava cose nuove» nella Ivrea olivettiana, conferma che organizzerà quest’anno ancora a Ivrea la seconda edizione di #SUM (la sua iniziativa per «individuare il futuro a dieci anni» e indicare così cosa creare come imprenditori) ed esalta l’unicità del Movimento 5 Stelle. L’applauso fragoroso e prolungato che segue l’intervento sembra certificare la composizione di elettori pentastellati del pubblico (e forse anche la fascinazione della vicinanza col “capo”?) presente a prescindere dalle avverse condizioni meteo (segno che la scarsa partecipazione all’incontro di LeU non può essere ricondotta alla sola nevicata).
Seguono gli interventi della candidata alla Camera, Valentina Pretato, e del candidato al Senato, Pino Masciari. La prima, geometra e abitante a Loranzè, parla soprattutto di questioni ambientali e della «qualità della vita», il secondo si presenta come «italiano vero» ed espone vari episodi della sua storia personale di imprenditore calabrese che vive da molti anni sotto scorta per aver denunciato la ‘ndrangheta, ricordando di essere “riconosciuto eroe civile e cittadino onorario” di Ivrea e di altre città italiane, oltre che assegnatario di diversi premi (“Grifo d’Argento di Genova, Premio nazionale Borsellino e Premio Manuela Loi”).
Ed è proprio il ricevimento con Gregorio De Falco di uno di questi premi all’origine della partecipazione di quest’ultimo, candidato per il M5S in Toscana, all’incontro eporediese. Il capitano sviluppa la narrazione pentastellata (“onestà, mani libere, tecnologia”), con un’attenzione particolare alle questioni riguardanti le forze di polizia (“carabinieri e polizia da unificare, guardia di finanza, polizia penitenziaria e forestale da specializzare”) e la giustizia.
È infine una domanda dal pubblico sul tema dell’immigrazione a ricevere da Masciari una risposta confusa (che spazia dal “No ai campi in Libia e nessuno buttato a mare” a “persone che vengono qui vanno a delinquere“) e una più meditata di De Falco (“distinguere tra immigrazione e salvataggio in mare, obbligatorio per chiunque e dovunque“) che rimanda a una “regolamentazione europea dei flussi migratori” e critica la decisione del governo di mandare ufficiali di polizia giudiziaria sulle navi delle Ong impegnate nel soccorso di chi si mette in mare.
Un M5S che, come si usa in campagna elettorale, cerca di avvicinarsi a tutti: al pomeriggio ai lavoratori del call center con parole nette su “queste condizioni di lavoro da schiavi“, alla sera a un pubblico più vario con parole certamente meno nette, più tese ad assecondare un po’ tutti i punti di vista (o almeno a non scontentarne nessuno).
a cura di Andrea Bertolino e ƒz