30 garanti in tutta Italia incroceranno le braccia per 24 ore in concomitanza con la riunione del Consiglio dei Ministri. L’auspicio è che questa manifestazione convinca il Governo a licenziare il prima possibile la riforma sull’ordinamento penitenziario
Armando Michelizza, garante dei detenuti per la città d’Ivrea, è nella rosa di 30 nomi che domani, giovedì 22 febbraio, aderirà allo sciopero della fame promossa dal Partito Radicale Nonviolento e da Rita Bernardini (del Partito Radicale) e fatta propria da oltre 10.000 detenuti ristretti nelle 190 carceri italiane.
Scopo della mobilitazione in tutt’Italia è quello di “spingere” affinché il Governo porti a termine l’iter legislativo per la riforma dell’ordinamento penitenziario. Lo sciopero della fame si terrà nello stesso giorno in cui è preannunciata una riunione del Consiglio dei Ministri che, secondo il Presidente Gentiloni ed il Ministro Orlando, dovrebbe adottare importanti decisioni sull’iter del decreto già presentato e sugli altri necessari per la piena attuazione della delega parlamentare della legge 103 del 23 giugno 2017. La partecipazione allo sciopero della fame di oltre 30 Garanti delle persone detenute rappresenta l’inizio di una mobilitazione per i prossimi 10 giorni affinché tutti i passaggi istituzionali e tutti gli spazi di manovra siano percorsi al fine di un ottenere una riforma il più ampia e significativa possibile.
Franco Corleone, a nome e per conto del Coordinamento nazionale dei Garanti regionali e territoriali delle persone detenute, ha formalmente inviato una presa di posizione ufficiale all’attenzione del Ministro della Giustizia Orlando, del suo Capo di Gabinetto Elisabetta Maria Cesqui e dell’Ufficio legislativo del Ministero di via Arenula.
Di seguito, il testo inviato al Ministro della Giustizia.
Il Coordinamento dei Garanti territoriali delle persone private della libertà esprime il proprio apprezzamento per la conclusione dell’iter parlamentare di valutazione della bozza di decreto legislativo di riforma dell’ordinamento penitenziario già approvata dal Consiglio dei Ministri e auspica che il Governo voglia licenziare quanto prima il decreto e avviare l’iter delle deleghe ancora in sospeso, da quella sul lavoro penitenziario a quella sull’esecuzione penale minorile.
In questa prospettiva, essenziale è salvaguardare le finalità della riforma in ordine al superamento delle condizioni ostative all’accesso alle sanzioni alternative al carcere.
D’altro canto, nello spirito della riforma e degli Stati generali dell’esecuzione penale è auspicabile che il Governo tenga conto delle indicazioni pervenute dalle Commissioni parlamentari sulla territorialità e sulla qualificazione sanitaria delle sezioni penitenziarie destinate ad accogliere le persone detenute con problemi di salute mentale, così come sull’esercizio della delega in materia di affettività in carcere.
A tal fine, sarebbe già un significativo passo in avanti anche il semplice riconoscimento della possibilità di svolgere colloqui non sottoposti a controllo visivo, lasciando a una successiva revisione regolamentare la concreta disciplina delle modalità di svolgimento di incontri riservati con familiari e terze persone.
a cura di Andrea Bertolino