Nata e cresciuta in una famiglia di rigatini (o gobbi) ho capito fin da piccola che quegli uomini che giocavano a calcio in pigiama non mi piacevano per niente e ho cominciato a seguire soltanto il ciclismo. Poi, un giorno ho capito che, se al mio segno zodiacale avevano intitolato una squadra di calcio, non potevo che tifarla. E ho cominciato a soffrire, tanto, e a gioire, poco, ma con che gioia!
Poi, nel mondo del calcio, è apparso Lui ed è stato un colpo di fulmine. Quel piccoletto col baricentro basso (e Gianni Brera ha sempre sostenuto che fossero i migliori attaccanti, quelli che continuano a correre anche quando li butti per terra), con quel sorriso da monello e quegli occhi ridenti, quei giochi incredibili con il pallone e quei gol strepitosi, che al suo arrivo a Napoli ha riempito con 80 000 persone lo stadio, soltanto per vederlo, per poter dire “Io ero lì, quel giorno” ho capito che c’era qualche cosa di speciale, di mai visto.
Granata lo ero già e lo rimarrò per sempre ma, da allora, la mia seconda squadra è il Napoli. Oggi, aprendo internet ho letto che è morto. Che immensa tristezza, ho guardato tutti i video sui siti dei giornali e ho esultato ai suoi incredibili gol, a quella scuola del calcio che è stato il gol all’Inghilterra nel Mondiale del 1986 in Messico.
Maradona è stato e rimarrà il migliore, il re del calcio, Il Coppi del pallone. Ha fatto innamorare un’intera città e milioni di persone in tutto il mondo. Nato a Lanus, una povera città di Gran Buenos Aires, da lì è partito per conquistare il mondo, con i gol, con una vita spericolata, scandalizzando tanti ma facendosi amare da tantissimi. Chi ama veramente il calcio, oggi non può non sentirsi in lutto, chi ha amato Diego non può pensare ad altro che a ringraziarlo, per esserci stato e averci regalato emozioni incredibili. “A mi jugar el futbol me da una paz única” ha scritto Maradona nella sua autobiografia (la prima cosa che ho comprato in Argentina nel 2000), a noi vederlo giocare una gioia immensa. Non lo dimenticheremo mai, continueremo a parlare di lui e a ringraziarlo per averci fatto vedere cose mai viste. Grazie, Diego!
Gabriella Bona