Il Consiglio Comunale approva all’unanimità: sì all’acquisto della Serra

Maggioranza e opposizioni concordano sull’opportunità di partecipare alla prossima asta dello storico immobile cittadino. Chiantore: «questo è il primo passo, poi dovremo capire come rilanciarlo»

«Non possiamo più nascondere la testa sotto la sabbia, c’è un problema e dobbiamo farcene carico». Sono queste le parole che il sindaco Chiantore ha scelto per aprire la discussione in consiglio comunale sulla volontà di acquisire all’asta l’immobile del Centro culturale La Serra. L’intenzione era trapelata sui giornali il mese scorso e già allora il sindaco aveva delineato i contorni di questa operazione d’acquisto che, se portata a termine, potrebbe seriamente rappresentare l’anno zero di un immobile che è stata una ferita aperta per più di dieci anni per la città d’Ivrea.
Per l’acquisizione dell’immobile si partirebbe da un base d’asta di 68mila euro e «parte di queste somme verrebbero recuperate in quanto siamo creditori privilegiati per somme IMU non versate» ha spiegato Chiantore ai consiglieri. «Abbiamo poi posto una condizione – prosegue – che l’assemblea condominiale della Serra ha approvato dimostrando un forte senso di responsabilità: i condomini hanno acconsentito ad esentare il Comune d’Ivrea per le spese di gestione ordinaria fino al 2029, lasciandoci così 4 anni di cuscinetto per poter avviare una progettualità». Il sindaco ha poi dichiarato che l’amministrazione ha già stanziato a bilancio 220mila euro (comprensivi delle somme destinate all’acquisto) e ha precisato che la progettualità dovrà mantere lo scopo comunitario e sociale della struttura, ma riportandola alla contemporaneità. «C’è una sala congressi da 400 posti e dovremo capire come renderla fruibile; inoltre gli spazi della somministrazione andranno ampliati e affidati ad un gestore, perché c’è di mezzo il tema della sostenibilità della struttura».

Durante la serata il sindaco ha poi spiegato la ragione per cui l’amministrazione ha scelto questo momento per acquisire l’immobile: «vorrei che fosse chiaro che oltre quest’asta non ce ne sarebbero state altre. Dopo questa il curatore fallimentare l’avrebbe chiusa, riportata al giudice, il fallimento sarebbe tornato “in bonis” e a quel punto l’immobile sarebbe stato probabilmente aggredito dalle banche».
Una sorta di “ultima chance” che spiega la ragione per cui il consiglio comunale ha approvato all’unanimità l’operazione senza particolari resistenze e critiche da parte dei consiglieri di minoranza; uno scenario molto lontano dal tentativo di acquisto già presentato alcuni anni fa dalla giunta Sertoli e che la consigliera Piccoli (allora assessora) non ha mancato di ricordare: «inutilmente nel 2020 cercai di convincere l’allora opposizione del PD, il sindaco e i consiglieri della bontà dell’operazione. Cinque anni fa la base d’asta era di 270mila euro, ma credo sia stata un’occasione persa perché avremmo potuto sfruttare i bandi PNRR. Allora si pensava che si sarebbe potuto riproporre il cinema, ma in collaborazione con l’Archivio Cinema d’Impresa. Mi sorprende non vedere le stesse preoccupazioni di allora come il possibile “danno erariale” o “la presenza di amianto”». Una ricostruzione veritiera, ma incompleta, in quanto la consigliera non ha ricordato alcuni aspetti significativi di quel suo tentativo d’acquisto: la proposta venne portata in consiglio comunale un po’ “a sorpresa” pochissimi giorni prima l’asta effettiva (senza lasciare quindi il tempo per un sano confronto), la sua stessa maggioranza risultò poco convinta e, infine, il collegio dei revisori dei conti dichiarò “incompleta e insufficiente” la documentazione prodotta.

Pur votando favorevolmente, anche il consigliere Noascone non ha rinunciato a manifestare alcuni dubbi e preoccupazioni: «spiace a tutti vederlo in questo stato, ma parliamo comunque di un immobile di circa 1350 mq. Quanto verrà a costare il rifacimento complessivo? Già con la Sala Cupole abbiamo avuto problemi di costi, senza considerare che abbiamo già altri fabbricati vuoti come l’ex Jervis, l’ex Valcalcino e l’ex Camera di Commercio. Sono d’accordo sul partecipare all’asta, ma mi preoccupa il dopo».

Scontato invece l’appoggio dei consiglieri di maggioranza che a ruota hanno accolto la notizia con entusiasmo, a cominciare dal presidente Luca Spitale che ha dichiarato: «vorrei che noi tutti comprendessimo l’importanza della portata di quell’immobile. È il nostro colosseo, anche se non fa parte dell’Unesco. È un vero e proprio gioiello architettonico».
Ma alla domanda se fosse possibile conoscere le intenzioni dell’amministrazione e le possibili future destinazioni d’uso dell’immobile Spitale ha dichiarato: «la risposta a questa domanda oggi non esiste, occorre studiare tutti assieme». Più “rassicurante” e conciliante l’immediata reazione del sindaco Chiantore: «come ho già detto partiamo da quello che c’era e dagli spazi disponibili, ma penso che dovremo affidarci a dei professionisti che mettano giù un progetto».

Cinque anni fa come oggi il punto di partenza rimane lo stesso: il Comune d’Ivrea vuole riprendersi un edificio simbolo della città, ma senza avere per le mani un progetto definito. Restano i tanti dubbi legati al futuro della Serra e alla sua “sostenibilità economica”, senza considerare che il contesto degli spazi culturali in città è cambiato rispetto dieci anni fa. Allora la Serra rappresentava quasi un unicum cittadino; oggi l’amministrazione si trova per le mani il progetto di abbattimento dell’ex Cena per far spazio al nuovo Polo Culturale, la gestione di spazi vuoti come Palazzo Giusiana e la riqualificazione del Castello d’Ivrea.

Andrea Bertolino