Sul lago San Michele ogni anno affiorano i cianobatteri rossi. Il Comune procede a suon di divieti e l’ATO (ente per la gestione delle acque) non ha ancora iniziato i lavori per le fognature in Canton Gabriel. Il lago necessita di interventi e la Regione avrebbe stanziato oltre 1 milione d’euro per la tutela delle acque piemontesi. Il Comune risponderà al bando?
L’arrivo della stagione calda sta lentamente portando la situazione del lago San Michele alla “normalità”, dopo che per circa due mesi la presenza di cianobatteri rossi aveva impattato le acque ripariali, rendendo impossibile ogni tipo di attività. Risale, infatti, a non più di un paio di settimane fa la notizia che gli studenti delle scuole, regolarmente ospitati alla Polveriera dai volontari e dall’Università di Torino per il Laboratorio territoriale di educazione ambientale avrebbero più volte dovuto “migrare” verso il Lago Sirio per gli esercizi di campionatura.
Il lento ritorno alla “normalità” (per lo meno apparente) non può, tuttavia, far tirare un sospiro di sollievo: il 2018 è solo l’ultimo di una serie di annate che hanno visto questi cianobatteri affiorare in superficie. Già nel 2005 si erano presentate le prime avvisaglie e negli ultimi anni il fenomeno si è più volte ripresentato, costringendo il Comune d’Ivrea a emettere diverse ordinanze di divieto di balneazione, di pesca, di utilizzo di imbarcazioni o canoe.
Trascurando il fatto per niente marginale che quest’anno Arpa, a fronte di diverse richieste di controllo delle acque del lago, non abbia promosso alcuno studio (con la conseguente impossibilità, da parte del Comune, di emettere la “tradizionale” ordinanza), permane la domanda: quanto ancora si vorrà andare avanti con questo “copione” (rilevazione, ordinanza, rilevazione, ordinanza…) prima che qualche opera di risanamento del lago San Michele venga messa in piedi?
Le precauzioni sono dovute, ma il Comune d’Ivrea può realmente pensare di poter limitare il suo operato ad una sequela di divieti?
Fognature: a che punto siamo?
L’eutrofizzazione di un lago (come nel caso San Michele) consiste in un processo di accrescimento degli organismi vegetali, che si ha per effetto della presenza nell’ecosistema acquatico di dosi troppo elevate di sostanze nutritive come azoto o fosforo. Questi “nutrienti” provengono anche dalla decomposizione naturale, ma è più che lecito supporre che l’eccesso di queste sostanze abbia un’origine artificiale. Le sponde settentrionali e occidentali (zona Canton Gabriel) del lago San Michele, infatti, sarebbero tutt’oggi aree prive di una rete fognaria.
I lavori per provvedere a questa mancanza, in linea teorica, sarebbero già stati pianificati e, carte alla mano, sarebbero dovuti partire nel 2017. Sul sito ATO (l’Ente consorziato dei comuni, tra cui Ivrea, che si occupa delle acque della provincia di Torino) è infatti presente il Cronoprogramma degli interventi del periodo 2016-2019 e alla voce “Canton Gabriel” (intervento 12560) sarebbero già state previste 3 fasi di lavoro, tutte con finanziamento da bolletta per un totale di circa 283.000 euro. Ad un anno dalla previsione dell’inizio dei lavori nulla sembrerebbe essersi ancora mosso. Legambiente, inoltre, a fronte di una richiesta alla società ATO di visualizzazione del piano di realizzazione, non avrebbe ancora ottenuto le carte.
Dalla Regione un’opportunità da cogliere al volo
Il Comune d’Ivrea, consorziatosi all’interno dell’ente ATO, ha di fatto delegato alla suddetta società gli oneri per la gestione della tutela delle acque. Ciò nonostante è impensabile che l’azione di un’amministrazione comunale possa limitare il proprio operato esclusivamente all’emanazione di divieti e ordinanze.
Nel 2015 la Provincia di Torino aveva commissionato al dottor Fabrizio Merati uno studio sulla situazione del Lago Sirio, da cui sembrava essere emersa l’opportunità di avviare una procedura sperimentale chiamata “presa di fondo” per procedere con un risanamento della qualità delle acque. Questa procedura consiste nell’installazione di un semplice tubo da far arrivare al fondo del lago e da far sfiatare altrove tramite il principio dei vasi comunicanti, permettendo all’acqua nuova derivata da pioggie di depositarsi progressivamente lasciando uscire l’acqua vecchia posta, appunto, sul fondale (ovvero quella con più percentuali di azoto e fosforo).
Quello studio, tuttavia, venne ben presto archiviato e la situazione del Lago Sirio rimase immutata.
Il circolo Legambiente Dora Baltea si sta interrogando su questo tipo di soluzione, in quanto nessuno al momento può sapere se questo “metodo” possa essere applicato anche al lago San Michele. Quel che è certo, invece, è che delle alternative vanno individuate e che il lago non può continuare a rimanere nelle stesse condizioni.
La Regione Piemonte, il 26 aprile, ha stanziato 1.260.000 euro per “il mantenimento o il recupero del buono stato delle acque superficiali e sotterranee” e indetto un bando rivolto anche ai Comuni (in forma singola o associata).
È chiaro che un’amministrazione uscente (come quella eporediese) non dispone del tempo necessario per avviare seri progetti di riqualificazione delle acque del lago San Michele, ma nulla vieta di poter cominciare a gettare la prima pietra.
In conclusione le associazioni, su questo tema, ci sono e sono più che disponibili a collaborare e la Regione ha messo a disposizione dei fondi, potenzialmente utilizzabili anche sul nostro territorio. In una battuta: chi ha orecchie per intendere, intenda.
Andrea Bertolino
Nota: si ringrazia Diego Marra per aver precisato che il rossore del lago non è dovuto alla presenza di alghe, bensì di cianobatteri. Pertanto si è provveduto alla correzione dell’articolo.