Intervista a un giovane ambientalista locale per avviare “dal sociale” il dibattito pubblico in vista le elezioni comunali ad Ivrea del prossimo anno
Con l’avvicinarsi della fine del mandato elettorale della giunta Sertoli sui giornali del territorio è cominciato il consueto rito pre-elettorale d’interviste ai principali esponenti politici cittadini. La politica locale si sta già muovendo per capire come presentarsi alla prossima tornata elettorale. I partiti di maggioranza (Lega, Forza Italia e, probabilmente, Fratelli d’Italia) stanno riflettendo sulla scelta del candidato sindaco (trascurando i programmi elettorali, pressoché inesistenti già nel 2018); una scelta che fino a poche settimane fa appariva scontata, ovvero “sposare” una linea di continuità riproponendo la candidatura unitaria di Sertoli, ma che dopo l’elezione del Presidente della Repubblica ha fatto sorgere dubbi e malumori, aprendo così alla possibilità dei partiti di maggioranza di presentarsi divisi e con più candidati.
Sul fronte delle minoranze sembra, invece, possibile (e tale possibilità è già un fatto straordinario) che si determini una certa unità d’intenti.
Come ogni tornata elettorale le alleanze politiche vengono condizionate dalle dichiarazioni di consiglieri comunali, segretari di partito, membri di associazioni locali, imprenditori o personaggi influenti e ogni parola viene tendenzialmente soppesata con cura dagli intervistati; ma una categoria di persone che a Ivrea non viene mai presa in considerazione è quella dei giovani.
Il rapporto tra le nuove generazioni e la politica è un annoso problema, sul nostro territorio come sul piano nazionale. I giovani non partecipano attivamente nei partiti, si sbilanciano raramente nel dibattito pubblico (se non attraverso i social network) e preferiscono aderire ad associazioni impegnate nella società civile che paiano il più possibile “neutre”.
Nel tentativo di alimentare il dibattito pubblico e aggiungere alle voci già conosciute anche quelle di giovani impegnati nell’eporediese abbiamo intervistato Simone Eusebio Bergò appartenente a Fridays For Future, iscritto a Legambiente e membro dell’AIB di Chiaverano.
Simone, non ci risulta che tu sia iscritto ad alcun partito, ma aderisci a diverse associazioni. Da cosa nasce questa tua “militanza” in ambito ambientale?
La mia “militanza” in campo ambientale nasce da una presa di coscienza durante gli anni dell’adolescenza, frutto forse anche dell’educazione familiare, dei danni che negli ultimi due secoli l’uomo ha causato all’ambiente. Ho riconosciuto allora in quella della tutela dell’ambiente e della sostenibilità una sfida esistenziale e che infatti sta diventando sempre più centrale nella società umana di oggi.
Come gruppo locale di Fridays For Future nel gennaio 2020 avete presentato una mozione in consiglio comunale d’Ivrea per chiedere che venisse dichiarata l’emergenza climatica. Al di là delle richieste presentate, il valore forte di quella mozione è stato “farsi dire di no” dalla maggioranza consigliare, smascherando così il finto ambientalismo delle destre cittadine. Credi che questo incontro tra movimenti dal basso e politica istituzionale possa essere efficace per le future sfide ambientali, anche in una realtà di provincia come Ivrea?
Non nascondo che in quei giorni avevo anche creduto che la mozione potesse essere approvata. Avevamo raccolto un notevole sostegno dai firmatari della petizione e le dichiarazioni dei nostri interlocutori della maggioranza comunale lasciavano trasparire che ci fosse un’unità di intenti. Poi invece la mozione si è arenata su posizioni complottiste, addirittura di negazione dell’esistenza del nesso tra attività umane e cambiamento climatico. Quindi ad oggi sono d’accordo che è stato meglio farci dire di no smascherando il loro finto ambientalismo rispetto a far approvare la mozione e farla cadere nel nulla come invece, vuoi per incapacità o mancanza di mezzi, è stato fatto da altre amministrazioni a prescindere dallo schieramento politico.
