Quante persone sono giunte in città nell’anno trascorso? Quanto si sono fermate? E rispetto agli anni passati, ci sono più o meno visitatori?
Che il territorio canavesano stia investendo energie e denaro nel turismo è un fatto sotto gli occhi di tutti. Nonostante diverse contraddizioni che meriterebbero di essere approfondite (si pensi, ad esempio, al Castello d’Ivrea chiuso o al viadotto Marchetti che ha deturpato in maniera irreversibile il paesaggio) la tendenza generale è quella di voler emulare l’esempio del capoluogo regionale. La spinta a “fare come” fa Torino è grande nel nostro territorio, motivata delle affinità legate al processo d’industrializzazione; venuto meno il ruolo centrale delle industrie si è cercato di reinventare un intero territorio. Torino ha trovato la sua strada nel turismo, Ivrea e il territorio canavesano, se pur con notevoli differenze, stanno provando ad imitare quel modello.
Ma con quali risultati?
Come recitava una vecchia pubblicità, “l’ottimismo è il profumo della vita” e i promotori di eventi in grado di attrarre turisti guardano sempre con ottimismo i loro traguardi. L’Associazione Storico Carnevale d’Ivrea ha annunciato, nel febbraio di quest’anno, 130 mila presenze nei giorni del Carnevale e anche la recente collaborazione con il Salone del Libro di Torino ha suscitato orgoglio, come dimostrano le parole di Elisa Gusta, consigliera della Fondazione: «Ho partecipato ai primi due giorni del Salone e ho potuto constatare un grande movimento di visitatori e un clima davvero effervescente. Il nostro Carnevale è sì un’eccellenza del Canavese ma ha una portata internazionale che ben si sposa con il pubblico eterogeneo che ha visitato il Lingotto».
Avere un pensiero positivo è importante, ma anche non perdersi dietro ai festeggiamenti gioca il suo ruolo.
Il 5 aprile 2017 sono stati presentati i dati dell’Osservatorio Regionale del Turismo con i numeri relativi ai singoli comuni della Regione. Tra questi c’è anche Ivrea, ma per poter capire meglio l’andamento turistico del 2016 si è ritenuto di dover contestualizzare questo dato prendendo in esame anche gli anni passati.
Nella tabella 1 sono riportati i dati dei rapporti sul turismo dal 2012 al 2016. Ciò che balza subito all’occhio è che rispetto al 2012/2013 si è avuto un netto calo di arrivi e di presenze sul territorio. Il 2014 è stato l’anno peggiore per Ivrea, che dopo quella data ha lentamente cominciato a crescere come visite e come pernottamenti.
La città d’Ivrea sembra essere meta privilegiata da italiani e si può dire che il numero di turisti stranieri non abbia subito grossi cambiamenti dal 2012 ad oggi.
Guardando ai dati dell’ultimo anno non ci sono grosse sorprese: si è registrato un aumento netto di visitatori italiani, ma una sensibile diminuzione di stranieri. I pernottamenti hanno seguito in maniera abbastanza proporzionale questi valori e si può dire che il 2016 si sia concluso in positivo (come un po’ in tutto il piemonte).
Il “tempo medio di permanenza” (T.M.P.) è il rapporto tra il totale delle presenze e il totale degli arrivi e serve ad avere una misura di quanto le persone abbiano deciso di sostare in alberghi, b&b o altre strutture. Rispetto al 2012 i turisti pernottano per meno tempo: dal valore di 3,35 si è scesi a 2,03.
Qualche considerazione, infine
I dati dell’ultimo anno segnalano un trend per la città d’Ivrea positivo. Il numero di visitatori è in aumento e la voglia di far arrivare nuovi turisti è dimostrata da diverse iniziative ed eventi di richiamo non solo nazionale, ma anche internazionale: si pensi alla Grande Invasione, alla Battaglia delle Arance (ora anche al Salone del Libro), alla candidatura Unesco, ai mondiali di Canoa o alle velate ipotesi di rilancio del Castello d’Ivrea (per ora solo abbozzate). Guardando oltre i confini della città dalle rosse torri la scommessa sul turismo trova il suo emblema nella recente valorizzazione del Castello di Parella, punto di raccolta delle “eccellenze” canavesane e polo attrattivo di un turismo più facoltoso. Tutto questo senza dimenticare lo sforzo fatto da diverse associazioni e soggetti per promuovere un turismo sportivo, paesaggistico, ambientale o enogastronomico più diffuso e non polarizzato in un’unica struttura.
Il turismo è oggi uno dei cavalli di battaglia su cui amministrazioni, imprese e associazioni hanno deciso di puntare, certe che questa dimensione riserbi dei buoni margini di guadagno tutt’ora inespressi pienamente. I dati parlano per numeri, ma non aiutano a capire la qualità del turismo, né tanto meno la ricaduta, sia in termini economici che di benessere, per l’intero territorio.
Andrea Bertolino