Presentato ai Canottieri l’ultimo libro di Giuse Lazzari
L’impulso della scrittura, l’estro della parola, il “raccontare” come elemento di compagnia, come esempio di viaggio e avventura. Sono tante le cose che si possono dire a proposito di chi nutre questa passione, di chi esercita, con trasporto, questa facoltà espressiva, di chi trova, nel tempo dedicato alla tastiera, il suo rapporto intimo e privilegiato con il mondo.
Giuse Lazzari è una nota conoscenza di questo giornale, a cui ha dedicato anni di proficua e interessante collaborazione, ed è, con questo suo sesto libro pubblicato, un modello che funge da riferimento e stimolo anche per quelli che, come lei, si cimentano nel desiderio di sfidare la pagina bianca, articolando pensieri e confezionando storie di vita vissuta o immaginata.
Sabato 8 giugno, alle 17, l’incontro con Giuse si è tenuto alla società Canottieri del lago Sirio, un luogo ideale per parlare di libri, anche se il cielo sbiadito, di questa stagione intermittente, faceva un tutt’uno con la superficie incolore del lago.
Di fronte al pubblico, insieme a Giuse, due donne, Piera Monti e Daniela Negri. La prima si occupa della valorizzazione ambientale del Canavese, la seconda è una speaker radiofonica.
Il testo comprende 8 racconti, parimenti vivaci e con finali adeguatamente a sorpresa, di cui l’ultimo, in elenco, è quello che presta il titolo al libro. Questo è anche il racconto più lungo della serie, ma come viene convenientemente ricordato, dalle presentatrici che citano Pessoa, “Il valore delle cose sta nell’intensità con cui vengono vissute e non nella loro durata.” A proposito di citazioni anche un racconto “Rosa non vola più via” ne mette in campo una piuttosto classica, evocando la “Metamorfosi” kafkiana. A leggerlo, in tutta la sua intensità dal sapore angosciante, è Daniela Negri, un racconto dove la protagonista rimane intrappolata nella dimensione del quotidiano, relegando i suoi sogni di evasione alla prospettiva dell’incubo. E la Lazzari è brava nel creare quell’atmosfera di credibilità dove protagonista e lettore assumono una medesima tensione, identificandosi vicendevolmente nella storia. A questo proposito tutti i racconti del libro muovono i personaggi in ambienti particolari e, al contempo, consueti, familiarizzando con il lettore attraverso l’equilibrio delle situazioni. Il linguaggio di Giuse, sulla pagina, scorre con fluidità come avviene quando si ritarda il momento in cui fare una pausa di lettura. La narrazione procede mescolando, nella giusta e azzeccata ricetta, il lato fantastico a quello realistico senza rivelare differenze tra i due opposti e, naturalmente, anche scoprendo quelle che sono le esperienze di vita dell’autrice, almeno per chi, come me, un po’ le conosce. Giuse, oltre che autrice è stata anche insegnante di scrittura creativa all’Università delle terza età ed è inoltre intenditrice di cose belle e oggettistica di antiquariato. Ha gestito, per diverso tempo, un negozio di mobili antichi in città e conosce la preziosità degli ambienti e degli oggetti che, nella loro muta presenza, sono portatori di storie e pregni di significato. E tutto questo arricchisce il suo corredo biografico, come emerge nel racconto “La casa sul lago” dove la protagonista si trova al cospetto di tesori di cui la titolare non intuisce il valore.
Tra le caratteristiche di spontaneità, di cui si avvale la scrittura di Giuse, c’è anche il lato ironico e divertente, tipico di chi, in modo elogiabile, sa confrontarsi con l’aspetto di una comune vulnerabilità e anche con una certa distrazione tipica delle persone che, pensando creativamente alla scrittura persino quando dormono, trascurano fatalmente il legame con le incombenze pratiche.
E’ il caso del racconto “Le vampe di Caronte”, dove la protagonista si reca alle Poste per pagare le bollette già in procinto di scadenza e, una volta ottemperata l’urgenza, all’uscita dall’ufficio, non si ricorda più dove ha parcheggiato la macchina. Complice la canicola con i suoi assalti impietosi, la protagonista gira dunque a vuoto sotto il sole implacabile, sfiorando il dramma del quotidiano, di cui tutti noi, chi più chi meno, abbiamo già fatto esperienza. E così ritorna quell’immedesimarsi del lettore nel racconto, lettore che ritrova se stesso nel piacere di un libro in cui le parole hanno la forma della semplicità comunicativa e anche quella dell’espressione colta e letterariamente riuscita.
Pierangelo Scala