Guerra in Ucraina: per non essere sommersi dalle sole emozioni

Guerra in Ucraina, contributi per orientarsi e comprendere cosa fare e cosa non fare

“In guerra, la verità è la prima vittima”, osservava Eschilo 25 secoli fa. Forse non è la prima vittima (perché prima ci sono persone in carne ed ossa, civili o militari che siano), ma certo la verità (che necessita della maggiore conoscenza possibile di quanto è accaduto prima e di quanto accade ora) è tra le prime. E chi la cerca o semplicemente prova a ragionare, viene schiacciato nella logica “amico o nemico”. Una logica ormai dominante da tempo, determinata dalla comunicazione ultrasemplificata di questa epoca, ma che in guerra diventa totalizzante.
Logica riproposta prepotentemente dal profluvio di parole ed emozioni copiosamente riversate da televisioni, radio, giornali e social media che, salvo rare eccezioni, poco o niente contribuiscono a capire come si sia arrivati alle soglie di una nuova e ultima guerra mondiale e come si possa ora cercare di costruire una pace.
Una situazione drammatica per gli ucraini e grave e pericolosa per l’Europa e per il mondo intero, alla quale si arriva a rispondere “gettando benzina sul fuoco” con l’invio di altre armi all’Ucraina. Armi che (a causa della enorme sproporzione delle forze, non essendo immaginabile, a detta di tutti gli analisti, una vittoria ucraina sull’esercito russo) potranno avere solo l’effetto di rendere più sanguinoso il conflitto (e, ovviamente, far fare affari ai produttori e trafficanti di armi).
Una scelta, questa dell’invio delle armi, avanzata dall’Unione Europea e fatta propria dal governo italiano, con l’approvazione di oltre il 95% dei parlamentari. Un 95% che conferma la distanza esistente tra la società e i suoi rappresentanti.
Mentre l’informazione mainstream è allineata con le scelte del governo e i salotti televisivi ospitano (oltre ai soliti tuttologi, ora con l’elmetto in testa) esperti che dispensano le loro opinioni, risulta difficile orientarsi e comprendere cosa è bene fare e cosa no. Intanto l’unica “strategia” della propaganda per far cessare il conflitto sembra essere quella di sperare che il “pazzo criminale Putin” sia fatto fuori dai suoi sodali.
Nonostante ciò, sono molte e qualificate le riflessioni che, partendo dall’inaccettabilità dell’aggressione russa all’Ucraina, attraverso l’analisi delle cause e degli errori che hanno portato a questa situazione, cercano di costruire la possibilità di una pace. Qui di seguito ne segnaliamo alcune.

Cominciamo, per ragioni di affetto e di vicinanza, dalle parole del nostro vescovo emerito Bettazzi che, intervistato al TG regionale del 2 marzo, ricorda che «(…) la Nato era l’organizzazione dell’Occidente contro l’organizzazione bolscevica, comunista. Caduta quella doveva cadere anche la Nato. Ecco, dovremmo avere come Europa, questa capacità di dire “noi siamo Europa, la Nato è una cosa vecchia” (…)».
Per un quadro d’insieme e una recente cronologia dei fatti, può essere utile Ucraina, il perché della crisi di David Teurtrie, pubblicato su Le Monde diplomatique di febbraio una settimana prima dell’invasione russa.
All’attacco all’ANPI nazionale “rea” di un comunicato dal titoloL’umanità al poteredel 22 febbraio (due giorni prima dell’aggressione all’Ucraina) nel cui testo si fa riferimento anche “all’allargamento della NATO ad est”, risponde il presidente Pagliarulo il 27 febbraio ricordando che “Qualcuno forse dimentica che l’Italia ripudia la guerra”.
Oggetto di pesanti attacchi anche l’intervento di Barbara Spinelli che, sul Fatto Quotidiano del 26 febbraio, scrive di “Una guerra nata da troppe bugie”.
Da segnalare anche due interviste all’ex ambasciatore Sergio Romano che il 23 febbraio propone che «L’Ucraina sia neutrale come la Svizzera» e l’1 marzo suggerisce «Più Europa e meno Nato per depotenziare Putin», così pure Pino Arlacchi interviene oggi sul Fatto Quotidiano sostenendo “Ucraina neutrale, ora la UE si impegni”.
Armi all’Ucraina?” è il titolo di un intervento di Tomaso Montanari, mentre Moni Ovadia scrive di “Orizzonti senza guerra” e in un’intervista Alex Zanotelli avverte che “E’ una follia mandare fucili, non ci resterà che l’inverno nucleare”. Così Patrizia Dallara della Cgil: “Non armiamo la pace”.
L’Occidente capitalistico, ha sempre sofferto di strabismo: vede ciò che fa comodo e ignora ciò che non fa comodo” spiega in un’intervista il prof. Angelo D’Orsi ed Emiliano Brancaccio sostiene che “Un nuovo ‘whatever it takes’ per salvare la pace in Europa è possibile”.
Sugli scenari futuri David Harvey illustra perché “L’invasione russa segna una svolta nell’ordine mondiale” e Vincenzo Comito prevede per “Russia-Cina, un matrimonio di convenienza”.
Sugli effetti della logica di guerra e le scemenze che genera, da segnalare Michele Serra con “La guerra è orribile anche perché è il trionfo della semplificazione”, Luciano Canfora con Pensiero critico: nessuno è più intollerante dei liberali” e Alberto Olivetti con “Chajkovskij, Puškin, Dostojevskij, Iannantuoni, Sala”.
Punti di osservazione diversi, quello femminista di Lea Melandri che scrive di “Virilità guerriera” e l’appello del femminismo russo “Fermare la guerra di Putin, la lettura come “crisi psicotica del cervello bianco” che Franco Berardi Bifo fa con “Guerra e demenza senile” e la riflessione di Wu Ming “Sul virus del militarismo”.
Infine sulle mobilitazioni del pacifismo, da segnalare Il risveglio della ‘quarta potenza mondiale’” di Tonino Perna, “Per un cessate il fuoco non solo temporaneo” di Giulio Marcon, “In piazza contro chi fa la guerra” di Marco Bersani, Il realismo dei pacifisti contro il machiavellismo della politica” di Tomaso Montanari e l’Appello dei pacifisti tedeschi: “Giù le armi!”.

 
A cura di ƒz