Guardare in faccia l’immigrazione

La mostra Popoli in movimento aperta al Museo Civico Garda di Ivrea fino al 20 luglio

Con una meritoria iniziativa il SAI (Sistema Accoglienza Immigrazione) del Comune di Ivrea in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato ha organizzato la presenza ad Ivrea di Saverio Tommasi e Francesco Malavolta, autori del Libro Troppo neri, edito da Feltrinelli, e la mostra Popoli in movimento con le fotografie dello Stesso Malavolta.
Come scrive Tommasi nelle prime pagine del libro “Scrivere un libro d’immigrazione è, fondamentalmente, un suicidio letterario: se stai leggendo queste righe sei un sopravvissuto. Sei un superstite al disinteresse, uno di quei pochi con l’udito così fine da sentire le grida in mare anche se abiti a mille chilometri di distanza. Sono cose che si sentono dentro, queste. E se sei qui, forse, le hai udite anche tu.”
Siamo infatti bombardati da notizie sull’immigrazione e soprattutto da resoconti giornalieri sul numero di arrivi, di naufragi, di morti, di salvataggi effettuati o impediti, di sequestri, di scomparsi. Numeri che spesso sono fuorvianti perchè dimenticano il contesto. Non ci dicono per esempio, come ci ha ricordato Malavolta, che l’87% dei 120 milioni di migranti è diretto non verso l’occidente ma verso i paesi vicini, paesi anche loro a bassissimo reddito.  Soprattutto tutti questi numeri, oltre alla assuefazione, ci nascondono le facce, le vite, le storie delle persone, persone semplicemente più sfortunate di noi.
Tommasi in Troppo neri più che di numeri ci riporta queste storie o microstorie che parlano di mamme, di amici, di figli, di speranze, di lavoro e di cibo, di numeri di telefono e di incredibili traversie prima di arrivare a un passo dalla morte.
Alcuni capitoli sono illustrati dalle foto di Francesco Malavolta, anche esposte nella mostra, un fotogiornalista che ha dedicato gli ultimi vent’anni alla documentazione dei flussi migratori, non solo via mare ma anche via terra, attraverso la via balcanica e non solo.
NERO
Il mare non è blu, non lo è mai stato. Noi lo percepiamo così perché lo vediamo quasi sempre di giorno, ma il mare non è azzurro, se vi hanno detto così vi hanno fregato. Il mare ci appare blu grazie alla luce del sole, ma non è un riflesso del cielo. Il colore del mare è una questione di assorbimento della luce e di quantità d’acqua, per questo più si va in profondità e più il colore blu diventa scuro. In un bicchiere, invece, c’è troppa poca acqua per riuscire ad assorbire le varie lunghezze d’onda e quindi noi continuiamo a vederla trasparente. Il mare, di notte, è nero. Di notte è quando salpano le barche, i barconi e i barchini. La maggioranza delle persone che parte non ha confidenza né con il nuoto né con il mare, e molti di loro è la prima volta che lo vedono, e lo vedono nero.

 

TRAMEZZO
L’Europa oggi è piena di muri. Nel 1990 i muri in Europa non esistevano, nel 2014 arrivavano a 215 chilometri, nel 2022 i chilometri sono diventati 2048 e in questo momento, mentre leggete, qualcuno sta tirando su altri muri, in varie parti del mondo. Perché è sempre più facile erigere un muro che abbatterne uno, che in ogni caso lascerà sempre dei detriti lunghi generazioni. Al confine Grecia-Macedonia 5000 persone cercano di passare: pensate a 5000 persone che si tengono la mano, ma perché le mani?
Perché tenevano la fila. Quel filo spinato si apriva una volta al giorno per far passare 200/300 persone ogni volta. E loro aspettavano il turno come fossero dal fruttivendolo, o in pasticceria. Come se ci fosse un numerino e poi qualcuno li avrebbe ascoltati, e serviti. Avevano rispetto della fila perché avevano rispetto degli altri. Ognuno di loro conosceva le sofferenze dei vicini, perché erano anche i propri patimenti, senza necessità di raccontarli perché comunque sono sempre gli stessi, sono i dolori di uno strappo. Per questo quel giorno nessuno tentava di sopravanzare, e tutti insieme si tenevano la mano.

La mostra esposta al Museo Garda comprende foto fatte nel Mar Egeo, Serbia, Macedonia, Bosnia, Italia, Grecia, Croazia, Sud Sudan, Etiopia, Libano. Sono immagini molto toccanti ma certamente il racconto fatto da Malavolta, durante la inaugurazione, su ciascuna di esse ne disvela le particolarità nascoste, a cominciare da quella utilizzata come copertina del libro Troppo neri, una semplice mano appesa a un appiglio. Quella foto è stata l’unica che il fotografo, imbarcatosi insieme ai migranti, è riuscito a scattare in tutta la traversata data la enorme compressione delle persone ammassate sulla barca.
Una foto scattata a Lampedusa nel 2013 fatica a contenere le 368 bare allineate nel piccolo aeroporto dell’isola e per tre giorni ai giornalisti non era stato permesso avvicinarsi per documentare. Una immagine scattata all’isola di Lesbo in Grecia è costata a Malavolta il divieto di tornare in Grecia per più di un anno, dato che documentava il tragici metodi della Guardia costiera greca che per impedire gli arrivi, bucavano a forza i gommoni incuranti delle persone. Quella volta sono strati costretti a trarli in salvo.
In mancanza di didascalie sotto le fotografie i visitatori possono utilizzare un libretto a disposizione con le spiegazioni di tutte le immagini e, se questo penalizza un po’ la visione visto il formato non molto grande, facilita però la fruizione futura di questa mostra che, acquistata dal Comune di Ivrea, verrà fatta circolare dal prossimo anno scolastico nelle scuole e altri contesti che ne faranno richiesta.

Francesco Curzio