I giovani lavorano un po’ di più e le aziende sono più interessate ai contratti apprendistato che non a quelli a tempo indeterminato
Venerdì 20 gennaio sono stati presentati dal Centro per l’Impiego d’Ivrea i dati relativi all’andamento del mercato del lavoro ad Ivrea e Cuorgnè. Sono relativi al 2016 e presentano sostanzialmente tre punti di novità: nell’ultimo anno è cresciuto del 6,3% il numero di ragazzi under 25 avviati al lavoro e, parallelamente, sono decisamente diminuiti i contratti a tempo indeterminato (-25% nell’eporediese e -30% nell’area di riferimento del CPI di Cuorgné) e cresciuti i contratti apprendistato (+33,2 %).
Di quali numeri parliamo, nello specifico
Per quanto riguarda la sola realtà eporediese nei primi mesi del 2016 gli avviamenti al lavoro sono stati 13.067. Questa cifra ha fatto segnare un +6,3% rispetto l’anno precedente, superando di 769 unità il 2015. L’occupazione femminile è cresciuta del 4,5%, mentre in generale quella degli under 25 ha toccato, nel periodo gennaio-settembre 2016, un +33,3%.
L’elemento controtendente è invece legato alle tipologie di contratti. In primo luogo: i contratti a tempo indeterminato sono scesi del 25%. Questa forte diminuzione è dovuta in larga misura al fatto che sono finite le agevolazioni fiscali previste dalla Legge di stabilità 2015. L’obiettivo dichiarato del Jobs Act, durante il governo Renzi, era stato quello di agevolare i licenziamenti dei lavoratori, ma parallelamente favorire le aziende nell’assunzione a tempo indeterminato tramite sgravi fiscali, in modo tale da permettere una maggiore flessibilità all’interno del mercato del lavoro.
L’altro aspetto significativo riguarda, invece, l’apprendistato. I dati hanno registrato un +33,2% di assunzioni tramite apprendistato. Armanda Romano, responsabile del Centro per l’impiego di Ivrea e Cuorgné ha detto che questo segno positivo è dovuto alla nuova legislazione unica che la Regione Piemonte ha elaborato nel febbraio 2016. «L’apprendistato è tornato appetibile e stabilizzato dal punto di vista normativo grazie al nuovo testo unico regionale che disciplina in modo organico la materia».
Il 2015 era stato l’anno del tempo indeterminato
Il rapporto 2015 dell’osservatorio del Mercato del Lavoro d’Ivrea mostrava una situazione differente rispetto quella fotografata oggi. Il numero di avviamenti al lavoro nel territorio del CPI di Ivrea era stato complessivamente pari a 19.829 unità e registrava un saldo negativo per le assunzioni a tempo determinato (-12% rispetto al 2014) e un saldo più che positivo per il tempo indeterminato (+54%). L’industria aveva beneficiato più di tutti gli altri settori dei contratti a tempo indeterminato (+79%), seguita dal settore terziario (+44%) e, infine, dal primario dell’agricoltura (+25%).
Nel 2015, inoltre, non si verificò alcuna decisiva distinzione per classe d’età. Tutte le fascie d’età registrarono un saldo positivo per i contratti a tempo indeterminato e un saldo negativo per i contratti a tempo determinato, con la sola eccezione della classe d’età 20-24: questa fascia fu l’unica a segnare un +9%.
Cos’è cambiato, in definitiva?
La consistente proliferazione di contratti a tempo indeterminato del 2015 fu evidentemente dovuta alle agevolazioni fiscali previste dal Jobs Act. Finiti questi incentivi il mercato del lavoro è tornato a servirsi dei contratti più “economici” e meno onerosi, come appunto gli apprendistati.
I quotidiani locali hanno parlato di “luci e ombre” nel presentare questi dati, ma lo studio dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro sembra dar più ragione alle ombre che non alle notizie “illuminate”.
Il lavoro, infatti, si compone di lavoratori e di imprese. Per quanto riguarda le imprese il quadro generale del Canavese ne evidenzia una costante diminuzione. Dal 2012 al 2015 il numero di imprese registrate alla Camera di Commercio di Torino è passato dalle 12.931 del 2012 alle 12.329 del 2015, segnando un -4,7%. Il dato è abbastanza in linea con il trend registrato nella Provincia di Torino, ma questo segno negativo comunque sembra indicare che il territorio continua a non avere una vera strategia di sviluppo in grado di rilanciare imprese e occupazione.
Forse in questo è da ricercare il motivo per cui gli imprenditori preferiscono appellarsi a contratti meno onerosi come l’apprendistato, sviando la possibilità di assumere a tempo indeterminato.
Andrea Bertolino