Sì, credo che l’incontro tra i movimenti dal basso e la politica sia fondamentale per ogni genere di sfida, e ancor di più per quelle ambientale. Ciò permette di colmare il divario tra politica e persone che può essere presente anche nei piccoli territori. Ma soprattutto trovo importante il confronto tra generazioni, tra gli adulti che dominano la politica e i ragazzi che compongono i movimenti dal basso. Oggi ci troviamo nella situazione paradossale in cui la generazione dei nostri genitori sta consegnando a noi un mondo in condizioni peggiori di quello che hanno ereditato e ciò renderà più difficili e precarie le nostre vite in futuro. Se così fosse ciò traccerebbe un bilancio nettamente negativo sull’operato della loro generazione. Ma non tutto è perduto, perché c’è ancora la possibilità di provare a rimediare seppur con pochissimo tempo a disposizione.
Uno degli strumenti per ridurre il più possibile l’aumento delle temperature passa attraverso un minor utilizzo delle auto private in favore del trasporto pubblico. Famiglie, studenti e pendolari denunciano da anni una situazione critica su questo fronte ed è notizia di questi giorni l’esposto presentato contro GTT da parte di una sessantina di utenti. Nonostante la situazione appaia grave, nell’ultimo consiglio comunale d’Ivrea l’assessore Balzola ha detto di aver fatto «tutto il possibile in Regione» sul piano dei trasporti. Come credi che si sia mossa la giunta Sertoli?
Personalmente non usufruisco più dei trasporti pubblici di Ivrea e del circondario ormai da 5 anni, da quando ho terminato le scuole superiori. E già allora la situazione non era rosea, con corse che saltavano, mezzi scadenti e tagli progressivi al servizio anno dopo anno. Negli ultimi due anni ho letto molto spesso di disservizi giunti all’estremo, in parte anche a causa del COVID, e parlando con alcuni conoscenti la situazione del trasporto pubblico sembra molto peggiorata da quando ero anch’io utente di GTT a Ivrea. Lo stesso vale per Trenitalia con cui ho viaggiato come pendolare negli ultimi anni. Credo quindi che la giunta non sia riuscita a farsi valere a sufficienza in regione sul tema dei trasporti. Ma credo anche che il grosso della colpa sia in capo alle società come GTT e Trenitalia. Questo è un peccato perché la mobilità pubblica potrebbe essere molto migliorata sia per la realtà cittadina che quella più rurale consentendo una migliore vivibilità non solo per gli utenti più giovani che frequentano ancora le scuole ma anche per gli adulti che potrebbero così ridurre l’utilizzo dell’automobile, viaggiando in maniera più efficiente e meno inquinante.
Parliamo del rapporto dei giovani con la politica. Quanta fiducia riponi nei partiti e nella loro capacità di cambiare il corso degli eventi?
Personalmente fin da bambino mi è stata trasmessa una pessima opinione della politica, frutto delle burrascose vicende che hanno caratterizzato l’Italia negli ultimi vent’anni insieme alla crisi del 2011. Però nel tempo, interessandomi alle sfide della società, ho scoperto l’importanza che ha la politica se viene ben condotta. Ad oggi per la mia breve esperienza come elettore ho una moderata fiducia nei partiti. Spesso il mio entusiasmo si è scontrato con l’amara realtà che non necessariamente un politico con delle buone idee e valori è anche un buon amministratore, e la mancanza di esperienza e competenze può portare a cattivi risultati, soprattutto quando si affrontano materie più tecniche.
Si può dire che la partecipazione dei giovani al dibattito politico locale sia estremamente scarsa se non addirittura inesistente. L’intervento dei giovani in politica ha storicamente svolto un ruolo di rottura, talvolta irrazionale, ma utile per “rimescolare le carte” e alimentare il dibattito, il confronto e, spesso, il conflitto. L’esempio delle scuole occupate nel Torinese ne è un esempio recente. Non credi che come giovani dovremmo irrompere nel dibattito locale e intervenire con maggior costanza?
Si credo che noi giovani dovremmo farci sentire di più ed essere maggiormente propositivi. Ma so anche che spesso non conosciamo i mezzi con cui farci sentire dal mondo della politica oltre a percepirlo come qualcosa di distante. Bisognerebbe quindi stringere un legame più forte tra giovani e politica, comunicare di più tra generazioni. Perché alla fine il politico di oggi deve lavorare per i giovani che saranno gli adulti di domani.
Andrea Bertolino